Due ragazzi su dieci in Italia di P.A. La Tecnica della Scuola, 3.9.2012 52 mila ragazzi iscritti a una scuola secondaria hanno abbandonato durante l'anno scolastico: 28.800 si sono trasferiti e poi lasciato; 2.200 ritirati; 3.600 abbandonato; 1.500 senza motivazione. I picchi nelle regioni del Sud: solo in Sicilia oltre 16.600 studenti su 256 mila frequentanti non hanno proseguito gli studi, in Campania sono stati 8.790 su 327 mila studenti, in Puglia 4.127 su 214 mila, in Calabria 2.187 su 102 mila. Se si considera tuttavia solo il fenomeno dell’entrata a scuola e il successivo abbandono la percentuale non appare così drammatica visto che solo il 2% della media totale sui 2 milioni e mezzo di studenti lascia l’istruzione, se però si considera la percentuale dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni che, dopo aver conseguito la licenza media, non ha né un diploma né una qualifica professionale e non frequentano corsi scolastici o altre attività formative, arriviamo al 18,8% tra il 2004 e il 2010 (più uomini, 22% che donne, 15,4%), molto sopra la media europea del 14,1%, con un Sud indietro (22,3%) rispetto al Centro-nord (16,2%): le regioni più virtuose Umbria (13,4%), Emilia Romagna (14,9%), Veneto (16%), le maglie nere in Sardegna (23,9%), Campania (23%)e Sicilia (26%), dove almeno un giovane su quattro non porta a termine un percorso di formazione dopo la scuola media. Riporta il Corriere che i picchi incredibili non sono solo nelle aree degradate del Sud (a Scampia 41 ragazzi su 100 non proseguono gli studi), ma anche nelle periferie di Milano, Verona, Torino, Bolzano. Perché c'è un altro fenomeno trasversale alla geografia del Paese, testimoniato dal rapporto della commissione povertà 2008: sono il degrado sociale, l'indigenza, ad allontanare i ragazzi dalla scuola, e quindi sono gli studenti dei quartieri più difficili quelli che avrebbero bisogno di aiuto, allo Zen di Palermo come a Porta Palazzo a Torino, per capirci. Per Maria Grazia Nardiello, capo dipartimento del ministero dell'Istruzione: “Dove la formazione professionale funziona davvero, come in Veneto, la dispersione è quasi inesistente I ragazzi hanno bisogno di avere a che fare con l'esperienza diretta del mondo, con la pratica: mentre in Italia c'è una cultura troppo classica, tutti scelgono il liceo senza considerare seriamente le alternative. E le alternative, cioè gli istituti tecnici, quelli professionali, l'apprendistato, la formazione professionale, spesso neanche sono presenti sul territorio. Se seguissimo l'esempio della Germania, dove la formazione diversa da quella umanistica viene valorizzata, potremmo migliorare decisamente il livello generale di crescita del Paese”. |