Ora di religione: una mossa di
Profumo di P.A. La Tecnica della Scuola, 27.9.2012 Secondo un quotato giornale, una proposta, seppure ritirata, così cara alla sinistra, sempre sensibile ai temi dell’integrazione, sarebbe la evidente dichiarazione amorosa del ministro Profumo di scendere in campo nelle prossime elezioni tra le fila del Pd. Una cartuccia dunque, quella sull’ora di religione, e che ha tenuto in agitazione tellurica politici, intellettuali, vescovi e pure la casalinga di Voghera, sparata “ad usum delphini da Profumo; un ammiccamento alla sinistra per dire: sono uno di voi e se mi chiamate corro. E Secondo questi osservatori della politica e dei suoi movimenti sotterranei, tutti gli indizi portano a Roma e al Parlamento dove il ministro “tecnico” vorrebbe andare con il voto dei cittadini. Ma quali sarebbero questi indizi-prove? Intanto, secondo questi osservatori, l’uscita dell'altro ieri, sulla necessità appunto di superare l'ora di religione nella scuola, era così fredda e decontestualizzata, perché era al Quirinale per inaugurare l’anno scolastico, da fare subito capire che “ai nastri di partenza delle prossime elezioni politiche, nella primavera 2013, ci sarebbe volentieri anche lui.” Chi ha dunque orecchie da intendere, intenda, mentre l’amore fra Profumo e il Pd potrebbe essere “un matrimonio dopo un lungo fidanzamento che, come tutte le relazioni, ha avuto i suoi alti e bassi.” Infatti nel 2010 doveva essere lui, secondo quanto leggiamo, il candidato sindaco di Torno dopo Chiamparino e addirittura il Pd ne avrebbe fatto il candidato ufficiale alle primarie di coalizione che avrebbero condotto poi al voto del maggio di una anno fa. Sennonché il partito scelse di candidare Piero Fassino, già segretario Ds e già ministro, e tutto cadde lì. Il rettore sarebbe stato “lesto a mollare senza polemiche anche se un po' d'amarezza se la concesse nella lettera in cui rinunciava alla candidatura: «Sarebbe stato opportuno ascoltare di più le istanze dei cittadini e ricordare che dovremo scegliere chi amministrerà la nostra città e non i nostri politici da inviare a Roma». Il mistero della dichiarazione “fallace” dunque si spiegherebbe in questo modo, comprese le chiarificazioni del ministro e incluse pure le critiche anche aspre piovute soprattutto dalle nuvole agitate di Giuseppe Fioroni e Francesca Puglisi i quali entrambi, forse, starebbero posizionando il capello da gettare sopra qualche poltrona che non vorrebbero trovare già occupata da tecnici del Politecnico. Fantapolitica? Chissà. A noi è vento in mente quel bellissimo libro: Belinguer e il professore, di autore anonimo che lo immaginò il Pci al governo. |