Lettera aperta al ministro Profumo
e al ministro Fornero

Laura Cherubini La Tecnica della Scuola, 11.9.2012

Gentile Ministro Profumo,

Gentile Ministro Fornero,

Mi chiamo Laura Cherubini, vivo in provincia di Siena, ho trentadue anni, lavoro come precaria nella scuola e nell’università dai venticinque e appartengo alla famigerata categoria di coloro che, avendo sospeso la frequenza della SSIS per motivi di studio (Dottorato di Ricerca) secondo la normativa vigente, ne sono rimasti fuori e attendono da quattro anni di potersi iscrivere al nuovo Tirocinio Formativo Attivo, in partenza nei prossimi mesi, per conseguire l’abilitazione all’insegnamento nella scuola italiana. Ma oggi, oltre ed insieme a tutto ciò, sono anche una donna incinta al sesto mese di gravidanza.

Come tale, vorrei farVi appello perché venga affrontato un problema che segnalo da mesi a organizzazioni sindacali, uffici competenti degli Atenei e docenti organizzatori dei tirocini, senza ricevere di fatto alcuna risposta concreta: un tema delicato e importante sul quale ad oggi - ci informano i sindacati - il MIUR non pare aver dato indicazioni. La questione, che espongo di seguito, interessa direttamente molte donne nella mia stessa condizione, in attesa di iscriversi al TFA nel caso in cui superino il concorso di accesso o di entrarvi come soprannumerarie in virtù del concorso SSIS vinto e congelato anni fa; ma indirettamente, credo sia condivisibile anche da parte di chi non sta vivendo una gravidanza sulla propria pelle.

Tra i circa centocinquantamila cittadini italiani alla ricerca di un lavoro, infatti, non una sola donna incinta si è presentata al concorso di ammissione ai tanto attesi tirocinii, pagando tasse di iscrizione significative per le proprie tasche e possibilmente riuscendo a superarli. Queste donne – queste persone – si stanno chiedendo se valga la pena di andare avanti con le prove scritte previste dal concorso ed eventualmente con un’iscrizione che costerà loro una cifra compresa fra gli oltre duemila e gli oltre tremila euro, poiché manca loro un’informazione fondamentale. Cosa prevede il TFA, con le sue quattrocentosettantacinque ore di tirocinio nella scuola pubblica italiana e ulteriori ore di laboratori pedagogico-didattici nelle Università, nel caso particolare in cui la frequentante sia in situazione di gravidanza/parto/maternità?

Dispiace profondamente dover constatare che, con il concorso di ammissione in fase di svolgimento e a pochi mesi da un’iscrizione che risulterà guadagnata in forza di un concorso pubblico finalizzato al reclutamento per un impiego statale – un percorso per di più così accidentato e trascinato negli anni –, la normativa ministeriale non abbia ancora fornito indicazioni né chiarimenti. Come aspiranti docenti e come cittadine italiane abbiamo infatti il diritto di sapere prima dell’iscrizione quali misure verranno prese affinché una donna che si trovi a frequentare il TFA in situazioni di gravidanza, parto, maternità ed allattamento, sia messa in condizioni di conseguire l’abilitazione come gli altri suoi pari, maschi e femmine che avranno superato il concorso di accesso come lei: senza, si badi bene, che la questione sia risolta con quel genere di sospensione (da me già sperimentata con le SSIS, chiuse ormai da quattro anni pagati duramente sul piano professionale e personale) che, in caso di nuove fasi di stallo e ulteriori cambi di normativa, metterebbero a rischio il completamento del percorso abilitante dopo anni di attesa.

A concorso del TFA superato, in uno Stato civile quale è l’Italia, non sarebbe certo accettabile che si precludesse a una donna la possibilità di abilitarsi perché ha difficoltà a frequentare come gli altri, dal momento che ha una gravidanza magari problematica, si trova in sala parto, o ha a casa un neonato da allattare ogni tre ore. Basterebbe aumentare (certo in percentuale credibile e umana) il numero massimo di assenze normalmente consentite nella frequenza, nel caso in cui sussistano situazioni speciali e causa di forza maggiore, quali sono a pieno titolo gravidanza/maternità o gravi malattie. La mia richiesta di chiarimenti ha trovato ospitalità ed interventi di condivisione attraverso voci competenti quali i siti di Tecnica della Scuola ed Orizzonte Scuola: ma mi appello per primi a Voi, gentili Ministri, affinché in un Paese che si occupa dei diritti delle donne, di tutela della maternità e di pari opportunità, la normativa relativa al Tirocinio Formativo Attivo affronti in maniera chiara e congrua l’argomento. E lo faccio, anzitutto, credendo fermamente negli articoli 1 e 3 della nostra Costituzione, i quali affermano rispettivamente che “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, e che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Con la speranza di trovare ascolto nelle decisioni che prenderete per noi, Vi porgo i miei più cordiali saluti.

 

Laura Cherubini