Alba tragica

Sandro Mattiazzi, 9.9.2012

Il gioco sembra essere sempre lo stesso: quando le Società iniziano ad assorbire anche da un punto di vista culturale quelle istanze, quelle visioni di vita le quali pongono al centro l’uomo con i propri bisogni, le proprie esigenze materiali, intelletive e “spirituali” ecco che, fatalmente, esplodono le devastanti Crisi; quegli spettacolari processi economici, cioè, i quali possiedono la caratteristica di riportare all’indietro: mettono in discussione e frantumano conquiste sociali che oramai parevano indiscutibili poiché codificate nella pratica quotidiana.

In maniera succinta ed estremamente semplificata la Crisi Economica riconduce ad una condizione di base:

“IO POSSEGGO IL CAPITALE E LO GESTISCO COME MI PARE: SE USO QUESTO CAPITALE PER CHIUDERE O SPOSTARE O DELOCALIZZARE FABBRICHE, SE PONGO (COME FOSSE UN GIOCO DELL’OCA) UNA CASELLA DI STOP ALLA LIQUIDITA’ O ALLA PRODUTTIVITA’ , SUCCEDE CHE MOLTISSIMI RIMARRANNO CON NULLA O QUASI; PER RIPRENDERE LA PARTITA (SEMPRE RIFERENDOMI AL GIOCO DELL’OCA) DOVRANNO CAMBIARE REGOLE E CONDIZIONI.”

Più o meno suonerebbe così l’ipotetico ragionamento raccontato del Capitalista (inteso come Multinazionale): invece il racconto è nascosto tra le oscillazioni dei mercati, tra le trappole delle agenzie di valutazione, tra le altalene dello spread, tra le triple A o le doppie B indici della credibilità economica dei Paesi che con il fiato sospeso debbono sperare che, in quel momento almeno, i propri interessi coincidano  con gli Interessi Superiori; ancora un gioco quello del Monopoli, un gioco dove già si conoscono i vincenti al massimo si può puntare ad indovinare quali saranno i prossimi perdenti. Intelligenza, Abilità, Intuizione vengono sostituite dal Potere, dalla banale e primitiva forza del Potere: quel Potere che crea e frantuma con la medesima velocità fortune e sfortune dipendentemente dalle “esigenze” che il Guadagno “impone” in quel momento.

E attraverso questa logica vengono vanificati anni e decenni di fatiche, anni e decenni di evoluzione, anni e decenni di Conquiste e non si vuol dare a questo vocabolo, naturalmente, una accezione legata alle sole conquiste salariali. Le crisi Economiche comportano il ritorno al Silenzio su tematiche quali il Tempo Libero come essenziale componente della vita e della individuale ricerca di vita, ritorno al Silenzio Culturale, ritorno al Silenzio verso diritti minimi quale quello di un lavoro dignitoso che, possibilmente, possa arricchire la persona.

La Crisi porta a parlar solo di lavoro o più esattamente di mancanza di lavoro; ciò che conta è trovar lavoro, qualsiasi lavoro in qualsiasi luogo; si è disposti ad accettare condizioni che fino a poco tempo fa erano ritenute inaccettabili; il lavoro a tempo determinato è vissuto come il massimo obiettivo raggiungibile; non ci sono più speranze; per il lavoro (in un clima di esasperazioni e di disperazione) ci si incatena, ci si tagliano le vene, ci si imbestialisce; si ritorna all’elemosina, all’accattonaggio per ottenere un lavoro. Per ottenere quello che era e rimane (nonostante tutto) un diritto, un diritto che non può prescindere dalla dignità della persona.

Nella Crisi attuale il primo banco di prova è stata la Grecia, economia debole all’interno di una Unione Europea spezzettata, disunita e caratterizzata da forti nazionalismi politico/economici come già l’antropologa Ida Magli aveva “profetizzato” nel suo ancor oggi interessante volumetto -Europa Contro- edito nei tascabili Bompiani  anni or sono.

La Grecia quindi, situazione perfetta per sperimentare il primo pilotato trauma economico-sociale; in un attimo i lavoratori greci (non tutti i greci) si son ritrovati spinti all’indietro nel tempo: fagocitati dalla povertà e dall’incubo per un futuro molto diverso da quello che avevano immaginato. E questo improvviso stato di cose cosa ha prodotto? Nulla o molto poco poiché dopo le prime giustificatissime reazioni popolari la maggioranza delle parti sociali maggiormente colpite ha iniziato a raccogliere le briciole rimaste per tentare di vivere solo di quelle.

Il Capitalista (inteso come Multinazionale) ha realizzato ciò che desiderava accadesse: condizioni di investimento a Lui più favorevoli, meno richieste, più concorrenza al ribasso per gli aspiranti al lavoro, disponibilita’ generalizzata ad avere meno garanzie, meno sicurezze; in altri termini il terreno ideale per guadagnare, molto molto di più investendo, molto molto di meno.

E rimanendo in ambito europeo sarebbe un errore pensare che siano Germania e Francia quelle nazioni che tirano le fila, che siano loro le responsabili/beneficiarie della situazione greca e delle altre situazioni che verranno; è vero, loro hanno le economie più forti in Europa; la realtà è però che queste due nazioni hanno gruppi di potere al loro interno maggiormente legati a quelle multinazionali che decidono i destini delle genti: l’Europa comunque all’interno di questa Crisi (indubbiamente globale) è divenuta, in ogni caso privilegiata area di speculazione. Quello che oggi cerca di compiere il Capitalista (inteso come Multinazionale)è di ripristinare uno status antecedente; status antecedente che possiamo collocare(riferendoci a quelli più recenti) nei primi anni cinquanta del secolo scorso quando si arrancava per trovar lavoro che pareva (esattamente come oggi) il massimo delle conquiste: all’interno di questo disegno si collocano i Tagli (in specifico nella situazione italiana) al fine dichiarato di risparmiare su ciò che prima è stato dilapidato, rubato, usato nepotisticamente e senza ritegno da una schiera di dirigenti corrotti ed estremamente corruttibili. Dove tagliare quindi? Su ciò che è essenziale, è ovvio: Sanità, Scuola, Trasporti, Pensioni eccetera eccetera.. In questo modo il quadro si va a completare.

NIENTE LAVORO E NIENTE SERVIZI: esistono le condizioni perché vengano e avvengano stati di massima ricattabilità: è possibile, in questo contesto, (senza colpo ferire)sovvertire regole sociali, costituzioni e quant’altro.

Si potrebbe pensare che questo stato di cose possa innescare meccanismi di rivolta o addirittura di rivoluzione: le rivolte ogni tanto capitano: le rivoluzioni sono sempre più rare ed improbabili: solitamente la maggior parte delle persone tende ad identificare il colpevole con le figure a loro più vicine: partiti sindacati eccetera eccetera.

In realtà stiamo vivendo un periodo di “restaurazione”: il nuovo corso vedrà sicuramente piccoli segni iniziali di miglioramento apparente come una diminuzione del costo della benzina o altro di non troppo rilevante; e con questo si esaurirà tutto l’apparente miglioramento.

Ci apprestiamo a vivere una lunga stagione (si spera) di riconquiste sociali. Qualcuno avrà l’impressione di impegnarsi per obiettivi che, oggi diremmo di retroguardia;  in realtà si dovrà operare all’interno di un dissesto prodotto dal Capitalista (inteso come Multinazionali) per tentare di riprendersi con la “violenza” il “controllo del territorio”.

Potrebbe essere che nei prossimi trent’anni si riesca a recuperare l’idea di individuo libero in una società libera che tende, soprattutto, a promuovere le persone, nel loro pensiero nel loro lavoro nei loro desideri: forse ci eravamo andati vicini, non si può più sapere.

Quello che è indubbio è che stia per sorgere una nuova alba; un’alba tragica, appunto..

 

 

Mestre, settembre 2012

 

Sandro Mattiazzi