Gelmini (Pdl): usiamo i soldi che ci sono intervista a Mariastella Gelmini il Sussidiario 2.10.2012
E' stata presentata il 2 ottobre, su iniziativa della Fondazione Rocca e
dell'Associazione TreeLLLe, la pubblicazione I numeri da cambiare. Scuola,
università e ricerca. L'Italia nel confronto internazionale. Con cadenza periodica, il volume
tenterà di analizzare la situazione della scuola, dell'università e della ricerca, viste "come un continuum, momenti che dovrebbero essere strettamente interconnessi per un buon sistema di istruzione e formazione". Si
tenterà inoltre di fotografare il sistema di istruzione, formazione e ricerca italiano attraverso la raccolta e la selezione di indicatori chiave, da confrontare successivamente con i dati medi europei e con quelli dei Paesi
più avanzati dell'Occidente, con i quali il nostro Paese è chiamato a competere. Ha partecipato alla presentazione anche
l'ex ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, contattata da IlSussidiario.net.
Credo che la Fondazione Rocca e l'Associazione TreeLLLe abbiano un merito importante, cioè quello di offrire i numeri che fotografano la situazione della scuola,
dell'università e della ricerca in Italia. E' poi dato ampio spazio al confronto internazionale: il volume illustra i dati Ocse e quelli europei, mettendo a confronto il sistema italiano con quello degli altri Paesi.
Questo rappresenta senza dubbio un importante aiuto dal punto di vista metodologico. Per troppo tempo il dibattito sulla scuola si
è svolto entro i confini nazionali e in maniera per così dire "provinciale", senza invece analizzare profondamente i punti di forza ma anche quelli di debolezza. Bisogna poi sottolineare che questo volume sfata anche diversi luoghi comuni.
In passato sono stati sprecati fiumi di inchiostro per parlare di classi troppo affollate, di una bassa spesa per studente e del ristretto numero di insegnanti. Basta guardare questi dati per capire invece che, mediamente,
l'Italia investe esattamente come gli altri Paesi europei. Forse meno della Germania, ma solo perché questo Paese contempla anche i finanziamenti privati.
Dicono che non possiamo rinviare il miglioramento della scuola a quando ci saranno
più risorse. Queste sono già importanti ed è necessario ragionare su come investirle al meglio.
Certo. In passato la sinistra mi ha rivolto molte accuse su questi temi, eppure basta dare un'occhiata a questo volume per capire che sono infondate. La media italiana di alunni per classe
è inferiore a quella Ocse, mentre il numero degli insegnanti e quello del personale tecnico-amministrativo sono superiori alla media, a dimostrazione del fatto che i veri problemi italiani non sono questi.
Senza dubbio la
necessità di potenziare e rafforzare il sistema di valutazione, non
visto come elemento punitivo o sanzionatorio, ma come strumento per
valorizzare i bravi insegnanti e dirigenti e per misurare con
trasparenza gli esiti delle risorse investite nella scuola,
nell’università e nella ricerca. Vi è poi la necessità di riformare
il reclutamento: occorre quindi pensare non solo al concorso, ma
anche rivedere la formazione e il reclutamento degli insegnanti.
Infine sarebbe opportuno ragionare su un altro dato negativo.
Giustamente si
riscontra che in Italia ci sono meno laureati rispetto alla media
europea. Questo dato è legato al fatto che negli altri Paesi, in
particolare in Germania, non viene sviluppata solo l’istruzione
tecnica ma anche quella terziaria di tipo B: come titolo di studio
di terzo livello non c’è quindi solo la laurea, ma anche la
qualifica legata all’istituto tecnico superiore. Questo significa
anche favorire l’occupazione, in una sinergia tra impresa e mondo
dell’istruzione.
Troppe volte vediamo
laureati disoccupati quando invece mancano tecnici particolarmente
qualificati. Questo aspetto è colmabile cominciando concretamente a
non ritenere l’istruzione tecnica una formazione di "serie B", e
valorizzando gli istituti tecnici superiori (Its), che io introdussi
quando ero ministro, ma che evidentemente vanno potenziati e
valorizzati.
Esattamente. Non
dobbiamo aspettarci soluzioni miracolose calate dall'alto o ricette
capaci di risolvere all’istante i problemi, ma partire anzitutto da
una conoscenza adeguata dei numeri entro un raffronto
internazionale. Occorre avere un patrimonio comune di conoscenze per
avanzare soluzioni basate non su una lettura distorta dei numeri o
addirittura sul loro ribaltamento, ma sulla conoscenza puntuale del
sistema italiano e di quello europeo. |