Il ritiro di Berlusconi/1. da TuttoscuolaNews, n. 559 29.10.2012 Con il ritiro dalla scena politica di Silvio Berlusconi, almeno come protagonista principale (non, forse, come regista), si chiude con ogni probabilità la stagione della cosiddetta seconda Repubblica, caratterizzata fin dal suo esordio (1994) dalla formazione di coalizioni, sia a destra sia a sinistra, eterogenee e contraddittorie, rese inevitabili però dalla logica bipolarizzante dei sistemi elettorali più o meno maggioritari adottati da allora in sostituzione di quello proporzionale in uso nella prima Repubblica. E non è certamente privo di significato il fatto che dopo le dimissioni dell’ultimo governo Berlusconi (novembre 2011), che di quella logica bipolare è stato l’estremo interprete, la guida dell’esecutivo sia stata affidata a un tecnico come Mario Monti, sostenuto in Parlamento da una maggioranza post-bipolare come quella formata da Pdl, Pd e Udc. Una ‘strana maggioranza’, come è stata definita per sottolinearne l’eterogeneità, anche se a ben vedere altrettanto strane, nel senso di eterogenee, sono state quelle che hanno visto collaborare, di volta in volta, Forza Italia (poi il Pdl) con la Lega e AN da una parte, e i Ds (poi Pd) con Rifondazione comunista e la Margherita dall’altra. Come hanno dimostrato i contrasti interni alle coalizioni alternatesi al governo. La scuola ha pagato un prezzo altissimo alla contraddittorietà dei governi succedutisi nella seconda Repubblica, divisi al proprio interno e uniti solo nel disfare ciò che era stato fatto dal governo precedente, senza mai cercare un punto di incontro terzo, super partes, come pure avevano fatto altri Paesi retti da sistemi maggioritari come gli USA o la Gran Bretagna. Il risultato è stato la diminuzione della spesa per la scuola sul PIL e sul totale della spesa pubblica, una autonomia delle scuole non governata e tendente all’entropia, il fallimento delle riforme più ambiziose (Berlinguer e Moratti), i cattivi risultati dei nostri studenti nelle comparazioni internazionali, il perdurare di fenomeni negativi come il forte tasso di dispersione. Un bilancio negativo che non va ascritto soltanto alle responsabilità di Silvio Berlusconi ma a quelle di un sistema politico e istituzionale che complessivamente non ha funzionato negli ultimi 18 anni. Servirà una terza Repubblica? |