Legge di stabilità/1. da TuttoscuolaNews, n. 555 15.10.2012 Quando, pochi giorni fa, sono cominciate a circolare le prime indiscrezioni sulle misure ‘scolastiche’ della nuova Legge di stabilità (ex Finanziaria), molti hanno pensato a un errore, o alla cattiva interpretazione di un testo ambiguo, o a una provocazione fatta apposta per ritirarla cinque minuti dopo. E invece no. A meno di smentite (convincenti e definitive) da parte del governo e del ministro dell’istruzione, le poche righe con le quali l’orario di servizio dei docenti di scuola secondaria sarebbe innalzato del 33%, da 18 a 24 ore, a parità di stipendio (e con 15 giorni di ferie in più), sembrano proprio far parte del testo originale della bozza. Bisogna aspettare di leggere la relazione tecnica per capire veramente qual è il disegno, ma quanto è circolato non ammette incertezze interpretative: “Dal 10 settembre 2013 l'orario di servizio del personale docente della scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, è di 24 ore settimanali. Nelle sei ore eccedenti l'orario di cattedra il personale docente non di sostegno della scuola secondaria titolare su posto comune è utilizzato per la copertura di spezzoni orario disponibili nell'istituzione scolastica di titolarità e per l'attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo nonché per posti di sostegno, purché in possesso del relativo diploma di specializzazione. Le 24 ore di servizio del personale docente di sostegno sono dedicate interamente ad attività di sostegno”. Se a questo si aggiunge la norma sul periodo di ferie, incrementato di 15 giorni, che devono però essere fruiti “nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative” non c’è dubbio che ci troviamo di fronte al più violento strappo nelle relazioni tra governo e sindacati sulla scuola che si sia verificato in Italia (e forse in Europa Thatcher compresa) nell’intero dopoguerra. |