La Scuola e i doveri di solidarietà della Costituzione La funzione sociale della scuola nei doveri di solidarietà della costituzione di Mariacristina Grazioli Educazione & Scuola 27.10.2012 Premessa Quali rapporti tra Costituzione e Scuola? Partiamo da un interrogativo semplice e per certi versi complesso: l’analisi del rapporto essenziale tra la carta costituzionale italiana e il servizio scolastico di erogazione dell’istruzione. Che la Scuola, intesa come “diritto all’istruzione”, sia costituzionalmente protetta, è noto a tutti. Ma non basta questa asserzione per cogliere il nucleo di tutela essenziale che prevede la norma costituzionale. Occorre approfondire l’argomento in termini più specifici, delineando cosa si intenda per DIRITTO e quale valore abbia oggi il DIRITTO ALL’ISTRUZIONE. Sono pertanto necessarie domande preliminari capaci di portare alla luce l’area di analisi del diritto all’istruzione, individuandone i confini che lo delimitano. La domanda preliminare che ci dobbiamo porre riguarda infatti l’identità strutturante dei Diritti. E’ possibile pensare che esistano solo diritti illimitati? O piuttosto i diritti – per essere tali – sono solo limitati oggettivamente e soggettivamente? Non è forse vero che proprio l’idea stessa di “diritto” rimanda ad una disciplina che, per sua stessa natura, ne delimita e ne circoscrive l’esercitabilità in capo ad uno o più soggetti? E il “dovere di istruzione” – sancito dalla carta costituzionale italiana – è sintomatico di un diritto quantificabile e qualificabile giuridicamente? Proviamo allora dare qualche risposta, che cerchi sostanza nel senso complessivo del sistema giuridico italiano.
I doveri di solidarietà nella Costituzione italiana Occorre pensare che l’istruzione obbligatoria e gratuita, ai sensi del dettato costituzionale, disciplinato dall’articolo 34, ha a che fare con i doveri di solidarietà sociale posti a fondamento della nostra legge fondamentale; tale assunto ci può orientare rispetto al significato cogente della somministrazione del “servizio di istruzione e formazione”. Siamo di fronte ad un articolo che – insieme ad altre norme – rappresenta una chiara disposizione costituzionale dei “doveri di solidarietà”. E’, in effetti, nel rapporto tra diritti e doveri costituzionali che assistiamo ad un “punto di caduta”, rappresentato, da una parte, dalla libertà del singolo e, dall’altra, dai doveri di solidarietà. L’articolo 2 della Costituzione ci restituisce il significato ed il valore dei diritti di solidarietà, assumendoli come principi fondamentali dell’ordinamento. Nella legge, la SOLIDARIETA’ è qualificata e radicata in soggetti specifici; in effetti non esiste in astratto sul piano delle idee, ma è declinata nella realtà quotidiana, attraverso lo strumento delle disciplina giuridica. Se, dunque il concetto di “solidarietà” evoca la costituzione di legami di gruppo, è pur vero che si distanza dal più antico concetto di “fraternità”, quest’ultimo di discendenza etico-morale e storicamente collocabile nella trilogia ideologica nata con la Rivoluzione francese. Il concetto di fraternità riprende la costruzione sociale basata sul contratto di genere: la famiglia. La solidarietà va oltre: entra nell’ambio della idee di “relazione”, ma non si ferma all’elemento identitario. Nella relazione giuridica in effetti è ammesso un continuo cambiamento tra i soggetti e tra le posizioni da essi assunte. I rapporti specifici, in cui si concretizza il dovere di solidarietà, è collegato al principio personalista della “uguaglianza sostanziale”, così come espresso dall’articolo 3 della Costituzione; in effetti non vi è solidarietà senza uguaglianza effettiva e perseguibile da ciascuna persona umana, su tutti i piani della vita sociale. Detto questo, va aggiunto che, nel sistema della solidarietà delineato dal dettato costituzionale, siamo di fronte ad un agglomerato di diritti che derivano da principi comuni, che la collettività dei consociati ritiene essenziali. Più che un “sistema della solidarietà” è forse più corretto parlare di un “sistema dei doveri di solidarietà”: nel primo caso si tratta di un tipo di solidarietà spontaneistica a fenomeno fattuale, che l’ordinamento giuridico può scegliere di tutelare o meno. Nel secondo caso- ove i doveri definiscono i confini dell’imperativo di solidarietà sociale- spetta all’autorità statale mediare con la collettività, affinché essa sia spinta ad adottare comportamenti solidali. E’ così che il dovere di istruzione primaria, di cui all’articolo 34 della Costituzione, rappresenta anche un dovere di concorrere al progresso di tutto il gruppo. In particolare l’agire sociale, ben diverso dell’interesse individualistico, può talvolta coincidere con questo, qualora le reciproche posizioni coincidono per determinate modalità. La “solidarietà” in positivo è caratterizzata da reciprocità dell’individuo che si “lega ” al gruppo; pertanto nel dovere di istruzione che determina la gratuità dell’accesso, l’obbligo si affianca ad una forma di sostegno importante che consente a tutti indistintamente di frequentare le scuole dell’obbligo della Repubblica. Nel sistema della solidarietà di matrice costituzionale è assai importante rinnovare l’attenzione sul criterio della proporzionalità, sia dal punto di vista dei mezzi destinati allo scopo da raggiungere, sia dal punto di vista dell’agente solidale che esercita un dovere commisurato alla possibilità. La solidarietà è dunque la costruzione di una relazione ove l’agente solidale la attribuisce attraverso un gruppo e, tale pluralità, si comporta come una unità, tanto che ciascun membro del gruppo è responsabile della soddisfazione altrui. Chi riceve azioni solidali nei termini sopra descritti, in quanto beneficiario, è soggetto di jus, cioè è portatore di un diritto. Ben lontana dai concetti di assistenza e carità, la solidarietà come jus è qualificata come responsabilità dell’agente solidale e come qualificazione del rapporto del bisogno del beneficiario.
La funzione sociale della Scuola nel 2012 La funzione sociale della Scuola è spesso correlata alla sua funzione pubblica. Sostenere che la funzione pubblico-sociale della Scuola risiede nell’esercizio dei diritti-doveri di solidarietà – ampiamente normati dalla Costituzione – può apparire un’asserzione poco evidente, poiché non sempre il dato giuridico trova applicazione negli aspetti più sostanzialmente pedagogici. Ma non è così. Ed anzi, oggi è quanto mai chiaro che la missione sociale della scuola sa perseguire la piena concretizzazione dei testi costituzionali italiani. Facciamo degli esempi tecnici, dunque, per trarre maggior convincimento sull’idea che, attualmente, tutta la politica scolastica ha descritto scenari di ampia connessione delle azioni pubbliche della scuola, che sono a più livelli intrecciate con i diritti-doveri di Solidarietà. Proprio recentemente, poi, ha visto la luce un documento assai esaustivo, ove ritrovare tracce ampie e ben articolate di questo discorso. Le Nuove Indicazioni del 2012 individuano doveri specifici in capo alla Scuola ed in ordine al successo formativo degli studenti, prestando una specifica attenzione alle varie forme di diversità, disabilità e svantaggio. Tutto ciò prevede di “saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in diseguaglianza; inoltre nel Paese, affinché la situazioni di svantaggio sociale, economiche, culturali non impediscano il raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che è doveroso garantire” (Indicazioni per il Curricolo 2012 in Cultura, Scuola, Persona). La funzione sociale della scuola traduce pienamente il dettato dell’art 3 della Costituzione, che tende a garantire l’eguaglianza formale attraverso le azioni opportune di sviluppo del senso di eguaglianza sostanziale. Il “pieno sviluppo delle persona umana” deve avvenire nell’ambito della garanzia che le condizioni personali e le condizioni sociali siano determinate dell’uguaglianza delle opportunità, che l’organizzazione del servizio riesce a mettere in campo. Che la Scuola sia il “luogo sociale” per eccellenza è evidente a molti e consacrato nelle determinazione che la “centralità delle persona” ha maggior valore nel contesto del gruppo – anche solo una classe di alunni delle stessa età anagrafica – poiché è nel gruppo che si insedia una disponibilità alla promozione dei legami cooperativi e alla gestione dei conflitti . Lontano dai temi più squisitamente giuridici, anche il contributo dei pensieri scientifici di matrice psicologica e socio-filosofica, hanno contribuito al consolidamento della relazione tra gruppo di individui, dell’idea di progresso e del senso di solidarietà. Nella Scuola dunque c’è l’incontro privilegiato con l’altro da sé. Gli “altri” rappresentano un valore assoluto nel nuovo contesto educativo condiviso, poiché “l’Umanità accumulata nel corso dei tempi è attualizzata in noi”, come afferma in un lontano saggio Henri Laborit. Nel “Elogio alla fuga” l’autore “spacca” i pensieri densi di perbenismo ed individua un modello di società dell’Uomo visto nell’attività del suo sistema nervoso, anche in dimensione sociale. Ne nasce un’analisi cruda e assai criticabile, che non salva neppure l’Amore e la Felicità; ma salva il “comportamento originario” dove fare coincidere la finalità individuale con quella del gruppo, come un comportamento necessario anche ai fini biologici. Oggi, poi, le stesse neuroscienze ci consegnano visioni nuove, tanto che anche la psicologia sociale si è oramai attestata su scenari fino qualche anno fa inconcepibili. I comportamenti complessi, come la cooperazione per il raggiungimento di uno scopo comune, hanno origini nella genetica, come insegnano gli esperimenti di De Waal, e ciò ha aperto il campo alla connessione tra i comportamenti sociali e l’interpretazione biologica del senso morale. Jonathan Haidt ha individuato dei “mattoni cognitivi”, procedendo allo studio scientifico delle morale, socialmente intesa. In tal senso, la presa in carico dei più deboli, il senso di equità e reciprocità sono alla base di norme morali che sostengono il rispetto delle regole sociali. In senso pedagogico, le Nuove Indicazioni seguono questa linea di acquisizione dei migliori comportamenti sociali, per “una nuova cittadinanza”. In particolare, “la promozione e lo sviluppo di ogni persona stimola in maniera vicendevole la promozione e lo sviluppo delle altre persone: ognuno impara meglio nella relazione con gli altri”. E’ chiarissimo il senso sociale della Scuola quando viene attestato con una certa sinteticità che “non basta convivere nella società, ma questa società bisogna crearla continuamente”. La regola morale per il convivere sociale è collocata nell’ambito in una diffusa convivialità relazionale, dove la condivisione dei valori di appartenenza ad una comunità vera riesce ad essere la caratteristica saliente del contesto scolastico.
L’educazione alla solidarietà nel contesto scolastico Se i principi legati all’idea di solidarietà sono chiaramente esplicitati nel dettato Costituzionale, tanto da sostenere lo stesso diritto all’istruzione come uno jus chiaramente inserito nel sistema della solidarietà, perché non chiedere alla Scuola un’attenzione particolare all’Educazione alla Solidarietà? Non è forse l’Ed.a.S (abbreviazione sintomatica di Educazione alla solidarietà), una delle modalità privilegiate in cui fare convergere la “forma giuridica” e la “sostanza educativa”? Parlare di Ed.a.S significa allontanarsi dai preconcetti che sconfinano nel “buonismo”, per entrare in una dimensione con orizzonti assai più ampi, ora sostenuti dalla nuove scoperte scientifiche, dai modelli di psicologia sociale. La Solidarietà a scuola è in rapporto all’idea di Diritto, di Soggetto – come Individuo e come Collettività -, di Uguaglianza (formale e sostanziale), di Principio Etico, di Sostenibilità, nel senso più culturale del termine. La Solidarietà a scuola ha a che fare con il contesto sociale che sopra è stato delineato Pare ovvio e scontato creare la relazione opportuna tra la Solidarietà e i Valori, che spesso si trovano tanto annunciati e declarati nei POF degli Istituti scolastici; ed, in effetti, essa stessa rappresenta uno dei valori più pregnanti delle nostra cultura giudaico-cristiana. Tuttavia , se pare semplice – e forse indispensabile – tracciare nella finalità e nella “mission” degli Istituti il valore della Solidarietà, non è immediato l’approccio didattico, né tanto meno l’individuazione delle finalità e l’organizzazione degli obiettivi . E’ certamente un percorso curricolare non facile, quello connesso al valore di solidarietà. Ma non per questo si può fare a meno di collocarlo proprio al centro delle politiche scolastiche di territorio e a livello di ogni singola autonomia scolastica. Non è allora un caso che nelle Nuove indicazioni si parli di un’”etica della responsabilità ” che la Scuola deve sapere promuovere quando si educa alla cittadinanza, alla legalità e alla capacità di scegliere ed agire in modo consapevole. L’educazione alla cittadinanza significa prendersi cura di sé, degli altri e dell’ambiente e “questa fase del processo formativo è terreno favorevole per lo sviluppo di un’adesione consapevole ai valori condivisi e di atteggiamenti cooperativi e collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la convivenza civile”.
Non vogliamo arrivare a
dire che solo la Scuola è l’agenzia educativa che sa coltivare il
terreno fertile per le prime forme di scienza morale applicata, ma
per usare la metafora di Sam Harris, è a Scuola che esiste il
contesto educativo dove maggiormente si può delineare il “Paesaggio
Morale” più interessante. E’ certo che non si formerà nessuna cultura della Solidarietà se la comunità scolastica non saprà esprimere – essa stessa – i valori più significativi sui temi della cooperazione, del dialogo attivo, della collaborazione. Gli spazi di manovra sembrano esserci: i tempi sono davvero maturi per una nuova Scuola, costituzionalmente solidale. Staremo a vedere. |