Il profumo dei rifiuti

Giampaolo Rosso école, 1.10.2012

La vicenda del concorso appena bandito ripropone l’evidenza dell’incapacità nel governare questioni complesse che vedono sussistere più interessi legittimi. Come nell’analisi di tanti altri problemi giova allontanarsi dalla apparente dicotomia delle soluzioni possibili e cercare di ricavare da altri contesti idee e percorsi di soluzione.

La questione posta dal concorso (esaminata dando a tutti i protagonisti della scelta fatta una presunzione di onestà intellettuale che non è certo sia meritata) vede da una parte i diritti di docenti più o meno attempati gia dichiarati idonei da precedenti concorsi, plurititolati ben oltre la laurea, dall’altra i giovani o meglio sarebbe dire i disoccupati privi di titoli aggiuntivi alla laurea anch’essi ai sensi della Costituzione titolari del diritto al lavoro.

Come risolverla?

Se si accettano le ragioni dei primi e si continuano a scorrere graduatorie interminabili dando il lavoro a chi già ha titolo per vederselo riconoscere, chi si laurea oggi potrà forse ambire a fare l’insegnate nel 2050, magari dopo la morte di coloro che essendo in graduatoria non vivranno comunque abbastanza per avere una cattedra.

Se si privilegiano i più giovani meno titolati, una infinitesima parte di essi vincerà il concorso occupando un posto effettivamente sottratto a quelle migliaia di persone che attendevano da anni che venisse loro assegnato e hanno visto sfumare la cattedra perché destinata ai vincitori solo dell’ultimo concorso.

Non c’è soluzione.

Come non c’è soluzione, cambiando contesto, – ci scuseranno giovani e attempati per il paragone poco nobile – per la questione dei rifiuti se si affronta il tema con l’antitesi tra discariche e inceneritori. In questo caso entrambe le scelte sono deleterie, antieconomiche, tossiche e inadeguate. Nel caso dei docenti le ipotesi presentate risultano entrambe ingiuste, lesive dei diritti di giovani e attempati e anche incapaci di tenere conto degli interessi degli studenti.

Per i rifiuti sappiamo che l’unica soluzione è su un piano diverso e consiste nel non produrli, ridurre fino a zero la quantità gli scarti della follia dei consumi, rendendo così inutili sia le discariche che gli inceneritori. Solo pochi anni fa noi che proponevamo ciò che oggi è ritenuto da tutti necessario e possibile venivamo accusati di “fare poesia”.

Forse per il conflitto tra attempati e giovani bisognerebbe fare lo stesso sforzo di analisi complessiva del problema e prima chiedersi quanti insegnanti servono alla scuola. Se si rispondesse che ne servono abbastanza per evitare che siano 30 gli allievi per classe, abbastanza per fare in modo che l’articolo 3 della Costituzione venga almeno in parte applicato, abbastanza per dare una risposta al diritto allo studio di tutti e di ciascuno in tutto il paese allora il conflitto non esisterebbe. La formazione sarebbe davvero la priorità per il futuro, non servirebbero discariche per giovani intelligenze che altrimenti mai troveranno occasioni per essere espresse, né inceneritori di professionalità docenti faticosamente acquisite e oggi considerate da rottamare.