Legge di stabilità/2.
Se la ‘ratio’ è ridurre i costi, è sbagliata

da TuttoscuolaNews, n. 555 15.10.2012

Per come la si conosce finora la norma sulle 24 ore sembra ispirata a una logica di mero e brutale contenimento dei costi, perché nella scuola secondaria le sei ore supplementari sarebbero utilizzate unicamente per coprire spezzoni di orario e supplenze temporanee. Quindi per attività di lezione, non di servizio.

Se così fosse non esiteremmo a dire che si tratterebbe non solo di una decisione ad altissimo rischio di conflittualità politica e sindacale, di fatto impraticabile in regime di democrazia, ma anche di una scelta sbagliata dal punto di vista della sua sostenibilità psico-fisica da parte degli insegnanti: i teorici risparmi sul versante del minor fabbisogno di personale (spezzonisti e supplenti precari) potrebbero essere in parte annullati dall’aumento delle assenze per malattia (vera, non simulata), perché chi minimamente conosce il mondo della scuola sa che gli attuali carichi di lezione non possono essere aumentati facilmente. E d’altra parte essi sono già ora superiori alla media europea, soprattutto nella scuola secondaria superiore (18 ore contro 16,3).

Se invece il provvedimento fosse finalizzato a riorganizzare il servizio nel suo insieme, cioè la qualità e la quantità delle attività non di insegnamento frontale ma di assistenza, accompagnamento, recupero, counselling per alunni e famiglie, ricerca, aggiornamento professionale in servizio (come avviene in altri sistemi scolastici), insomma di riqualificazione dell’offerta formativa e del profilo professionale del personale docente, e se fosse accompagnato da forme di incentivazione, il discorso sarebbe diverso e si potrebbe trovare spazio, crediamo, per un confronto costruttivo, anche se molto ci sarebbe da discutere e valutare.