Quanto lavorano gli insegnanti?

Marzia Ristroi La Tecnica della Scuola, 26.10.2012

Un luogo comune piuttosto diffuso nell’opinione pubblica è che l’insegnante italiano delle scuole superiori lavori SOLO 18 ore alla settimana e abbia 3 mesi di ferie. Lo sanno anche i bambini che se l’orario è di 18 ore settimanali, ciò è dovuto al fatto che si tratta di una professione complessa, che ha bisogno di preparazione, progettazione, correzione di prove, valutazione: il che ne richiede almeno altre 18.

Uno studio recentissimo basato sui dati forniti dalla banca dati europea EURYDICE ha il titolo eloquente: “Orario di insegnamento: siamo allineati agli altri paesi europei”: in confronto ai più sviluppati, i prof italiani stanno in classe come in Germania, mentre fanno più ore di Francia, Austria, Finlandia. Il “lavoro sommerso” degli insegnanti è stato anche precisamente quantificato da una ricerca commissionata nel 2005 dalla Giunta provinciale dell’altro Adige all’istituto di ricerche sociali di Bolzano “Apollis” in circa 1643 ore annue, che corrispondono a 36 ore per 45 settimane.

Ciò che differenzia, a parte gli stipendi che oltre ad essere bloccati sono nettamente inferiori a quelli dei paesi europei sopra citati, è il luogo in cui si svolgono le attività connesse con l’insegnamento: a casa invece che nei locali scolastici. Cioè una parte dell’appartamento in cui vive l’insegnante italiano è dedicato al suo lavoro e il motivo è semplice: la scuola non è attrezzata, e se volessimo attrezzarla occorrerebbe un forte investimento, per avere dei “piccoli studi” dotati di computer, libri in cui gli insegnanti possano fermarsi tra una lezione l’altra, studiare, preparare e correggere i compiti; ovviamente bisognerebbe poi riscaldare e illuminare questi locali; insomma la scuola dovrebbe finalmente accollarsi di tutte quelle spese di cui si sono sempre accollati i professori nel nostro paese.

A differenza di altre realtà europee la scuola italiana continua ad essere un luogo inospitale, nella maggior parte dei casi non sicuro, spoglio, che gli enti locali non hanno i soldi per riscaldare, e ultimamente anche piuttosto sporco dopo la riduzione del personale addetto alle pulizie e allora fa comodo che gli insegnanti continuino a stare nel proprio studio attrezzato a casa: gli insegnanti pagano la luce, il riscaldamento, gli abbonamenti alle riviste, l’acquisto di libri per l’aggiornamento, l’abbonamento a internet, l’acquisto di computer. Ma guai a quel tecnico del governo che dice “Siccome non lo vedo, vuol dire che quel lavoro non c’è" e per di più se quel tecnico è un professore universitario con 60-70 ore di lezione ANNUE dovrebbe sapere come ad esse corrisponde (o dovrebbe corrispondere?) una mole assai maggiore di lavoro. Oltre a tutti gli impegni già citati di preparazione delle lezioni, preparazione delle attività di laboratorio spesso senza l’assistenza di insegnanti tecnico pratici, progettazione, preparazione delle verifiche e relativa correzione ci sono tutte le altre attività obbligatorie che rientrano nella PROFESSIONE DOCENTE come

● l’aggiornamento che nella maggioranza dei casi, a causa delle solite risorse inesistenti da parte del MIiur è autoaggiornamento a spese dei docenti stessi (acquisto di libri, riviste etc.) ed è un’attività non quantificabile;

● per assicurare l’accoglienza e la vigilanza degli alunni, gli insegnanti sono tenuti a trovarsi in classe 5 minuti prima dell’inizio delle lezioni e ad assistere all’uscita gli alunni medesimi (quest’ultimo obbligo è anch’esso un adempimento non quantificabile che richiede tempi maggiori in caso di alunni lenti, distratti o diversamente abili);

● i consigli di classe (impegni non continuativi, distribuiti in modo irregolare nei pomeriggi, e che quindi occupano ancora più tempo di quello effettivo);

● i collegi pomeridiani dei docenti;

● gli scrutini intermedi pomeridiani (per essi valgono le stesse considerazioni già riportate per i consigli di classe);

● le riunioni pomeridiane dei docenti suddivisi in gruppi di materia d’insegnamento per l’attività di programmazione e verifica di inizio e fine anno;

● gli scrutini finali anch’essi distribuiti in modo irregolare nella mattina o nel pomeriggio, e che quindi occupano ancora più tempo di quello effettivo;

● stesura di programmazioni, relazioni finali, verbali; archiviazione delle verifiche, compilazione di registri e redazione di comunicazioni scritte alle famiglie: tali adempimenti sono aumentati progressivamente negli anni e richiedono spesso tempi al di fuori di quelli conteggiati per i consigli di classe e scrutini e che ora si vorrebbero semplificare con la tecnologia ma nella maggior parte delle scuole mancano gli strumenti e le attrezzature adeguate;

● tempo impiegato per valutare i testi da adottare;

● gli esami di stato che alle superiori terminano nella prima decade di luglio;

● lo svolgimento delle verifiche per gli alunni che hanno la sospensione del giudizio invece di essere effettuato a settembre prima dell’inizio delle lezioni viene spesso imposto ai docenti nel periodo di interruzione dell’attività didattica a metà del mese di luglio e/o a fine agosto senza nessun compenso nonostante la normativa vigente preveda la possibilità di adempiere a questo impegno a settembre;

● gli incontri con le famiglie suddivisi in ricevimenti collegiali generali pomeridiani e ricevimenti individuali dei docenti e a questo proposito i docenti della scuola secondaria (media e superiore) da anni mettono a disposizione un’ora di ricevimento settimanale per incontrare i genitori di 80, 150, 200 o più alunni che quindi si aggiunge alle 18 ore dedicate alle lezioni frontali ma nessuno dice che tale ora non è prevista da nessuna norma contrattuale. Pertanto i docenti gratuitamente adempiono a questo impegno e solo ultimamente, nonostante le difficoltà sollevate da molti Dirigenti Scolastici, sono riusciti a farlo almeno su appuntamento (il contratto invece prevede quanto segue “… tra gli adempimenti individuali dovuti dei docenti rientrano i rapporti individuali con le famiglie” quindi non è previsto l’obbligo di un’ora settimanale e il docente potrebbe scegliere altre modalità ma fino ad oggi si è praticamente imposta la prassi di un’ora settimanale di ricevimento mattutino);

● ci sono anche tante altre attività non obbligatorie per le quali vengono corrisposti compensi irrisori o praticamente inesistenti per la riuscita delle attività didattiche e di funzionamento; tra di esse ci sono anche i viaggi d’istruzione: i docenti che si rendono disponibili hanno sulle loro spalle solo grosse responsabilità.

Vi invitiamo a riflettere su cosa significhi insegnare e comprendere il nostro stato d’animo : ci sentiamo offesi nel profondo e ci ripetono continuamente che bisogna adeguarci agli standard europei e allora perchè non cominciamo davvero. I docenti filandesi hanno un orario di 15 ore settimanali e i loro studenti risultano tra i primi nelle classifiche per rendimento in tutte le indagini internazionali. L’insegnante tedesco svolge 22 unità orarie di 45 minuti che moltiplicato per 0,75 fa 16,5 ore a settimana e ha 11 settimane di ferie all’anno.

A Skive in Danimarca (leggete la bellissima lettera aperta al Ministro profumo scritta da una collega che insegna in un liceo a Pistoia) i docenti non devono controllare gli alunni durante i lunghi intervalli e neppure hanno l’obbligo di incontrarsi con i genitori perché il rapporto privilegiato è quello diretto: docente-discente e quando i colleghi danesi hanno compiti da correggere, inviano una copia in un ufficio di Copenaghen, che calcola il tempo medio di correzione per il numero di alunni e computa, su quelle basi, un compenso aggiuntivo.

E si potrebbe continuare con altri esempi ma ci fermiamo qui. Invece nella scuola italiana cosa sta accadendo? Il numero di alunni per classe è aumentato e spesso le aule sono sovraffollate e di conseguenza non sicure; il numero di classi assegnate ad un docente è aumentato e spesso per raggiungere l’orario di 18 ore il docente si ritrova su due tre scuole e ovviamente deve fare i salti mortali per spostarsi da una sede all’altra ed è fortunato se le sedi sono nello stesso comune ma non ha nessun riconoscimento economico; i docenti non hanno spazi adeguati per pranzare quando sono costretti a rimanere fuori casa per i rientri pomeridiani e perciò si devono arrangiare a proprie spese; non è prevista nessuna agevolazione per le spese di trasporto se si usano treni o altro né per l’acquisto di biglietti per visitare musei e mostre; il numero dei docenti di sostegno è diminuito e di conseguenza oltre ad avere tante classi e numerose bisogna gestire anche questa grave mancanza. Anche in questo caso l’elenco potrebbe continuare ma mi sembra che quanto esposto sia già abbastanza.

Tutto questo ci sembra sufficiente per concludere dicendo che modificare l’orario di lavoro dei docenti violando anche l’art. 36 della Costituzione attraverso l’aumento delle ore e quindi del numero di classi assegnate a un docente è un’operazione che ha la finalità di tagliare la spesa e reperire risorse per comprare tablet e coprire le spese della digitalizzazione delle scuole perciò è assolutamente falso affermare che questo migliorerà la qualità dell’insegnamento e della scuola italiana.

Saranno proprio gli studenti le prime vittime di questa indegna proposta di legge e noi docenti saremo messi nella condizione di lavorare molto peggio di ora.

Marzia Ristroi