18, 19, 20, 21… parliamo di organizzazione! di Maurizio Tiriticco, ScuolaOggi 24.10.2012 Ci auguriamo che il famigerato articolo della legge di stabilità che prevede il passaggio “indolore” da 18 a 24 ore – e perché non a 32 o a 40, come i carusi delle miniere di zolfo… 16 ore giornaliere, SEDICI! – cada al più presto possibile. Ma, al di là della protesta, resta sempre la spinosa questione del lavoro dell’insegnare/apprendere oggi nella scuola di un Paese ad alto sviluppo: se il nostro si può chiamare ancora così! Speriamo nel prossimo avvenire! Ma è proprio qui il nodo di tutto: se un diverso avvenire deve essere costruito nell’economia, nella società, nella conoscenza, nella cultura diffusa, non si può non riflettere, e seriamente, sulle finalità e sui compiti che un sistema di istruzione deve avere. E va fortemente considerato che, nella prospettiva di un apprendimento che non può non durare tutta la vita, tutti sono coinvolti in processi educativi (le interazioni sociali), istruttivi (le conoscenze e le competenze) e formativi (la persona in quanto tale). Si veda l’articolo 1 del dpr 275/99: l’impegno che abbiamo assunto con l’autonomia di garantire a ciascuno il suo personale successo formativo. E che nessuno resti indietro: come voleva Don MIlani! Un’utopia? Ma sono le utopie a mandare avanti il mondo! Se queste premesse sono vere, occorre finirla di guardare alla scuola di ieri, quella che abbiamo ereditato da un lontano passato e che rispondeva a determinate esigenze, che non sono più quelle di oggi! Dovevamo fare gli Italiani, che sapessero leggere, scrivere e far di conto! Oggi dobbiamo fare i cittadini del mondo! Altre finalità! Altra scuola! Quella scuola funzionava per quella società, ma oggi? Quella organizzazione non è più funzionale a una scuola del Terzo millennio! Riconosciamolo: i cambiamenti in atto ormai da qualche decennio nel sociale e nell’economico hanno inciso poco o nulla sulla organizzazione degli studi nel nostro Paese. Se aule e banchi sono fatiscenti, la domanda è: ma sono proprio ancora necessarie le aule e i banchi? Non è una provocazione! E’ chiaro che spazi e arredi sono indispensabili, ma questi non dovrebbero essere funzionali a una idea diversa di scuola? O meglio, quando finiamo di chiamarla scuola? E’ una parola/concetto che ci rinvia sempre all’idea di una vita divisa in tre tappe, quella della scuola, appunto, quella del lavoro e poi quella della pensione… e dei giardinetti! Non è più così! Le tre tappe sono ormai largamente superate sotto il profilo dell’organizzazione sociale! Il che non toglie nulla al processo naturale di sviluppo/crescita che va dalla nascita all’età adulta! Ma cultura e natura sono fortemente interrelate, sempre, e oggi in questa società informatizzata e globalizzata presentano caratteristiche assolutamente particolari rispetto a un passato neppure troppo lontano. Ma non voglio avventurami nel futuribile! Oggi questa scuola, così come è organizzata, riesce a soddisfare le esigenze dei nostri cittadini in età evolutiva? L’organizzazione è ancora quella di sempre, quella ipotizzata da Casati ancor prima della proclamazione del Regno d’Italia: classi di età, insegnante, lezione, libro di testo, compiti a casa, interrogazione, voto, infine promozioni o bocciature. A più di cento anni di distanza è forse cambiato qualcosa? I decreti del ’74, la progettazione curricolare, la valutazione formativa, l’autonomia, la promozione sociale e culturale di ciascuno, lo stesso obbligo decennale e oggi le competenze, sono diventati sangue del nostro sistema di istruzione? Assolutamente no! O solo in parte, con altissimi costi pagati da tanti docenti di buona volontà! Nonostante la struttura organizzativa, che è quella di sempre! Non accusatemi di essere un vetero marxista, ma sono pur sempre le strutture che condizionano le sovrastrutture. In altri termini, sono le strutture organizzative che condizionano i prodotti e i processi lavorativi! E allora, come possiamo pretendere processi di insegnamento/apprendimento diversi, se le condizioni organizzative sono sempre le stesse? La Fiat potrebbe produrre la 500 extralarge, se la fabbrica fosse ancora quella di Agnelli e Valletta? Sulla scuola non si possono fare solo operazioni contabili! Anche un governo tecnico dovrebbe saper guardare lontano! Ma non è così: si vogliono aumentare le ore di lezione frontale (perché di questo si tratta), così sì risparmiamo un sacco di soldi! E non è neanche sufficiente reclamare la contrattazione sindacale! In primo luogo ci si deve interrogare sul ruolo che l’istruzione deve avere oggi, e in secondo luogo interrogarci se l’organizzazione di Casati e di Gentile – e non è un’iperbole – che è quella che veicola e “impone” la triade lezione/ esercitazione/ interrogazione, sia ancora valida! Com’è noto, Cattedra, Classe d’età e Campanella segnano e condizionano tempi di lavoro eguali per tutti, allo stesso modo con cui squillavano le sirene della Fiat nei primi anni del ‘900. La domanda è: quale organizzazione deve darsi l’istruzione oggi a fronte di una società che è profondamente cambiata? Ed è solo all’interno di questo discorso che poi si ritagliano il ruolo e i tempi di lavoro degli studenti e degli insegnanti. E’ riduttivo oggi fare la somma delle 18 ore di lezione frontale più 40, più 40, più questo e più quello e più quest’altro!. E, in funzione della spending review, ancora più 6 ore Neanche per le colf vale oggi un discorso di questo tipo. E’ innovativo, invece, sapere quali strategie adottare perché le finalità di cui al dpr 275/99 vengano realizzate! E non è neanche necessario ricorrere a quanto avviene nelle scuole dell’Ue, sempre chiamate in causa! Non siamo figli di un dio minore! E in tale scenario è inutile, se non offensivo, che il Miur ci suggerisca il link portaascuolaituoisogni! Se i sogni servono a farci dimenticare la dura realtà, ne dobbiamo fare a meno! Non possiamo limitarci a sognare un’altra scuola, dobbiamo costruirla! E bisogna essere ben svegli! Senza scomodare la lucida follia di Erasmo! |