24 ore oppure Organico funzionale?

di G.A. La Tecnica della Scuola, 22.10.2012

Nell’autunno caldo la notizia dell’aumento delle ore per i docenti è stato il punto zenit di questa stagione di forti tensioni che riscaldano gli animi e rendono surriscaldato il clima nelle scuole d’Italia.

Alcune comparazioni con gli altri Paesi della Comunità Europea non reggono perché a fronte di un maggior carico orario di lavoro il personale docente percepisce un compenso di gran lunga maggiore di quello dei docenti italiani.

Ben si comprende che il problema del Governo è quello di risparmiare, ma si possono trovare anche altre strategie di risparmio per reperire i 265.705.154 euro a carico del Ministero dell’Istruzione.

Forse è stata sbagliata la strategia adottata e per indorare la pillola e rendere funzionale il progetto bastava applicare il tanto atteso e richiesto “organico funzionale “ dell’istituzione scolastica.

Con 900 alunni, infatti si pianificano da 35 a 40 classi ed il numero delle cattedre e dei docenti assegnati dovrebbe risultare completo, senza dover ricorrere a spezzoni orario, se per ciascuna istituzione entra in vigore l’organico funzionale, capace di assicurare un servizio scolastico efficiente e produttivo.

Utilizzando al meglio le risorse umane disponibili, compresi i docenti di sostegno si potrà assicurare un servizio migliore agli studenti, e per di più maggiormente garantito e continuativo nella didattica, evitando così la penosa frammentazione di ore che costringe un docente ad andare in un’altra scuola per una o due ore la settimana, rimanendo totalmente estraneo alla vita scolastica, e moltiplicando il carico orario delle attività collegiali da svolgere nelle due scuole.

Un risparmio si otterrebbe anche migliorando la gestione delle supplenze che consentirebbe per ciascuna scuola di avere un docente disponibile per ogni ora, così da poter garantire l’emergenza dell’assenza imprevedibile di una giornata scolastica e assicurare il diritto degli studenti ad avere le ore regolari di insegnamento. L’eventuale supplenza diventa così ora di lezione aggiuntiva della specifica disciplina, se a farla è un docente della classe e non, come spesso capita “ora libera”.

Per le ore di insegnamento alternativo all’ora di religione, si potrà benissimo organizzare un percorso tematico di studio e di formazione culturale con i docenti del corso o della classe, senza ricorrere alla nomina di un docente supplente per tale attività, come capita in alcune scuole, con il disagio di dover assegnare un punteggio ridotto non essendo docente della disciplina.

Con l’organico funzionale tutti i docenti costituiscono una risorsa della scuola e quindi contribuiscono ad una migliore efficacia didattica nel pianificare le attività di recupero, le attività aggiuntive di potenziamento ed i percorsi personalizzati sia per il sostegno che per le eccellenze.

Le somme assegnate per il fondo d’istituto, per i corsi di recupero ed eventuali altri finanziamenti derivanti dai progetti potrebbero benissimo sostenere in maniera equa la progettualità attuata e l’attività, che finora risulta “aggiuntiva”, ma che nel tempo verrà considerata “ordinaria” nell’impianto organizzativo dell’istituto, secondo la specificità di indirizzo e di percorso formativo.

L’organico d’istituto scaturisce infatti dalla peculiarità del Piano dell’Offerta Formativa, redatto in risposta alle esigenze dell’utenza e del territorio.
L’autonomia scolastica consente, infatti, di utilizzare al meglio le risorse disponibili, di compattare i moduli didattici, di adottare la metodologia della didattica breve, dei percorsi intensivi, dei lavori seminariali e di gruppo. Tutto ciò potrà essere fattibile adottando l’organico funzionale che va ben oltre il calcolo delle 24 ore del singolo docente, constatando che molti docenti vivono la scuola intensamente e l’orologio lo ricevono in dono solo quando vanno in pensione.

Il lavoro dell’insegnante non si misura ad ore, ma secondo ben altri parametri che vanno oltre lo stretto ambito della quantità oraria di presenza fisica a scuola o in classe.

I positivi esiti ed i traguardi conseguiti dagli studenti confermano e potenziano l’impianto organizzativo dell’organico funzionale e quindi la maggiore e migliore qualità dell’istruzione e della formazione, traguardo verso cui dovrebbero tendere tutte le riforme e le modifiche dell’attuale sistema scolastico.

La comparazione con l’orario scolastico degli altri Paesi della Comunità europea presenta un quadro differente rispetto a quello annunciato, come si apprende da studi specifici sull’argomento.

I docenti italiani della scuola primariasvolgono 757 ore di insegnamento all’anno. La media oraria nei Paesi dell’Unione è di 778 ore e quella dei Paesi dell’Ocse di 779 ore, con una differenza rispettivamente di 21 e 22 ore sotto la media (pari a -2,7%).

I docenti italiani dellascuola secondaria di I grado svolgono 619 ore di insegnamento all’anno. La media oraria nei Paesi dell’Unione è di 670 ore e quella dei Paesi dell’Ocse di 701 ore, con una differenza sotto la media rispettivamente di 51 (-7,6%) e 82 ore (-11,7%).

I docenti italiani della scuola secondaria di II grado svolgono anch’essi 619 ore di insegnamento all’anno. La media oraria nei Paesi dell’Unione è di 634 ore e quella dei Paesi dell’Ocse di 656 ore, con una differenza sotto la media rispettivamente di 15 (-2,4%) e 37 ore (-5,6%).

Per allineare la scuola italiana alla media Ocse sarebbero sufficienti poco più di 2 ore settimanali aggiuntive e già la questione sarebbe risolta senza molte tensioni.
Resta pur sempre la questione della riduzione dei posti di lavoro ed i Sindacati dovrebbero essere consapevoli che tanto danno è stato arrecato alla scuola dalla facile apertura (leggi e leggine) del portone di accesso che ha moltiplicato le presenze e gli stipendi del Ministero dell’Istruzione, senza verificare l’efficacia e la produttività delle prestazioni e la questione importante e significativa dei compensi aggiuntivi, che dovrebbero scaturire dal rinnovo del contratto di lavoro, rimasto congelato ancora per un anno. In questa direzione dovrebbero tendere le forze sindacali sostenendo i bisogni della categoria e se si vuole continuare a guardare al modello europeo si accolgano gli oneri dell’orario di servizio, sostenuto però dai meritati compensi integrativi.