Tirare l'acqua al mulino dell'Invalsi

di Vincenzo Pascuzzi, 17.10.2012

E' ben nota l'aspirazione pervasiva dell'Invalsi a volersi intrufolare, con i suoi test, anche fra le prove dell'esame di Maturità, ora più propriamente di Stato. In questa aspirazione l'Invalsi è a volte supportato dagli assist di una piccola lobby che condivide le sue intenzioni.
Chiariamo: è tutto legittimo e legale nelle intenzioni dell'Invalsi (e del suo "padrone" Miur), e anche nelle azioni della citata lobby, da intendere come gruppo di supporto e di interessi che persegue alcuni obbiettivi.
La critica è essenzialmente "tecnica" e riguarda la consistenza delle argomentazioni a supporto sviluppate dalla lobby stessa e la congruenza dei metodi e dei test .... made in Invalsi.

Proprio nei giorni scorsi, sono apparsi due articoli sul sito “ilsussidiario.net” che, prendendo spunto dagli esami di maturità, cercavano di tirare (un po' d') acqua al mulino dell'Invalsi. Ma ciò con argomentazioni fragili, parziali e incomplete.

La pagliuzza e la trave. Il primo articolo titola "Se i 100 e lode dicono come cambiare l'esame di Stato" (1). Intanto già questo titolo mette su una strada sbagliata, e forse lo fa di proposito. I 100 e lode possono, al più, suggerire di modificare l'Esame di Stato, ma di certo non in che modo e non necessariamente con prove standardizzate tipo Invalsi, non meglio definite né sperimentate o testate. Infatti i 100 e lode - la pagliuzza - sono pari allo 0,6% dei maturati, cioè meno di 3.000 ragazzi e ragazze su circa 450.000 diplomati.
La presunzione e l'aspettativa che la distribuzione geografica di queste lodi debba essere quasi o più uniforme sul territorio nazionale non ha fondamenta certe, incontrovertibili e dimostrabili. E' appunto una presunzione. L'eccesso di cento-lodati al Sud, che è stato uno spot pubblicitario, uno slogan, un mantra inventato dalla Lega Nord, ha una consistenza (?) numerica di un centinaio di maturati. Non di più! Statisticamente: nulla!
Utile invece potrebbe essere approfondire e confrontare le medie dei voti e le loro distribuzioni tenendo conto del tipo di scuola, delle ripetenze e delle dispersioni o abbandoni.

Questioni certamente più importanti ma ignorate - la trave, anzi le travi - sono quelle complessive relative alla scuola superiore: la dispersione (al 1° anno entrano circa 600.000 ragazzi e poi ne escono diplomati circa 450.000), la percentuale di diplomati - pari al 23%! - dopo 6 anni invece di 5, l'accumulo dei voti di diploma nella parte bassa della scala (da 60 a 64). E poi, guardando appena fuori d'Italia: la Francia, con l'8% in più di popolazione, diploma ogni anno 700.000 ragazzi e ragazze, cioè una volta e mezza in più dei nostri! Senza nemmeno considerare la riforma di Hollande; riforma per migliorare e sostenuta da maggiori risorse economiche.

Come la Germania. Il secondo articolo, titolato "Esame di stato: e se facessimo come la Germania?" (2), esordisce con "Le sue votazioni [dell'esame] non sono attendibili". Però in mancanza di altre argomentazioni solide ed esplicitate, la non attendibilità delle votazioni ripete e ricicla solamente la non omogenea distribuzione dei 100 e lode sul territorio nazionale. E questa è - come già detto - statisticamente marginale, insignificante, folclorica, di facile e demagogico uso padano-leghista (o ex). Anche la richiesta di "riformare completamente l'esame", se fondata solo su quanto detto, non risulta proponibile e giustificabile. Anche perché tra sei mesi si vota, cambierà governo e cambierà ministro.

Nulla da obiettare sull'esempio tedesco illustrato a Roma da Ludger Woessman: può essere utile approfondirlo e studiarlo. Però sembra azzardato e semplicistico buttarsi in una scorciatoia e proporre di applicare da noi una porzione - isolata dal contesto storico, sociale, culturale, temporale, ecc. .... - di quella che sembra essere stata la soluzione per la Germania più di un decennio fa.
Eventualmente il caso italiano va studiato ex-novo e poi paragonato con quello esemplare.

Mette poi in guardia, o in allarme, la sbrigativa identificazione della "parte standardizzata negli esami finali" da aggiungere, con le prove, i test o i quiz ad hoc (nuovi, non sperimentati) di tipo Invalsi. Anche se l'acronimo Invalsi viene - forse di proposito - accuratamente evitato.
Può ben esistere, o esiste davvero, un problema attinente le votazioni dell'esame finale di maturità o di Stato, ma esso va collegato e affrontato insieme a tutte le problematiche del quinquennio della scuola superiore, altrimenti si rischia di inseguire soluzioni parziali, effimere, di sola facciata, che magari camuffano i sintomi e trascurano le cause.

Noi e la Francia. Poi perché ispirarsi solo alla Germania di dieci anni fa e non anche alla Francia di adesso, a.d. 2012, e di domani? Perché limitarsi al solo esame finale e non alla intera politica scolastica, che da noi sembra assente oppure è clandestina e secretata?
Vediamo alcune risposte dall'intervista recente di un pedagogista (3).
D. Se guardassimo di più all'Europa?
R. «Hollande, per esempio. In pochi mesi sta cambiando tutto. Ha messo a punto una politica scolastica di largo respiro i cui assi portanti vanno dall'assunzione di 40mila nuovi docenti alla riorganizzazione delle attività da svolgere per far trascorrere più ore nelle scuole agli studenti svolgendo compiti concreti».
D. Basterebbe allora copiare Hollande?
R. «E non possiamo fare neanche questo. Hollande ha fatto giusto il contrario di quel che fa l'Italia: il premier francese ha aumentato i finanziamenti per la scuola, noi li continuiamo a tagliare».

«Ce lo chiede l'Europa». È diventata la frasetta magica, l'attaccatutto, lo svitol, il passepartout dialettico. È un modo sbrigativo per tacitare critiche, obiezioni, interlocutori e avversari. In molti casi la citazione dell'Ue è approssimata, inventata o falsa. C'è stato chi ha scritto un libro, un breve saggio per precisare: “È l'Europa che ce lo chiede!” Falso! (4). Non si tratta di voltarsi dall'altra parte e rinchiudersi in una impossibile autarchia. Si può benissimo emulare o copiare altri, o le loro medie, ma questa azione non deve essere a campione, episodica, subitanea o imposta, ma va studiata, programmata, condivisa fra chi ne risulta coinvolto, estesa, complessiva in tutti o quasi gli aspetti. Altrimenti è uno sgambetto, un inganno, una prepotenza, uno scippo.

Quinto anno e poi l'esame. Da segnalare anche un articolo recente sul senso del quinto anno della scuola superiore e sull'esame finale (5). L'autore espone spunti di riflessione veramente interessanti, sui quali converrebbe - appunto - riflettere e confrontarsi. Però è necessario cautelarsi subito rispetto a possibili scippi da parte di eventuali ministri frettolosi, superficiali e in cerca di qualsiasi pretesto o scorciatoia per giustificare comunque il taglio isolato di un anno di scuola e ancora "risparmiare" (applausi!) il 7% del bilancio Miur! Riguardo all'esame finale, sono ancora attuali le considerazioni riguardanti i suoi costi in relazione alla sua utilità (6) e anche quelle riguardanti la sua abolizione o semplificazione (7).

Invalsi 2.0. Infine dobbiamo forse interrogarci se non sia il caso di rinnovare l'immagine dell'Invalsi o proprio di rifondare l'istituto. Un Invalsi 2.0 o anche un nome del tutto nuovo, essendo l'attuale usurato, contrastato e inviso. Vanno rinnovate le sue modalità di intervento e il suo approccio - attualmente di tipo autoritario, fiscale ed equivoco – nei confronti di scuole, docenti, alunni. Nessuna obbligatorietà o coazione per legge, nessuna interferenza con le prove d'esame (8), nessuna gara agonistica artatamente indotta fra i soggetti testati. Un approccio amichevole, condiviso e partecipato. Un essere e un operare in assoluta e generale trasparenza. Un Invalsi 2.0 (o altro nome) dal volto più umano.

Roma, 17 ottobre 2012



LINK

(1) Se i 100 e lode dicono come cambiare l'esame di Stato
http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2012/10/2/SCUOLA-Se-i-100-e-lode-dicono-come-cambiare-l-esame-di-Stato/325521/

(2) Esame di stato: e se facessimo coma la Germania?
http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2012/10/8/SCUOLA-Esame-di-stato-e-se-facessimo-come-la-Germania-/327131/

(3) Hanno ragione i ragazzi a ribellarsi. Il governo dei tecnici ci ha deluso.
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=1LQLTL

(4) “È l'Europa che ce lo chiede!” Falso!
http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858105870

(5) Sprecare diciottenni
http://www.scuolaoggi.org/studenti/sprecare_diciottenni

(6) Quanto costano gli esami?
http://www.aetnascuola.it/component/content/article/2286-quanto-costano-gli-esami-di-claudio-cremaschi

(7) Pensiamo al dopo Gelmini: abolire gli esami di maturità?
http://www.orizzontescuola.it/news/pensiamo-al-dopo-gelmini-abolire-gli-esami-di-maturit%C3%A0

(8) Il test Invalsi e la maturità che “vorrei”, visti con gli occhi del docente
http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=28900