Intervista a Giorgio Israel/2.
Israel: test solo per le I problemi iniziano alle primarie. Le indicazioni nazionali sono il compendio di tecnicismi ripetitivi. La porta privilegiata alla matematica, oltre all’aritmetica, non è l'algebra ma la geometria da Tuttoscuola, 8.10.2012
Nella prima parte dell’intervista,
pubblicata ieri (domenica 7 ottobre), Giorgio Israel, professore di
matematiche complementari alla Sapienza di Roma, ha risposto a
domande che riguardavano le caratteristiche e gli obiettivi del
volume “Pensare in matematica”, edito da Zanichelli, da lui scritto
in collaborazione con la moglie Ana Millán Gasca, docente della
stessa disciplina a Roma Tre.
Può certamente servire.
Difatti, ci risulta che vari docenti abbiano intenzione di farne uso
nei futuri corsi di TFA. Per quanto riguarda le prove concorsuali,
la gamma di temi che debbono far parte della cultura di un
insegnante di matematica è largamente coperta dal nostro libro e, se
le domande a risposta chiusa rappresenteranno la verifica di
conoscenze imprescindibili di base, esso sarà più che sufficiente.
Tuttavia, di fronte a domande peregrine e nozionistiche, come la
richiesta di chi sia stata la Field Medal per la matematica
nell’anno tale, non c’è libro che tenga. Speriamo che al ministero
prevalga la ragione.
Ripeterò quel che ho
già detto in altre occasioni: i test volti a “scremare” le persone
che non raggiungono un livello accettabile, con domande elementari
di cui è imprescindibile conoscere la risposta, sono uno strumento
ragionevole, soprattutto di fronte ai grandi numeri che si
presentano ai concorsi. Vi sono persone che non sanno fare la somma
di frazioni e queste non possono neppure essere prese in
considerazione. Era questo lo spirito con cui furono introdotti i
test preliminari ai TFA. Se poi però qualcuno si fa prendere la
mano, credendo di poter fare con i test chissà quali verifiche,
oppure li usa con malizia per fare selezioni pesanti e “smaltire” i
numeri a qualsiasi costo, allora siamo di fronte a qualcosa di
inaccettabile. Purtroppo, si moltiplicano i casi di ricorsi
sconsiderati ai test: dal concorso a dirigente scolastico ai test
per l’ammissione ai TFA, per non parlare dei test universitari.
Vorrei aggiungere che anche i test Invalsi sono discutibili ed è
inaccettabile la pretesa dei tecnici dell’ente di valutare da soli
la qualità dei loro “prodotti”. Ho contestato ripetutamente dei test
di italiano in cui si pretendeva di ottenere dal candidato
l’interpretazione “corretta” e univoca di un testo letterario, quasi
che possa esistere. E ho anche contestato il valore di vari test di
matematica. Non ho avuto l’onore di una risposta. È una miscela di
incompetenza e di arroganza che si riflette nella pretesa di voler
surrogare passo a passo tutte le funzioni di valutazione
dell’insegnante affidandole a verifiche automatiche che non si sa
perché avrebbero un valore oggettivo. Questo è, a mio avviso, un
modo per distruggere la scuola trasformandola in un sistema
burocratizzato. Sono novità che non mi piacciono. Le modalità illustrate per il concorso a cattedre assomigliano in modo impressionante a un esame per la patente di guida automobilistica: una verifica a crocette della conoscenza della segnaletica stradale e delle norme di base del codice della strada, e poi una prova di guida. Nel caso stradale è una prassi ragionevole perché la guida dell’auto è tanto migliore quanto più è standardizzata. Ma l’idea di standardizzare gli insegnanti, soprattutto dal punto di vista metodologico e persino ideologico (una tendenza che è emersa in modo plateale nel concorso a dirigente scolastico) è devastante. L’insegnante deve possedere le conoscenze necessarie e capacità didattiche, ma deve avere libertà metodologica. Non concordo affatto con il ministro quando dice che la cosa più importante è verificare come un insegnante “sta in classe” e non quel che conosce. Ritengo che sia vero il contrario. Altrimenti, ci metteremmo nell’ordine di idee di quell’ex-ministro che disse che gli insegnanti “gentiliani” vanno cacciati senza pietà. Il rischio è che poi venga un ministro che voglia cacciare senza pietà gli insegnanti “costruttivisti”, o “montessoriani” o “steineriani”, ecc. Per questo, l’esame di merito individuale è assolutamente imprescindibile e le prove standardizzate – se non ristrette alla verifica di conoscenze minime imprescindibili – riflettono l’ideologia di chi le ha preparate. Altro che oggettività. |