Contro l'aumento dell'orario dei prof, da Tuttoscuola, 30.10.2012 Si moltiplicano le iniziative, anche insolite e fantasiose, contro il tentativo - ormai scongiurato – dell’esecutivo di aumentare l’orario di lezione dei docenti. Dopo lo sciopero bianco organizzato a Bologna, di cui abbiamo già parlato, con i prof che porteranno in classe i lavori che svolgono a casa, si segnala oggi il caso dell’Istituto Tecnico Industriale “Enrico Fermi” a Roma. Questa scuola è “listata a lutto” proprio contro l’ipotesi di ampliamento dell’orario degli insegnanti. Tre grossi drappi neri sul lato dell'ingresso degli studenti e due striscioni blu con la scritta “Vogliamo una scuola di qualità” e “non siamo macchine per vendere fiato” sul lato lungo via Trionfale, sono comparsi questa mattina davanti all’istituto. Appeso alle inferiate dell'Istituto poi diversi volantini che “spiegavano” a studenti e passanti le scritte sugli striscioni, con una frase di Luigi Einaudi del 1913. “Gli insegnanti - scriveva Einaudi nel 1913 - il cui orario settimanale è andato via via aumentando, sono diventati delle "macchine per vendere fiato". Ma “la merce "fiato" perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per 20 ore alla settimana. La scuola a volerla fare sul serio logora. E se si supera una certa soglia nasce una “complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e studenti a far passare il tempo”. La scuola si trasforma in un ufficio, o in una caserma, col fine di tenere a bada per un certo numero di ore i giovani; perde ogni fine formativo”. La singolare forma di protesta è stata decisa in un collegio straordinario dei docenti venerdì scorso non solo e non tanto, ha spiegato all’agenzia Adnkronos la portavoce del Coordinamento docenti del Fermi, “per l'aumento di 6 ore dell'orario di lezione, anche perché probabilmente rientrerà, ma perche ci siamo stufati del fatto che qualsiasi governo imputi agli insegnanti il livello a cui è arrivata la scuola”. “Dalla carenza di strutture e materiali, all'edilizia. Non dipende da quante ore frontali di insegnamento ci sono – ha lamentato - ma dal fatto che tutti i governi non fanno riforme scolastiche ma riforme economiche. Tutte le riforme – ha ribadito la portavoce del Coordinamento del Fermi - diventano tagli di risorse alla scuola”. “Ci siamo stufati – ha aggiunto la docente - della scarsa considerazione. Anche l'opinione pubblica è convinta che gli insegnanti lavorino poco, che abbiano tre mesi di vacanza. Ci siamo presi la briga, per la prima volta, di contare le ore effettive di lavoro che svolgiamo, che vanno ben oltre le 18 ore di lezione frontale, e siamo arrivati a 38-40 ore, che sono occulte anche per noistessi che non siamo abituati a contarle. Abbiamo quindi deciso lo stato di agitazione e di dare le 'dimissioni' da tutte le attività aggiuntive e di evidenziare la protesta in questo modo”. |