lettera al presidente della repubblica

Piero Morpurgo, 14.10.2012

Illustrissimo e stimato Presidente della Repubblica Italiana, torno da Padova dove ho presentato la nuova edizione del Diario di Ernesta Bittanti Battisti sulle leggi razziali e dove ho ricordato come il gruppo che ruotava attorno a Gaetano Salvemini, Ernesta Bittanti, Pietro Jahier, Carlo e Nello Rosselli impegnarono la loro azione antifascista nella costruzione e nella difesa dell'idea di Scuola. E lì ho rammentato la Mostra Storica della Scuola Italiana organizzata da Salomone Morpurgo e da Ernesta Bittanti Battisti, nel ricordo di Giacomo Matteotti e di Cesare Battisti, già nel 1925: uno dei primi atti di opposizione al fascismo nel nome della Scuola.

Fu Cesare Battisti a scrivere nel 1898 alla moglie: "Per un popolo la necessità prima è quella di viver bene, di educarsi, di elevarsi. Viver bene ed elevarsi intellettualmente sono due cose che si completano a vicenda; giacché un popolo tanto più cresce in civiltà, quanto più economicamente sta bene e viceversa".

Oggi ci aumentano di un terzo l'orario di lavoro in strutture fatiscenti con stipendi indecenti. La Storia sembra essere stata dimenticata eppure ben esplicito è l'articolo della "Rivoluzione Liberale" del 1925: "un Insegnante di condizioni normali, che non sia uno sterratore o un facchino di porto, non può fare più (massimo) di 3 ore al giorno, e per cinque giorni della settimana (oltre le ore per correzioni di compiti, preparazione di temi e di esercizi, ecc.)".

Questo si scriveva nella "Rivoluzione Liberale" di Gobetti. Ricordiamoci di tutto ciò: il 27 gennaio, il 25 aprile, il 2 giugno. Come potremmo ricordare la Liberazione e la Costituzione e il 1 maggio quando un governo impone ai lavoratori un aumento delle ore da lavorare di un terzo senza alcuna contropartita.

Ricordatevi che oggi tocca agli insegnanti, domani toccherà a tutti gli altri. E questo capita ai docenti italiani che vengono pagati anche la metà degli insegnanti europei. E non veniteci a raccontare dei professori fannulloni: se ci sono spetta ai dirigenti di licenziarli e ai governi di assumerne di validi, e se ci sono dirigenti che non sono in grado di licenziare i fannulloni siano licenziati anche loro.

 

Piero Morpurgo,
Roma