Come si leggono le tabelle La Tecnica della Scuola, 29.10.2012 Le tabelle dell’orario dei docenti nella zona dell’UE vanno lette con attenzione. In quasi tutti i paesi europei si parla di “UNITA’ ORARIE” e non è detto che ciò significhi ore di 60 minuti. Se ad esempio nella tabella, allegata anche dal parlamentare Bachelet all’emendamento presentato il 25 ottobre, accanto al termine Germania c’è il numero 24 bisogna specificare che in Germania si tratta di “ore” di 45 minuti, quindi se la matematica non è una opinione 24 moltiplicato per 0,75 fa 18 ore. Quindi l’integerrimo insegnante tedesco svolge, settimanalmente, lo stesso numero di ore del FANULLONE collega italiano però ha uno stipendio nettamente superiore. Se poi si leggono con attenzione le tabelle di Education at glance dell’OECD del 2012 e si consulta la tavola TD4.1 (tenere a mente ciò che è stato già detto in precedenza sulle “ore tedesche”) al rigo riguardante l’Italia, nella seconda colonna appaiono tante belle “a” che, nella legenda significano “this category does not apply”, cioè nessuno ha detto agli esperti dell’OECD che anche gli insegnanti italiani assolvono a compiti ben oltre le 18 ore settimanali (riunioni, esami, scrutini, preparazione e correzione prove, preparazione lezioni, aggiornamento, colloqui con le famiglie, sorveglianza degli alunni (anche nelle scuole superiori sia durante l’ingresso, l’uscita , l’intervallo) ecc.. Quindi qual è la conclusione frettolosa o forse voluta? Gli insegnanti italiani lavorano meno degli altri colleghi europei. Infine si possono consultare i calendari scolastici dei paesi europei e allora si potrebbe scoprire un’altra falsità sul numero dei giorni di scuola (consultare School calendar sul sito www.eurydice.org). Da parte dei docenti lo sconforto è enorme perché si chiede in continuazione l’oggettività nella valutazione degli alunni ma allora come la mettiamo con l’oggettività necessaria per interpretare correttamente dati e tabelle? Marzia Ristori |