Primarie Pd/2. da TuttoscuolaNews, n. 562 26.11.2012 “Renzi adopera con disinvoltura la parola chiave della riforma della Gelmini, meritocrazia, che è una parola ipocrita e bugiarda che copre cumuli di discriminazioni. Propongo l’abolizione di quella parola quando si parla di scuola”. Così si è espresso, nel corso nella tappa ferrarese della sua campagna elettorale per le primarie del centrosinistra, uno dei candidati, il leader di Sinistra ecologia e Libertà (SeL) Nichi Vendola. La dichiarazione di Vendola sulla meritocrazia risente probabilmente dell’asprezza del confronto in atto tra i candidati alle primarie e del tentativo di guadagnare consenso nell’ala più militante del variegato corpo politico e sociale del Pd, quella vicina ai movimenti studenteschi e ai precari della scuola. Se la scuola è nelle condizioni in cui si trova non è perché c’è stata la meritocrazia, e questo il colto e raffinato presidente della regione Puglia certamente lo sa. Semmai ha inciso la ragione opposta, perché per decenni - con gli scatti solo per anzianità - si è delegittimato il riconoscimento del merito a tutti i livelli. Non si tratta certo di prevedere semplicisticamente dei premi da usare come specchietto per le allodole, ma di disegnare dei profili professionali adatti a offrire ad ognuno il percorso più adatto alle proprie competenze, vocazioni e all’impegno che intende metterci. Si creerebbero così le condizioni affinché possa dare il meglio, e sia stimolato a farlo. Oggi questo non c’è. Le motivazioni che tanti docenti mettono sono solo interiori e personali, non è certo il sistema e l’ambiente in cui operano a stimolarle. Questa situazione è nell’interesse dei docenti e della collettività? Non sembra proprio. Certo, un cambiamento del genere si può fare solo se si investono risorse, se si pone il tema tra i punti centrali dell’agenda politica. E’ appunto di questo che si dovrebbe discutere in campagna elettorale, per le primarie di partito così come per le elezioni politiche. Tornando al confronto interno al Pd auspichiamo che, spentisi i riflettori sulle primarie, la parola ‘merito’ non venga più usata come pretesto per polemiche ma torni ad essere valutata positivamente da tutti, come è nella tradizione della sinistra riformista e anche di quella più intransigente, secondo la lezione di Gramsci. |