Trucchi e trucchetti per ridurre il numero dei docenti Gira e rigira, l’intento è sempre lo stesso. Ridurre di parecchie decine di migliaia il numero degli insegnanti. “Fallito” il “progetto” delle “24 ore”, l’attacco continua con le scuole superiori “ridotte a 4 anni” e con “l’agonia” del “tempo pieno”. scritto da Polibio, 19.11.2012
Gira e rigira,
l’intento è sempre lo stesso. Ridurre di parecchie decine di
migliaia il numero degli insegnanti. “Fallito” il “progetto” delle
“24 ore”, l’attacco continua con le scuole superiori “ridotte a 4
anni” e con “l’agonia” del “tempo pieno”.
Ricordiamoci che i
docenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado
sarebbero stati, rispetto a un organico di 500.000 posti,
Se i docenti delle
scuole secondarie superiori – quelle di secondo grado che sarebbero
coinvolte nella riduzione temporale (in relazione alla durata del
tempo, che nel caso di specie si tratterebbe di uno “sconvolgimento
abbastanza forte”, benché non atmosferico) da
Adesso, la perdita
di 60.000 unità del personale docente deriva dalla riduzione da 5
anni a 4 anni del ciclo della scuola secondaria di secondo grado. Il
quoziente di 71.429 unità diviso 8 (anni) è 8.928 unità (12,5%). Il
quoziente di 60.000 unità diviso 5 (anni) è 12.500 unità (20,8%).
Ciò, su un totale di 500.000 e di 300.000 docenti con riferimento,
rispettivamente, a tutti gli otto anni delle scuole secondarie
superiori di primo e di secondo grado o ai cinque anni della scuola
secondaria superiore di secondo grado.
La perdita sarebbe
comunque di 60.000 unità, quasi la metà della perdita di 125.000
docenti con orario di attività didattica corrispondente a 24 ore
settimanali. E allora – comunque in attesa di “trovare” altre
“soluzioni” per ridurre il numero totale dei docenti delle scuole
secondarie superiori di primo e di secondo grado, magari incidendo
sul numero complessivo dei docenti delle scuole di ogni ordine e
grado, che corrisponderebbe a circa 750.000 unità, operando con una
riduzione dell’orario settimanale dell’attività didattica o magari
con un nuovo aumento, sia pure di pochissime unità, degli alunni da
“collocare” nelle classi pollaio (irregolarmente ospitati in molte
aule in violazione delle norme sulla sicurezza) – il “pensiero”,
magari su suggerimento di sprovveduti o di disinformati (?!), com’è
accaduto per quanto ha riguardato la bufala delle “24 ore”, è corso
sul tempo pieno, la cui riduzione (si pensa forse
all’eliminazione?), e peraltro le disparità sul territorio nazionale
sono enormi e vergognose, “produrrebbe” la riduzione dell’organico
di diritto e di fatto dei docenti. In questo caso, la riduzione del
numero complessivo dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado
verrebbe a risultare ben più alta di quella che sarebbe derivata
dall’attività didattica a 24 ore settimanali dei docenti delle
scuole secondarie di primo e di secondo grado.
Ma come si può
ragionevolmente pensare di risparmiare sulla scuola, peraltro dopo
il salasso di 140.000 posti di lavoro e di 8 miliardi di euro,
attribuibile al trio Tremonti-Gelmini-Brunetta, eliminando da
I soldi, per evitare
che la scuola italiana venga suicidata, ci sarebbero. Basterebbe il
giusto impegno per recuperarli, evitando le spese inutili e folli,
evitando gli sperperi, agendo veramente sull’evasione fiscale, e
magari riducendo la spesa pubblica in un Paese nel quale il numero
dei “dirigenti” è parecchio elevato (a partire dai dirigenti del
Miur), e comprende anche 8.000 cosiddetti dirigenti scolatici (molti
dei quali percepiscono il doppio, il triplo e anche di più rispetto
a quanto annualmente percepiscono i singoli docenti della scuola
dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di
primo e di secondo grado) per “gestire” scuole ridotte in miseria,
“per spartire delle briciole del fondo d’istituto” e “per ripartire
a pioggia gli spiccioli di euro assegnati alle scuole e ormai
ridotti al lumicino”.
Ma che autonomia è
quella delle scuole ridotte in miseria? Cosa ci stanno a fare 8.000
dirigenti dato che per collocare gli “spiccioli” basterebbe una
delle tasche dei pantaloni di uomini e di donne? Non è mica vero e
non è mica detto che per spendere “gli spiccioli ormai ridotti al
lumicino” in ciascuna delle scuole (forse, fatta eccezione per gli
istituti tecnici, ma soltanto se dispongono di ben altro che le
“briciole” e “gli spiccioli ridotti al lumicino”) siano necessari
8.000 dirigenti scolastici, quando con l’adozione del preside
democraticamente eletto, sostanzialmente a costo zero perché nulla
verrebbe aggiunto allo stipendio di insegnante in godimento al
momento della nomina, il risparmio annuale sarebbe di circa 300
milioni di euro Corrispondono allo stipendio annuale di 12.000
docenti; quindi, 12.000 precari rimangono senza lavoro perché 8.000
dirigenti scolastici debbono “spendere” gli spiccioli del fondo
d’istituto ormai ridotto “al lumicino”.
Marina Boscaino, di
fronte all’ultima delle “trovate” del ministro Profumo (sue o di
chi, oltre a quella delle “24 ore” del preside Luciano Giorgi di
Cisliano, osannato dall’Asasi?), ha ricordato che “il tema, almeno
dal
Da parte sua,
Vincenzo Pascuzzi ci propone la lettura di un intervento, il cui
titolo è emblematico (“La scuola italiana viene suicidata”) di
Bianca Fasano, un’insegnante che evidenzia lo svolgersi di “una non
molto oscura manovra per delegittimare il corpo insegnante
italiano”, operando in modo da farlo “conoscere e apprezzare” (le
virgolette servono a chiarire la malafede di chi, offendendo
gravemente le insegnanti e gli insegnanti, quanto meno da maleducato
si esprime contro le e i docenti) “quali incapaci, svogliati, dediti
a tre mesi di vacanze estive, pagati troppo bene per poche ore di
lavoro, quindi da disprezzare, delegittimare, sottopagare, offendere
… ecc.”. Ed esplicita che si tratta di “un gioco al massacro”,
nella scuola dei “banchi e delle sedie rotte, delle mura gocciolanti
umido, delle lavagne vecchie, delle fotocopiatrici eternamente rotte
… ecc.”. Una scuola nella quale la retribuzione dei docenti
corrisponde a un massimo di 48.000 euro dopo 35 anni di servizio”
quando in Europa, per esempio in Finlandia, giunge fino a 61.000
euro dopo 16 anni di servizio”.
Inoltre, così da
parte di Vincenzo Pascuzzi, nella sua puntuale critica a un
intervento di Andrea Gavosto (FGA), che mette a confronto la scuola
della Germania e la scuola dell’Italia, “in Germania l’ora di
lezione è – dicono – di 45 minuti e non di 60; per cui le 20 ore di
lezione tedesche valgono 900 minuti, mentre le 18 ore italiane
valgono 1.080 minuti: in percentuale + 20%”.
D’altra parte,
leggendo sul sito aetnanet (“La pagliacciata delle elezioni delle
RSU nelle scuole”, apparso mercoledì 1 febbraio 2012, ore 18:32:24
CET, a firma del preside Salvatore Indelicato, dell’ITI “Cannizzaro”
di Catania), si può rilevare che nella scuola italiana ci sono
dirigenti scolastici che, esprimendosi contro gli insegnanti e le
organizzazioni sindacali (“casta sindacale”), chiamano
“pagliacciata” (anzi, “un falso ideologico”, “una truffa”) le
elezioni delle Rsu nelle scuole, considerando la rsu un ulteriore
organismo per sua natura conflittuale e tale da esasperare gli
animi, da aumentare il numero delle riunioni inconcludenti e da
sprecare per niente e per nulla la quantità di carta e di tempo
impiegata, considerando la scuola un luogo “dove innestare una finta
conflittualità” a tempo indeterminato (anzi, “perenne”) “che poi si
incentra quasi tutta nella ripartizione a pioggia” dei “pochi euro
assegnati alle scuole”, “spiccioli ormai ridotti al lumicino”.
Aggiungendo – forse
perché non sufficientemente informati in ordine ai principi generali
dell’ordinamento giuridico per quanto concerne la gerarchia delle
fonti (il rapporto tra la normativa vigente, cioè il vigente
contratto collettivo, ovvero la vigente disciplina contrattuale, e
un nuovo decreto legislativo) – che l’art. 6 del Ccnl,
impropriamente qualificandolo “vecchio” e affermando che prevedeva
“una serie di assurdi accordi e di concertazioni con la rsu”, “è
stato abrogato” e che “in ultima istanza non residuano che compiti
di esclusiva informazione”.
Ma non è
affatto vero, perché il “vecchio” Ccnl è tuttora vigente (art. 1,
comma 4, e dovrebbe essere assolutamente noto ai dirigenti dello
Stato), tant’è che la
magistratura del lavoro si è espressa a tal proposito, in conformità
ai principi generali dell’ordinamento giuridico concernenti la
gerarchia delle fonti, annullando la sanzione disciplinare della
“multa di quattro ore di retribuzione” inflitta da un d.s. a un
lavoratore appartenente al personale ata, perché, sebbene presente
nell’art. 93, comma 1, lettera c del Ccnl tra le competenze del
dirigente scolastico, non era stata prevista e sancita dal
d.lgs.165/2001.
Sulla gerarchia
delle fonti, Polibio interverrà con uno o più di uno dei suoi
prossimi articoli, trattando nei suoi aspetti una vicenda pugliese
concernente una raffica, senza interruzione, di procedimenti
disciplinari (complessivamente 7, seguiti, senza interruzione, da
altrettante sanzioni disciplinari corrispondenti a 60 giorni di
sospensione dal lavoro e dalla retribuzione) nei confronti della
dsga di un istituto scolastico di Foggia (sospensioni dal lavoro e
dalla retribuzione fino a dieci giorni che erano e continuano a
essere di esclusiva competenza del direttore generale regionale),
nonché sugli aspetti di un’altra vicenda che ha riguardato, nella
stessa regione, il dsga di una scuola di Torremaggiore, addirittura
“trasferito d’ufficio”, per incompatibilità ambientale, in una
scuola parecchio distante dal proprio comune di residenza e di
lavoro, nonostante si trattasse di un rsu eletto con ampia
maggioranza di voti; poi reintegrato, a seguito di ricorso
presentato alla magistratura, nel posto di lavoro presso la scuola
di Torremaggiore, così come disposto dal Tribunale di Foggia,
Sezione Lavoro e Previdenza, che, con ordinanza pronunciata, ha
ordinato l’immediato reintegro del dsga nel posto di lavoro a
Torremaggiore. Il dsga, per ottenere il risarcimento del danno
patrimoniale e non patrimoniale subito (quest’ultimo indicato come
parecchio grave), ha presentato circostanziato e documentato ricorso
alla magistratura, ed è in attesa della sentenza.
Eppure si può anche
trattare di dirigenti scolastici la cui retribuzione tabellare, di
posizione (parte fissa e parte variabile) e di risultato raggiunge e
supera anche di molto gli ottantamila (80.000) euro, ma anche i
centomila (100.000) euro – che sono molti per “gestire” una scuola
con 700 o 1.100 alunni, e con un centinaio di persone tra docenti e
personale ata –, a cui si aggiungono altri emolumenti (la cui
quantità andrebbe puntualmente accertata unitamente ai bilanci delle
associazioni e dei consorzi di scuole autonome statali) provenienti,
negli istituti scolastici, da finanziamenti esterni (regionali,
nazionali ed europei) e, personalmente, da lezioni per conto terzi a
pagamento, derivanti, tra l’altro, da preparazioni (le rette per
frequentare i corsi di preparazione organizzati dalle associazioni
sono corrisposte dagli iscritti) ai concorsi per dirigente
scolastico, per insegnante, per l’accesso dei laureati ai corsi
abilitanti universitari, ecc. Ferme restando le modalità di
ripartizione dei cosiddetti “pochi euro assegnati alle scuole”, di
quegli spiccioli ormai ridotti al lumicino, e chi sono i destinatari
di quei pochi euro e di quegli spiccioli ridotti al lumicino.
Invece di “fare
cassa” riducendo, anche di molto, il numero dei docenti, e
conseguentemente aggravando la condizione ormai disastrosa e
disastrata che purtroppo caratterizza negativamente il sistema di
istruzione, la formazione degli studenti e il nostro Paese nel
contesto europeo, sarebbe il caso di ridurre il numero dei direttori
generali e dei dirigenti del Miur in servizio al ministero
dell’istruzione a Roma, negli uffici scolastici regionali e in
quelli provinciali. Nel sito del ministero sono presenti le tabelle
delle “retribuzioni annue lorde dei Dirigenti del Ministero
dell’istruzione, dell’università e della ricerca”. Tre sono i capi
dipartimento: Biondi, Liberali e Stellacci. Rispettivamente, il
totale annuo lordo comprendente lo stipendio tabellare e le diverse
retribuzioni (di posizione e di risultato) è, arrotondando, di
252.000.204.000, 237.000 euro. I direttori generali sono 27. La
spesa, per totale annuo lordo, è di circa 3 milioni e 725.000 euro.
I dirigenti sono 149. La spesa, per un totale annuo lordo,
individualmente variabile tra 70.000 e 158.000 euro, è di 15 milioni
di euro. Ma non è finita, perché ci sono anche 65 “dirigenti a tempo
determinato”, 22 dei quali sono dirigenti scolastici (la spesa,
sempre per totale annuo lordo, individualmente variabile tra 70.000
e 155.000 euro, prevalentemente tra 80.000 e 110.000 euro, ammonta a
6.300.000 euro. Il totale fa 25.718.000 euro. Corrispondono allo
stipendio (annuo lordo) di 1.000 insegnanti. A parte la presenza dei
22 dirigenti scolastici che, ovviamente, non si trovano affatto a
scuola, cosicché gli istituti nei quali dovrebbero svolgere la loro
funzione sono affidati in reggenza ad altri dirigenti scolastici.
E le reggenze sono
parecchie, cosicché hanno un costo aggiuntivo che viene incassato
dai dirigenti che le ottengono (anche più di una). Capita anche che
la scuola affidata in reggenza sia addirittura parecchio distante
(anche molte decine di chilometri) da quella contrattualmente
assegnata al preside che assume anche la funzione di reggente in
un’altra scuola. E la spesa paradossalmente aumenta perché la
reggenza non è stata affidata nello stesso comune al preside della
scuola più vicina a quella da affidare in reggenza. E non accade
nemmeno nel caso di comuni viciniori separati dalla linea di confine
amministrativo, ma sostanzialmente contigui e con espansione
abitativa fino a risultare evidente la prosecuzione territoriale,
senza interruzione, dei due comuni interessati. Inoltre, nonostante
l’indennità di reggenza (con o senza diritto alla “trasferta”?),
l’orario settimanale di servizio non sembra che vari, cosicché il
preside è presente nella scuola in reggenza e conseguentemente è
assente nella scuola di titolarità (e viceversa).
Se il fondo
d’istituto è costituito da “briciole”, da “spiccioli” di euro da
“ripartire a pioggia” (ma sembra che “qualcuno” sia stato e sia
particolarmente “beneficiato” dalla “pioggia”), cosa ci stanno a
fare (anche perché ci sono le funzioni strumentali, che tuttavia non
dovrebbero essere assegnate per più di due anni scolastici
consecutivi alla stessa persona, a svolgere attività che sarebbero
di competenza del dsga e degli assistenti amministrativi, nonché dei
collaboratori scolastici) due collaboratori del dirigente
scolastico, uno dei due con funzione di “vicario” del d.s., entrambi
retribuiti con somme variabili da una scuola all’altra attinte dal
fondo d’istituto ridotto alle “briciole”? Se si tratta di
“briciole”, di “spiccioli di euro”, sostanzialmente di “miserie” a
costituire il fondo d’istituto, non sarebbe il caso di eliminare una
tale vergogna e destinare le “briciole”, gli “spiccioli di euro” e
le “miserie” del fondo d’istituto, per esempio, per pagare gli
insegnanti (interni o precari esterni) che svolgono attività
didattiche nelle classi i cui alunni resterebbero (come di fatto già
da tempo restano) in aula, magari a giocare a carte, oppure
uscirebbero dalla scuola prima del tempo? D’altra parte, e
l’idea è certamente balzana e di gravissima responsabilità per il
dirigente che di conseguenza agisce, c’è chi fa “ricorso”
all’autorizzazione generica e futura da parte dei genitori
dell’alunno (e pertanto è del tutto priva di validità, oltre a far
risultare evidente l’inadempienza della pubblica amministrazione in
ordine alla tutela dei minori) per l’uscita del figlio dalla scuola
prima del tempo perché non c’è nessun docente a svolgere l’attività
didattica giornaliera prevista e programmata nell’apposito
calendario. Quei genitori hanno firmato un’autorizzazione che,
trattandosi di minori, è un atto giuridicamente inesistente. La
responsabilità disciplinare, amministrativa, civile, penale grave
sul dirigente scolastico e su coloro (componenti del Consiglio
d’istituto, rsu, docenti e non docenti) che non intervengono per far
rimuovere gli obbrobri giuridici.
Di fronte
all’istruzione lasciata alla deriva, a un sistema scolastico
caratterizzato da crepe e da inadempienze della pubblica
amministrazione, i docenti delle singole istituzioni scolastiche,
per difendere la scuola pubblica e la dignità professionale di tutto
il personale “ancora una volta umiliata e mortificata da misure che
hanno come unico scopo quello di tagliare risorse in un settore
fondamentale della vita sociale e culturale italiana”, hanno tutto
il diritto “di rassegnare le dimissioni da tutti gli incarichi non
obbligatori, ossia non previsti dal Ccnl”, astenendosi “dallo
svolgimento” di determinate funzioni, perché “prendere di mira la
scuola pubblica e il lavoro del personale scolastico per scopi di
bilancio significa mettere in discussione l’intero sistema formativo
italiano” (vd, in quanto apprezzabilissimo, “il documento dei
docenti della scuola secondaria di 1° grado ‘C. Guastella’ di
Misilmeri (PA)”, inviato dai docenti e dal personale ata al
dirigente scolastico, postato il 13 novembre 2012 su retescuola e su
altri siti internet).
Polibio informa i suoi lettori che darà
comunicazione in ordine all’attivazione del sito
http://www.polibio.net, attualmente
in fase ultima di costruzione, nel quale saranno postati, oltre a
essere postati sui siti che attualmente li accolgono, tutti gli
articoli personali e quelli di chi, dopo averne fatto richiesta, ha
ottenuto il permesso di postarli. Nel sito saranno postati tutti gli
articoli scritti da Polibio dal luglio 2010 all’ottobre 2012, nonché
quelli, di volta in volta, successivi. |