economia

Tredicesime più leggere
La Cgia: 46 euro in meno

Un reddito lordo di 20.600 euro si troverà una decurtazione di 21

 La Stampa, 3.11.2012

ROMA

Brutte notizie sotto l’albero di Natale per i lavoratori dipendenti: rispetto al 2011, la tredicesima rischia di essere più leggera. La Cgia di Mestre calcola che un operaio specializzato, con un reddito lordo annuo di poco superiore ai 20.600 euro, si troverà con una decurtazione di 21 euro, mentre un impiegato, con un imponibile Irpef annuo leggermente superiore ai 25.100 euro, perderà 24 euro. Andrà ancora peggio ad un capo ufficio, con un reddito lordo annuo di quasi 49.500 euro, che percepirà una tredicesima sgonfiata di 46 euro.

Per evitare che lo shopping natalizio si riveli un flop annunciato viene lanciata la proposta al governo di detassare una quota parte della tredicesima. «È vero che le risorse sono poche - spiega il segretario degli Artigiani Giuseppe Bortolussi - ma un taglio del 30% dell’Irpef potrebbe costare alle casse dello Stato tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro. Un mancato gettito che, probabilmente, potrebbe essere coperto attraverso un’attenta razionalizzazione della spesa pubblica. Per contenere ancor più la spesa, si potrebbe concentrare la detassazione solo sui redditi più bassi». Un eventuale taglio del 30% dell’Irpef che grava sulle tredicesime lascerebbe nelle tasche di un operaio 115 euro in più, 130 euro in quelle di un impiegato e oltre 315 euro in quelle di un capo ufficio.

Sembra tirare un’aria migliore tra le aziende straniere e quelle «in rosa», meno schiacciate delle altre a conti fatti dalla pressa della crisi economica. Secondo uno studio della Confesercenti, nei primi nove mesi di quest’anno le aziende individuali con titolari provenienti dai Paesi extraeuropei sono cresciute di 13.000 unità, mentre le altre sono diminuite di 24.500 unità. Per gli immigrati, dunque, la microimpresa è ancora una scommessa vincente. Nel secondo trimestre 2012 le imprese individuali straniere erano circa 300 mila, 18 mila in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una variazione tendenziale del +6,6% e una crescita del peso sul totale delle imprese individuali di più di mezzo punto percentuale.

A resistere tenacemente alla bufera della recessione sono anche le aziende `in rosa´. In questo caso il successo è dato dalla sostanziale tenuta nella dinamica anagrafica delle imprese gestite da donne. Tra settembre 2011 e settembre 2012, in base alla rilevazione di Unioncamere, a cedere il passo sono state solo 593 unità (pari a -0,04%), a fronte delle 29.911 aziende cessate a livello nazionale.