Il 5, 6 e 7 marzo la scuola vota
la propria rappresentanza sindacale unitaria

 La Tecnica della Scuola, 4.3.2012

Il 5, 6 e 7 marzo il personale della scuola eleggerà i propri rappresentanti sindacali sul luogo di lavoro. Tutte le sigle hanno presentato le proprie liste e a un sommario sguardo sembra proprio che la battaglia per ottenere la rappresentanza si stia facendo abbastanza accesa. Si ricorda che le elezioni in una scuola sono valide se vota il 50% più uno degli aventi diritto. Le indicazioni operative.

Indicazioni operative Già da 8 giorni la Commissione elettorale avrebbe dovuto affiggere all'albo la comunicazione rivolta a tutto il personale delle singole istituzioni, indicando il luogo (o i luoghi) e gli orari per esercitare il diritto di voto. La stessa commissione, oltre a munire il seggio del materiale necessario, individua il presidente, mentre i due scrutatori sono indicati dai presentatori delle liste. Appare inutile ricordare che il voto è segreto, mentre gli elettori, per essere ammessi al voto, dovranno esibire un documento oppure essere riconosciuti da almeno 2 degli scrutatori che lo metteranno a verbale. La scheda, che comprende tutte le liste inserite in ordine di presentazione, dovrà essere firmata dai componenti del seggio e consegnata all'atto della votazione a ciascun elettore che firmerà nell'elenco per confermare la propria partecipazione. Le preferenze esprimibili sono due nelle scuole con più di 200 dipendenti e una in quelle con numero inferiore. Le liste con i candidati dovranno essere affisse alle entrate del seggio e gli elettori trascriveranno i nominativi dei candidati prescelti nell'apposito spazio previsto sulla scheda elettorale in corrispondenza della lista votata. Se tuttavia per un verso tutte le organizzazioni sindacali invitano al voto e alla partecipazione democratica per la scelta della rappresentanza nelle scuole, da altri ambienti si invita a disertare il voto con delle motivazioni talvolta pure importanti ma che fanno da supporto ed eco al sopprimendo decreto Brunetta che ne voleva la soppressione, giudicandolo inutile, farraginoso e di esclusivo interesse dei sindacati.