il caso
Gite: sono superate, dice l'esperto
Un'intervista a Rosario Drago, una vita a occuparsi di gite,
era presente alla firma della circolare ministeriale che le regola
Flavia Amabile La Stampa,
15.3.2012
«Le gite scolastiche? Le vuole un prof
su dieci e le scuole non hanno più nulla di interessante da
offrire».
Rosario Drago ha trascorso buona parte della sua vita a occuparsi di
gite scolastiche. Ora è membro onorario dell’Adi, l’associazione
Docenti Italiani, ma fra i numerosi incarichi oltre ad essere stato
prof e preside era anche fra i presenti alla firma da parte di
Sergio Mattarella, a quei tempi ministro, del primo testo
omnicomprensivo che regolava i viaggi d’istruzione in Italia.
Perché le gite sono in calo?
«Il calo è dovuto innanzitutto a motivi economici. Le gite alle
superiori costano molto, i ragazzi più diventano grandi più chiedono
mete lontane e notti fuori casa. E poi il sistema di responsabilità
civile è molto più pesante per i docenti italiani che per quelli di
altri Paesi. Dunque gli insegnanti, se possono, evitano di
accompagnare i ragazzi. E’ anche aumentata l’età media dei
professori, in pochi ormai hanno voglia di trascorrere le loro notti
ad inseguire gli studenti sui balconi degli alberghi».
A quell’età sono tutti degli
scalmanati
«Gli italiani di più. Le nostre scuole sono le uniche a cui viene
richiesta la tassa di sicurezza dagli alberghi stranieri».
In Italia però le gite sono più sicure, l’ha confermato anche il
ministro della Salute.
«Purtroppo è la conseguenza di una tragedia, anzi due: a pochi
giorni di distanza due incidenti a pullman di studenti in gita
convinsero il governo a prevedere norme molto precise per
regolarizzare il settore».
Quali sono?
«Tanto per fare un esempio, le ditte di trasporto devono presentare
una serie infinita di documenti. Ma non solo: in caso di lunghe
distanze devono avere due autisti, si può guidare un massimo di 9
ore al giorno e 56 ore settimanali e sono previste soste
obbligatorie per il riposo. Non si può circolare di notte o fornire
automezzi senza assicurazione».
Di anno in anno però diventa
sempre più difficile trovare dei prof che vadano in gita.
«Sei su dieci ormai sono del tutto contrari e non
c’è argomento in grado di far cambiare loro idea. La sentenza della
Cassazione che carica ogni responsabilità in caso di problemi sulle
scuole è un errore perché paralizza l’autonomia che dovrebbe essere
invece il filo conduttore dell’educazione. La verità è che le gite
scolastiche rispondono ad un’esigenza che non è più così avvertita,
quella di viaggiare. Quando furono istituite si rivolgevano a
studenti che in gran parte non avevano mai lasciato la loro città o
il loro paese. Ora tutti hanno visto tutto. O, almeno così credono.
La scuola deve riuscire a mostrare i luoghi in modo diverso
altrimenti meglio non partire».