Quasimodo fuori dai programmi? di R.P. La Tecnica della Scuola, 27.3.2012 Secca replica del Ministro alle voci degli ultimi giorni sulla cancellazione di autori importanti del Novecento letterario. Profumo ricorda (ma ce n'era bisogno?) che le scuole sono autonome e che ai docenti è garantita la libertà di insegnamento. “Sciascia e Pirandello fuori dai programmi? Notizia del tutto infondata”: il Minstro dell’Istruzione Profumo risponde così alle polemiche degli ultimi giorni secondo cui nei programmi dei licei non ci sarebbe più posto per importanti autori del Novecento italiano. Le spiegazioni del Ministro sembrano per la verità piuttosto convincenti: è vero che nei programmi vengono citati i nomi di alcuni autori della letteratura italiana del secolo scorso, ma si tratta semplicemente di esempi, per di più riferiti al secondo Novecento a cui spesso il Ministero stesso è stato accusato di non dare il giusto rilievo. Il Ministro sottolinea anzi che non si è voluto a suo tempo fornire una lista di autori, che peraltro non sarebbe potuta essere esaustiva in ogni caso e che “le Indicazioni favoriscono la sperimentazione e lo scambio di esperienze metodologiche e valorizzano il ruolo dei docenti e delle autonomie scolastiche nella loro libera progettazione”. Le Indicazioni si limitano volutamente all’“essenziale” in modo da consentire a ogni insegnante di costruire un percorso di studi nella piena libertà del proprio ruolo. D’altronde, conclude il Ministro, questa impostazione ha avuto l’avallo di studiosi di indubbia competenza come Francesco Sabatini, Nicoletta Maraschio e Luca Serianni. Questa polemica ricorda quella che si era sviluppata all’epoca del Ministro Moratti accusata di aver cancellato dai programmi niente meno che Darwin e la teoria dell’evoluzione. Ma ci sembra che chi polemizza su questioni di questo genere dimentica due punti essenziali: innanzitutto che la scuola, nell’ambito della propria autonomia didattica riconosciuta già con il Regolamento del 1999, può (anzi deve) definire un proprio curricolo che tenga anche nella debita considerazione le esigenze e le caratteristiche del territorio e che la libertà di insegnamento consente a ciascun docente di selezionare ulteriormente gli argomenti di studio. Il dato strano è che spesso polemiche di questo genere vengono sollevate proprio da chi rivendica autonomia didattica per la scuola e libertà di insegnamento per i docenti: che è esattamente ciò che accadde all’epoca della Moratti che venne attaccata sulla mancanza di Darwin nei programmi proprio da quegli stessi movimenti che, in nome della autonomia, rivendicavano il diritto di non attivare il tutor o gli anticipi nella scuola dell’infanzia. |