Vertecchi a Tuttoscuola Tuttoscuola, 28.3.2012 “L’Italia non è la Francia, dove i programmi sono stati predisposti con l’esplicito intento di consentire agli alunni di imparare quasi tutto in classe. Da noi gli alunni della scuola primaria stanno a scuola per meno tempo, e ciò che si apprende in classe deve essere integrato da un impegno di studio extrascolastico”. Benedetto Vertecchi, ordinario di pedagogia sperimentale all’università di Roma 3 e già presidente dell’Invalsi, così risponde alla domanda rivoltagli da Tuttoscuola sulle iniziative anti-compiti a casa in corso in Francia. A suo giudizio la situazione della scuola primaria italiana, con la parziale eccezione delle scuole a tempo pieno, non consente, almeno per ora, di realizzare in classe gli obiettivi di apprendimento stabiliti nelle ‘Indicazioni nazionali’. Dunque serve una equilibrata distribuzione del tempo dedicato allo studio tra scuola e casa. L’argomento è dibattuto. La psicologa Silvia Vegetti Finzi, per esempio, sostiene che a partire dalla terza elementare sia impossibile non assegnare compiti a casa, ma che essi “dovrebbero essere ridotti all’essenziale in modo che i bambini li eseguano presto e da soli”, senza essere assillati da genitori ansiosi (intervista al Corriere della Sera di oggi). In Europa si discute di come alleggerire i compiti a casa. Opposto è l’orientamento prevalente nei Paesi dell’Estremo Oriente, dove invece, con l’accordo dei genitori, si studia a casa (soprattutto nelle scuole medie e superiori) per un numero di ore da noi impensabile, per un totale che può raggiungere, come in Giappone, le 60-70 ore.
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