Lettere, commenti & idee La piramide rovesciata della disciplina Corrado Augias la Repubblica, 29.3.2012 Caro Augias, le racconto un episodio. Al rientro da un soggiorno-studio all'estero una docente ha ritenuto“incivili” alcuni atteggiamenti dei ragazzi, e seguendo il suo dovere di formatrice oltre che d'insegnante, l'ha segnalato ai genitori inviando loro una nota disciplinare. Il padre-avvocato di uno dei ragazzi si è infastidito a tal punto da attaccare l’insegnante con offese scritte ed orali. Ha ritenuto esagerata la nota disciplinare sostenendo che “mancare di rispetto ai prof, non salutare, non ascoltare, essere strafottenti e maleducati, non fare la coda quando richiesto” (...in Inghilterra, poi...) non siano da considerare “comportamenti incivili”, ma pazzie mentali della sola docente, contro le quali “ricorrerà nelle sedi più opportune”. Genitori di questo tipo li considero profondamente “incivili”, quindi non mi meraviglio che anche i figli seguendo il loro esempio per conseguenza lo siano. Episodi così sono sempre più frequenti, alcuni genitori esercitano il loro “potere” lanciando minacce ed improperi a professori e dirigenti scolastici. Per il quieto vivere e per non avere fastidi in tribunale, molti docenti ormai evitano di scrivere note disciplinari o perfino di riprendere il figlio di qualche ‘potente’. Ma perché un docente è costretto a difendersi da queste persone quando ha fatto semplicemente il suo dovere?
Lettera firmata L’insegnante che ha scritto chiede che la lettera non sia firmata dato che il suo dirigente scolastico (sarebbe il preside, credo) potrebbe risentirsi con lei. Particolare curioso, la lettera viene da Udine. Pochi giorni fa Marco Lodoli, intervenendo su questo giornale, metteva in guardia dagli eccessi di difesa di cui danno prova genitori iperprotettivi pronti a mobilitarsi anche quando i loro rampolli andrebbero invece redarguiti o addirittura puniti. Mi si lasci dire la patetica frase: come accadeva un tempo. Più volte, anche di recente, le cronache si sono dovute occupare di casi letteralmente grotteschi in cui genitori inferociti hanno interrotto una partitella tra adolescenti perché l’arbitro aveva fischiato una punizione al proprio figlioletto. Questi atteggiamenti sono sintomo di una doppia gravissima carenza. Rivelano da una parte l’arroganza di un genitore evidentemente maleducato che ha dunque trasmesso (inculcato?) al suo rampollo per forza di esempio la propria rudimentale civilizzazione. C’è però un altro aspetto forse ancora più grave. Sentirsi protetti e giustificati dai genitori anche di fronte a comportamenti ‘incivili’, impedisce ai ragazzi (qui si parla di un giovanotto di 17 anni), di imparare ad assumersi le proprie responsabilità, in definitiva di apprendere l’arte più difficile che è, come diceva quel sant’uomo di Bertolt Brecht, l’arte della vita. CORRADO AUGIAS |