Una nuova primavera di Marina Boscaino da MicroMega, 31.3.2012 Gridare insieme rende l’urlo più forte. Ed è così che durante lo scorso fine settimana, a Bologna e in molte città italiane genitori, insegnanti, studenti e ricercatori dei luoghi più diversi d’Italia hanno dato vita ad una convincente mobilitazione, interessante per qualità e quantità, che ci dice che qualcosa (forse) sta cambiando. Leggete le parole di quell’urlo. Sono stati creati per l’occasione un’associazione con l’ambizione di raccogliere le idee e le energie di tanta parte del mondo della scuola che oggi si trova a battersi in condizioni di solitudine, impotenza e separatezza. Sono al VI ministro (Berlinguer, De Mauro, Moratti, Fioroni, Gelmini, Profumo) nel corso della mia vita professionale. Conosco tanti che ne hanno intercettati alcuni di più (fino al punto da averne probabilmente dimenticati persino i nomi) e che, nonostante ciò, continuano (continuiamo) a credere che valga la pena battersi per la scuola della Costituzione, la scuola dello Stato. Lo facciamo quotidianamente nelle nostre scuole e nelle aule delle nostre scuole; lo facciamo (lo abbiamo fatto) fuori, nell’esercizio quotidiano di cittadinanza consapevole; lo facciamo (lo abbiamo fatto) nelle piazza delle manifestazioni che negli ultimi 15 anni hanno costellato la nostra esistenza: tante, partecipate, povere, disertate, oceaniche (ricordate il 30 ottobre 2008, a Roma?), ristrette ma significative, deludenti, entusiasmanti. Una giornata di mobilitazione generale e nazionale come quella promossa dall’Urlo della Scuola non può che riaccendere la speranza, rinfocolare la convinzione. Il sito dell’Urlo ha raggiunto negli ultimi 10 giorni 61mila accessi e 16.500 visitatori. Le adesioni individuali sono state oltre 2600, 280 quelle collettive. Il mondo della cultura ha risposto in maniera massiccia, in una rinnovata alleanza che negli ultimi anni ha lasciato un po’ a desiderare. Le iniziative sono state molte, con contributi a cura degli stessi partecipanti che potranno direttamente essere visionati sul sito. Il 23 si è tenuta a Bologna, la città centro nevralgico della protesta, la Convenzione nazionale per la Scuola Bene comune: pubblica, capace, accogliente; che ha pubblicato una Carta dell’Urlo. Un documento prezioso e integralmente condivisibile, leggere il quale ci ricorda tristemente come anni di usura della democrazia e di disattenzione al dettato costituzionale abbiano reso alcuni principi enunciazioni formali disattese continuamente dalla pratica quotidiana. Con maggiore forza, allora, è il caso di rilanciare quei principi, di ribadirli, di rinfrescarli nelle memorie, nelle pratiche, nelle aspettative per un futuro di civiltà e di equità.
1. La scuola pubblica
statale è un bene comune, come l’acqua.
2. La scuola pubblica
statale è il primo e massimo presidio democratico in grado di
assicurare uguaglianza di opportunità nella formazione delle nuove
generazioni. E’ la condizione essenziale affinché cittadini
consapevoli, competenti e coscienti dei propri diritti e dei propri
doveri possano confrontarsi alla pari con le migliori tradizioni
formative internazionali ed essere protagonisti domani di una
civile, intelligente “nuova primavera” della comunità globale. 3. L’inequivocabile processo di privatizzazione della scuola pubblica statale è inaccettabile. I presagi di Piero Calamandrei stanno diventando realtà. Già oggi non una sola scuola sarebbe in grado di aprire i battenti senza i contributi “volontari” delle famiglie. La Convenzione insieme alla Costituzione considera tale processo anticostituzionale a partire dagli art. 3, 33 e 34 della nostra Carta Fondamentale, i quali disegnano una scuola dell’obbligo pubblica, laica e gratuita.
4. Il sostegno
finanziario statale alle scuole paritarie private è
anticostituzionale. La Convenzione chiede la soppressione della
Legge 10 marzo 2000, n. 62 che da anni aggira furbescamente il
dettato dell’art 33 della Costituzione: “Enti e privati hanno il
diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri
per lo Stato”.
5. E’ senza dubbio
dimostrata la correlazione fra qualità della formazione e qualità
della vita civile, culturale e produttiva di un paese. La
Convenzione ritiene che i finanziamenti per la formazione scolastica
e universitaria in relazione al Pil debbano essere almeno pari alla
spesa media europea e che l’obbligo scolastico debba essere portato
a 18 anni di età.
6. Gran parte degli
edifici scolastici italiani sono inadeguati e insicuri mentre gli
insegnanti sono fra i peggio trattati d’Europa. E’ dimostrato da
tutte le ricerche internazionali che là dove si garantisce agli
insegnanti dignità economica e condizioni di lavoro adeguate, là
dove viene privilegiata la relazione tra gli insegnanti e tra
insegnanti e studenti, là dove viene privilegiato il percorso di
apprendimento, la qualità dell’insegnamento e dei risultati ne trae
un sostanziale vantaggio.
7. E’ proprio nei
momenti di crisi che paesi più lungimiranti del nostro per essere
credibili, per attrarre investimenti, per progredire, per fare
innovazione e depositare brevetti internazionali, per trattenere i
migliori cervelli, investono in formazione scolastica, università e
ricerca. Si auspica che l’Italia diventi un Paese lungimirante. La
Convenzione chiede alla Politica di considerare la formazione
scolastica non una spesa sociale ma un investimento strategico per
il futuro del Paese e delle persone che lo abitano oggi, come per
quelle che lo abiteranno domani. 8. Due leggi di iniziativa popolare sostenute dalle firme di centinaia di migliaia di cittadini giacciono ignorate nei cassetti polverosi del Parlamento: “Per una buona scuola per la Repubblica” e “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”. Le due Leggi propongono un’idea organica di governo di due beni comuni cruciali per il benessere sociale: il sistema scolastico e le risorse idriche. Ci chiediamo e chiediamo, è accettabile che la partecipazione popolare alla formazione delle leggi – prevista dalla Costituzione – sia a tal punto svilita da restare senza ascolto e senza risposta? La Convenzione chiede che le due proposte di legge vengano immediatamente messe in discussione in Parlamento con il coinvolgimento dei due Comitati Promotori. Si propone infine di intraprendere un’azione comune per dare concretezza alle due proposte di legge. 9. La Convenzione, consapevole dell’esperienza maturata in tatti anni di governi e di politiche miopi e senza visione, si impegna in modo solenne ad opporsi con determinazione ad ogni tentativo di demolizione, impoverimento indebolimento dei principi e delle condizioni indicate in questo decalogo. 10. Per diffondere e sostenere questi principi essenziali la Convenzione, oggi 24 marzo 2012, decide di offrire una casa comune, un’Associazione diffusa, denominata “una nuova primavera per la scuola pubblica”; di dotarsi di una mailing list nazionale, denominata “la rete dei sensibili” e di un “quaderno di lavoro” pubblico accessibile dalla rete. Strumenti di lavoro utili per discutere, proporre, interrogarsi sul “che fare” per l’istruzione pubblica oggi domani e dopodomani. Infine si propone di rendere permanente la “Convenzione nazionale per la scuola Bene Comune.
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