Università, sempre meno immatricolati: di A.G. La Tecnica della Scuola, 12.3.2012 Il declino, pubblicato nell'XI rapporto del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, è stato subito stigmatizzato dagli studenti: un dato che dovrebbe far saltare sulla sedia il Governo e la politica degli ultimi sei anni. L’Udu accusa, in particolare, le gestione Gelmini. Continua il declino delle iscrizioni universitarie: si conferma il calo costante registrato negli ultimi sei anni, ma soprattutto per la prima volta, dopo tre decenni, nel 2011-2012 il numero degli immatricolati negli atenei italiani è sceso sotto il 60% del totale dei diplomati dell'anno precedente. Il declino delle matricole, pubblicato nell'XI rapporto del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario italiano, è stato subito stigmatizzato dagli studenti universitari. "Questa drammatica fotografia del nostro Paese – ha detto Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'Unione degli Universitari - dovrebbe far saltare sulla sedia il Governo e la politica tutta da sei anni a questa parte". Secondo Orezzi basta leggere i dati dello stesso Miur o quelli delle indagini di Almalaurea: "l'Italia ha una media di laureati nella fascia da 30-34 anni 14 punti percentuali inferiore alla media Ue e ha un percorso del tutto in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei. Le cause sono da ricercare proprio nelle scelte politiche fatte nel nostro Paese: i tagli al mondo dell'istruzione fatti dall'ex ministro Gelmini ma soprattutto i tagli del 95%, sempre a firma dell'ex ministro, al sistema di diritto allo studio, già il meno finanziato d'Europa, hanno portato ad avere insormontabili ostacoli sociali sulla strada universitaria di uno studente italiano". Per il rappresentante degli studenti gli effetti dei tagli sono sotto gli occhi di tutti: "la Gelmini taglia in 3 anni un miliardo di euro nell'Università e i rettori italiani alzano le tasse dei singoli atenei per coprire il buco di bilancio con i soldi degli studenti e delle loro famiglie. Il tutto con un diritto allo studio che non garantisce la copertura di quasi il 30% degli idonei per merito e reddito alla borsa di studio, unico Paese dove la Costituzione prevede un diritto che per mancanza di fondi non si può garantire". Secondo Orezzi sarebbe dunque "da folli pensare di poter arrivare nel 2013 con un fondo per il diritto allo studio di 13 milioni, con Germania e Francia che per la stessa voce spendono circa 2 miliardi di euro. L'Italia, ricordiamolo, terzo Paese europeo con tasse universitarie più alte e con 33 atenei pubblici su 62 che hanno una tassazione fuorilegge perchè troppo alta". Quelle tasse universitarie che la settimana scorsa la Crui avrebbe anche proposto liberalizzare: "ma con che coraggio si fa una proposta del genere davanti alla realtà che tutto il mondo universitario conosce e che questi dati certificano per l'ennesima volta? Questa proposta è una vera pazzia", sentenzia il leader dell’Udu. Che poi conclude amaramente: "Questo sistema universitario sta precipitando in un burrone. Non ci fermiamo a denunciare i rincari delle tasse, è ora di darci un taglio. E' necessario quanto prima ridiscutere il sistema di tassazione prevedendo una diminuzione degli importi e un sistema nazionale e la vera discussione sul diritto allo studio non può che essere la necessità di garantire l'art. 34 della Costituzione e quindi la copertura totale degli studenti idonei alla borsa di studio. Se così non sarà, siamo pronti alla mobilitazione in ogni ateneo e in ogni città". |