Per un’ “education” di qualità Oggi è di moda affermare in teoria che l’istruzione è una priorità: purtroppo, nella pratica, si continuano a ridurre le risorse dimostrando la scarsa attenzione istituzionale per la scuola, l’istruzione e la formazione. Education 2.0 aderisce al Manifesto per la cultura del Sole 24 Ore. di Luigi Berlinguer da Education 2.0, 26.3.2012 Ho apprezzato moltissimo l’iniziativa del “Sole 24 Ore Domenica”. In quella doppia negazione – “niente cultura, niente sviluppo” – c’è una affermazione irreversibile: il valore economico della cultura. Certo, la cultura è un bene in sé, è un fatto di civiltà, una leva insostituibile per la promozione umana: è il nuovo diritto della persona in una moderna società democratica. Ma fa molto piacere, insisto sul punto, sapere che sia sempre più ampia la platea di coloro che sostengono che essa “dia anche da mangiare”. Molti autori e lettori di Education 2.0, che dirigo, impegnata in prima linea sul fronte del rinnovamento educativo, desiderano far convergere un’adesione collettiva all’appello del “Sole”. Oggi è di moda affermare in teoria che l’istruzione è una priorità: purtroppo, nella pratica, si continuano a ridurre le risorse dimostrando la scarsa attenzione istituzionale per l’education. Mentre invece si dovrebbe restituire alle famiglie italiane la fiducia nel fatto di investire nell’educazione dei propri figli. Mi auguro vivamente che l’iniziativa del “Sole” influenzi positivamente le scelte del ministero dell’economia per troppo tempo succube delle politiche dei Chicago boys. In questa opera anche i lavoratori e le imprese dovrebbero concorrere allo sforzo per far crescere il patrimonio professionale del paese. Ma vorrei aggiungere un’altra considerazione. Il sistema educativo italiano è un rilevante patrimonio del nostro Paese, ma oggi esso è invecchiato. Le istituzioni pubbliche non hanno saputo - a differenza di altri Paesi evoluti - sostenere la scuola per tutti. L’impianto educativo da noi è arcaico perché modellato su una tipologia di popolazione studentesca ormai superata. E la quantità, da enorme risorsa, rischia di deprimere la qualità e di aggravare la questione sociale della scuola, come ha sottolineato Armando Massarenti citando l’alto tasso di “analfabetismo funzionale”. Ecco perché una scuola dell’età contemporanea deve cambiare radicalmente il suo impianto educativo, che non può più basarsi esclusivamente sulla trasmissione dei saperi e limitarsi all’apprendimento solo astratto. La nuova cultura, il nuovo umanesimo non possono esser privi, insomma, delle sollecitazioni della curiosità, delle esperienze scientifiche, della creatività nella produzione artistica, soprattutto musicale. L’altra enorme risorsa – e siamo in ritardo nella capacità di utilizzarla a fini educativi - è la tecnologia, che rappresenta una straordinaria opportunità nel passaggio dalla trasmissione unidirezionale (sia essa la cattedra, sia essa la televisione) all’interattività, ovvero alla effettiva centralità dell’apprendimento. Come sarà la scuola tra qualche anno quando la comunicazione didattica tecnologica prevarrà - senza sostituirla, certo - su quella orale e le forme di studio, individuali e cooperative, si moltiplicheranno sul web? L’Italia non deve arrivare ultima in questa rivoluzione, che deve sempre più essere riempita di alti contenuti culturali. Le istituzioni non possono permettersi di correre il rischio di frenare la straordinaria energia del nostro Paese, limitandosi a vivere sulla sola eredità del suo brand migliore. L’entusiasta nostra adesione all’iniziativa non vuole quindi significare unicamente più education. Più istruzione, si, ma rinnovata, per una crescita qualificata e fondata su alte professionalità. La qualità della crescita è la strada per battere la disoccupazione giovanile e la precarietà endemica: al valore primario del lavoro si somma il valore aggiunto di un sapere di qualità per tutti.
ECCO LE PRIME FIRME: |