Le tecnologie raccontate Lavorare con Internet Giovani, preparati
e innovatori: i sei trentenni che hanno vinto la selezione del Miur

Gli e-secchioni
Ecco la classe che modernizzerà la scuola

 a cura di Sara Bicchierini Il Corriere della Sera, 17.3.2012

Tira aria nuova al ministero dell' Istruzione. Negli uffici del ministro Francesco Profumo si parla di scuole tecnologiche, passano i responsabili di Facebook e Google e lavorano sei professionisti giramondo con pochi capelli bianchi ma con una conoscenza nel mondo 2.0 degna della Silicon Valley. Sono i vincitori del bando del Miur, tutti con un dottorato alle spalle e meno di quarant'anni (questi i requisiti essenziali), che affiancheranno Profumo fino a fine mandato. La sfida è sviluppare l'Agenda digitale e modernizzare la scuola italiana. La novità è come sono stati scelti: non l'abituale ricorso a collaboratori di fiducia ma una selezione per titoli e curricula tra quasi seicento candidati.

Un segnale di trasparenza voluto proprio dal ministro. Quattro le aree di competenza: nuovi media, forme innovative per comunicare con i cittadini; E-Government, processi decisionali e servizi pubblici in Rete; open data, banche dati visibili online e disponibili per le applicazioni; social innovation, modelli di sviluppo virtuosi per «città intelligenti». Niente compensi d' oro ma incarichi a progetto da 24-48 mila euro lordi. Ecco le loro storie.

Il pioniere dei «dati aperti» che si ispira a Obama Lorenzo Benussi, 34 anni

Se i dati riguardano tutti, allora sono di tutti. Lorenzo Benussi ci crede da anni. Nato a Verona nel 1977, è un pioniere dell'open data in Italia: nel 2009 ha convinto la Regione Piemonte a creare dati.piemonte.it, il primo portale di dati aperti del Paese. «Un'illuminazione venuta in viaggio, vedendo la campagna elettorale di Barack Obama. Data.gov, la piattaforma web che è un modello nel mondo, è un'idea sua. Papà di due bimbi, ha studiato e vive a Torino. Prima Scienze della Comunicazione poi un dottorato in Economia dell' innovazione e tanta ricerca, tra l'Università di Manchester, l' ateneo torinese e il centro Nexa del Politecnico. Ha codiretto l'OpensourceLab del MultiMedia Park di Torino e, dal 2008, si occupa di sviluppare il web in Piemonte con il consorzio Top ix (Torino Piemonte Internet Exchange). Qualche mese fa ha lanciato come provocazione il concorso Apps4Italy: «Possiamo premiare app che riutilizzano dati, se il Paese non ha dati accessibili?». A sorpresa, la risposta più incoraggiante è arrivata dagli enti pubblici: Comuni e Province della Penisola che hanno messo i loro dati in Rete. Ottimista? «Sì. L' Italia sa di doversi modernizzare ma l' entusiasmo del governo per l' Agenda digitale è un ottimo segnale».

Tra Varsavia e Oxford per il software libero Donatella Solda-Kutzmann, 34 anni

Anche la Rete ha le sue regole. Leccese di Tricase, Donatella Solda-Kutzmann è un' esperta di dati aperti e degli aspetti legali di Internet. Trentaquattro anni, si divide tra Varsavia, in Polonia, dove vive con marito e figlio, il ministero dell' Istruzione e della ricerca a Roma e i corsi di diritto europeo che tiene a Oxford, in Inghilterra. «Ho studiato giurisprudenza a Bari, poi sono andata all' estero - racconta -. Viaggio molto ma faccio ciò che amo». Pensa che la cultura italiana si stia davvero aprendo alle novità del digitale? «Le persone iniziano a capire che i software liberi non sono "roba da hacker" ma possono dare trasparenza e flessibilità. È cambiata la percezione, si intuiscono le possibilità di Internet. La società civile vuole essere consultata dai governi e informata - continua Donatella -. Gli sviluppatori italiani e le pubbliche amministrazioni lo capiscono, per questo si interessano agli open data ». Tra le buone pratiche cita «Scuola in chiaro», un' iniziativa del Miur: online ci sono i dati su ogni scuola italiana, dal tipo di edificio al numero di docenti e alunni. Una mappa completa dell' offerta formativa. «Anche la ricerca potrebbe arricchirsi, diffondendo con cura i dati. Certo, servono strumenti ad hoc per tutelarla, ma sono spunti per il futuro».

Un progetto con Hong Kong pensando alla e-democracy Damien Lanfrey, 32 anni

Doppia cittadinanza - italiana e francese - e un' esperienza da ricercatore all' estero per Damien Lanfrey, nato a Reggio Emilia nel 1979. Si è specializzato in e-government e in e-democracy, strumenti per sviluppare le politiche pubbliche e stimolare la partecipazione attiva dei cittadini attraverso la Rete. «Per lavoro mi occupo di open data - spiega - ma ho tenuto corsi sui nuovi media. Discipline diverse ma complementari». Tecnologie che possono avvicinare le pubbliche amministrazioni alle esigenze concrete dei cittadini. «Sarebbe interessante capire come rispondono le persone alle iniziative dei governi. Leggere tutte le conversazioni pubbliche degli utenti su Internet è impensabile, sono milioni. Servono strumenti per poterle analizzare: il progetto che porto avanti adesso, tra la City University di Londra e Hong Kong, riguarda proprio questo». Lanfrey ha studiato Economia a Parma ma ha sempre affiancato all' impegno dello studio quello di lavori in ambito digitale. Da subito: «Ho iniziato sviluppando il sito dell' università». Spaventato dall' idea di un nuovo contratto a termine? «Per niente - assicura -. Ci sono abituato e ogni volta imparo cose nuove. Quella del Miur è un' ottima opportunità. Sarà un' esperienza interessante».

La sociologa dei media che combatte la censura Stefania Milan, 32 anni

Tecnologia ed etica: l'innovazione riparte da qui. Stefania Milan, trentaduenne di Castelfranco Veneto, provincia di Treviso, è l'unica sociologa del Citizen Lab di Toronto, un centro accademico che combatte la censura del Web. Studiosa dei rapporti tra movimenti sociali e nuovi media, si è trasferita in Canada dopo la laurea in Scienze della comunicazione e il dottorato allo European University Institute di Firenze. Ha insegnato all' estero e partecipa a progetti di ricerca internazionali. I new media aiutano la pubblica amministrazione? «Certo», sostiene. «Non solo riducono i costi della burocrazia, ma coinvolgono direttamente i cittadini nelle scelte della politica. Sarebbe bello, ad esempio, decidere con gli studenti come migliorare la scuola». Ecco cos' è l' e-democracy. La tecnologia avanza e l' educazione non può ignorarlo, anche quella dei più piccoli: «Più che insegnare ai bimbi di oggi cos' è un personal computer - dice Stefania Milan - dovremmo educarli a un uso consapevole di Internet. I social network sono affascinanti, è vero, ma non sono magici né neutrali. Ci mettono in contatto ma allo stesso tempo possono diffondere le nostre informazioni personali. Per questo servono un approccio critico e modelli nuovi, magari open source ».

Dalla musica indipendente alle voci della community Arianna Bassoli, 34 anni

Nuovi strumenti per ascoltare la voce delle città. Arianna Bassoli, modenese, sa bene come comunica la generazione dei «nativi digitali», quella dei ragazzi cresciuti tra computer e chat. È una delle creatrici di «frestyl», un portale e un' applicazione per smartphone che aiutano a trovare anche all' ultimo momento concerti di buona musica, soprattutto indipendente. Strumenti che integrano social network e geolocalizzazione, permettendo a tutti di consigliare appuntamenti, da Roma a New York. «Sono tornata in Italia tre anni fa - racconta -, dopo dieci anni passati all' estero. Volevo portare nel mio Paese quello che avevo imparato e aiutare le startup italiane a svilupparsi». Per questo ora organizza eventi dedicati all' innovazione. Classe 1977, prima progettava tecnologie musicali e interfacce per ambienti urbani tra Dublino, Londra e Los Angeles. Specializzata in comunicazione di massa, è stata ricercatrice al Media Lab Europe, la sede europea del Mit Media Lab, un laboratorio nato nel 1985 che fa capo al Massachusetts Institute of Technology. «Interagire con i giovani è essenziale per la politica - dice Arianna -. Si può iniziare con i social network o con canali creati ad hoc: l'importante è ascoltare le community».

L'economista creativo che allenava i rifugiati Dario Carrera, 34 anni

L'innovazione vera è a misura d'uomo e nasce «contaminando» i settori: politiche pubbliche e arte, finanza e imprenditoria sociale. A dirlo è Dario Carrera, economista tarantino trentaquattrenne. Ha portato in Italia T he Hub , un network internazionale in cui creativi, enti non profit e aziende collaborano insieme su progetti sostenibili. «L' innovazione sociale è lo specchio di un Paese - dice -: si migliorano processi e prodotti per risolvere problemi socio-ambientali. Il beneficio non è dei promotori o di una comunità, è di tutti». Carrera, un dottorato tra Roma e Londra, ha tenuto corsi universitari ed è tra i creatori di Ubiquitous Pompei, progetto in realtà aumentata che fa scoprire l' arte ai ragazzi grazie a una Pompei digitale e «aumentata». È anche l' ex allenatore della Liberi Nantes, una squadra di calcio di rifugiati. «Cerco di avere un impatto positivo sulla società. E la finanza mi interessa se ha un aspetto umano». La task force del ministero dell' Istruzione la commenta così: «La nostra forza non è l' età - non siamo così giovani -, ma l'entusiasmo di lavorare per l' Italia dopo le esperienze all' estero. Spero che la gente torni a fidarsi delle istituzioni. La pubblica amministrazione può essere il motore del cambiamento».

 

Bicchierini Sara