Quella prima Repubblica dura a morire

 Tuttoscuola, 12.3.2012

Sono tanti i meriti della nostra prima Repubblica, grazie alla quale l’Italia ha conquistato e difeso democrazia, credito internazionale e benessere economico.

Ma la prima Repubblica, durata oltre quarant’anni, la ricordiamo spesso per alcuni suoi odiosi lati negativi, tra cui quelli che il premier Monti ricorda come le spese della politica, cioè quelle scelte che sono servite quasi sempre per appagare gli appetiti elettorali e gli interessi corporativi senza pensare troppo al futuro e alle ricadute anche in termini di equità e di merito. Le cosiddette “leggine” e le “leggi ad personam” per soddisfare gli interessi di pochi ne sono state una dimostrazione eloquente.

Ma il parlamentare perde il pelo, cambia casacca ma non perde il vizio.

Recentemente in materia di istruzione abbiamo assistito ad alcuni tentativi “da prima repubblica”, passati come emendamenti al decreto legge di turno, condivisi in modo quasi bipartisan sull’onda del “io oggi do una cosa a te, tu domani dai una cosa a me” e stoppati all’ultimo momento per fortuna (ma avrebbero potuto tranquillamente passare nella quasi indifferenza di tanti). Ci riferiamo, ad esempio, alla proposta, passata in Commissione prima dell’altolà finale, per una specie di sanatoria, con tanto di immissione in ruolo, nei confronti dei presidi incaricati e di docenti che in un precedente concorso per dirigenti scolastici non si erano collocati in posizione utile per completare la procedura concorsuale.

Tutto questo - si badi bene - mentre è in corso il concorso ordinario per dirigenti scolastici (34 mila candidati) che ha avuto l’onore (si fa per dire) di una travagliata preselezione, ha avuto le prove scritte di cui sta completando la correzione degli elaborati dei 9.111 candidati ammessi, in vista dell’orale finale e nella previsione di nominare i duemila e passa vincitori a settembre.

Con tutta probabilità quelle poche centinaia di interessati all’emendamento-leggina-ad personam hanno partecipato al concorso (e forse anche ad altri concorsi, riservati e non, precedenti) senza successo. E hanno chiesto a qualche amico parlamentare la comoda scorciatoia.