Cosa succederebbe se tutti i precari
si rifiutassero di accettare gli incarichi annuali?

 La Tecnica della Scuola, 8.3.2012

Se per un verso Puglisi, del Pd, stigmatizza l'idea che gli organici siano determinati dai risparmi, l'ex ministra Gelmini esprime la sua contrarietà all'assunzione dei 10mila precari, così come è avvenuto con la bocciatura dell'emendamento all'articolo 50 del decreto semplificazioni.

Più della stabilizzazione di 10 mila precari, e quindi la creazione di nuovi posti di lavoro, per molti giornali del 7 marzo scorso la notizia, correlata all'emendamento all’articolo 50 del Dl semplificazioni sugli organici della scuola, era l'aumento del costo degli alcolici, compreso il vino, la birra e gli aperitivi che avrebbero provocato un ulteriore impoverimento degli italiani. La scuola dunque ancora una volta in secondo piano, mentre ormai è chiaro che eventuali incrementi d’organico sono di competenza del Fondo per il merito e la qualità a disposizione del Miur.

Passa allora alla Camera, come dice Francesca Puglisi, “l'idea gelminiana che gli organici delle scuole non vadano calcolati sull'incremento demografico, ma sui risparmi”, e chiede per questo al ministro Profumo di “prendere le distanze dal sottosegretario Polillo e dimostri di avere a cuore la delega che è stata a lui affidata”.
L'ex ministra Gelmini d'altra parte non ha avuto titubanze a dichiarare che quei posti non avevano copertura (non ha parlato di fabbisogno effettivo) e che dunque non si può assumere personale senza soldi: “Non ci sono soldi ed è cosa diversa prendere qualche docente in più in casi di urgenza dallo stabilizzare d’un tratto 10mila precari”. E ha pure aggiunto: “Il Pdl è stato sempre contrario alla stabilizzazione dei 10mila precari.”

Guardandolo con distacco, il suo ragionamento non fa una grinza: senza soldi non si canta messa; ma dal di dentro ci chiediamo: cosa succederebbe se tutti i precari, quelli cioè, come dice lei, chiamati in casi di urgenza non prendessero il posto alla chiamata? Cosa accadrebbe, ripetiamo, se tutti i precari storici e no, chiamati nei posti liberi da decenni e sempre di urgenza, si rifiutassero di accettare l'incarico sia da parte dei dirigenti e sia da parte degli Uffici scolastici provinciali?

E' vero che la scuola funziona perchè dispone di un organico per lo più stabile, ma è anche altrettanto vero che senza la massa ormai grande dei professori precari, chiamati a migliaia ad occupare annualmente posti assolutamente liberi, la scuola si fermerebbe e soffocherebbe persino nella conduzione degli esami di stato.

Da qui pure una certa perplessità in ordine a questo piccolo terremoto intorno al Decreto semplificazione: per quanti anni ancora potranno tollerare tanti insegnanti precari da decenni nelle GaE questa politica delle nomine solo “in casi di urgenza”, quando l'urgenza si presenta anno per anno? E si può usare il personale come un taxi? Una riflessione sarebbe opportuna, al di là degli scontri politici che hanno movimentato perfino le lotterie e per la prima volta pure i beoni.