Aprea: la chiamata diretta funziona, intervista di Federico Ferraù a Valentina Aprea, il Sussidiario 7.3.2012
Il progetto di
legge della Regione Lombardia «Misure per la crescita, lo sviluppo e
l’occupazione» ha sollevato un vespaio nel mondo della scuola.
L’articolo 8 infatti ridisegna potenzialmente tutta l’autonomia
scolastica, mettendo le scuole in condizione di assumere i docenti
con un concorso di istituto che realizzi l’incrocio tra domanda e
offerta. Con conseguenze evidenti: che le scuole potrebbero assumere
i prof sulla base di una loro proposta educativa e didattica, senza
farsela dettare dalla burocrazia ministeriale, e che l’onnipotente
forza di «interposizione», di controllo e di contrattazione di
matrice sindacale verrebbe drasticamente ridimensionata. Apriti
cielo: è subito partito un appello contro il pdl Formigoni-Aprea che
li accusa di distruggere la scuola pubblica dandola in pasto ad
appetiti secessionisti (o mercatisti).
Sta facendo l’iter
previsto. In questo momento le commissioni consiliari IV e VII
stanno esprimendo i pareri. È comprensibile che tutte le critiche si
concentrino sull’articolo 8, quello che riguarda il reclutamento o
meglio la sperimentazione sul reclutamento; ce lo aspettavamo.
Non mi sono
stupita quando ho visto che iniziava una raccolta di firme per la
difesa della cosiddetta scuola pubblica e contro la libertà di
scelta. Mi stupisco semmai del fatto che queste petizioni stiano
girando dentro le scuole: non trovo corretto che le firme vengano
raccolte nelle sedi istituzionali di lavoro. In ogni caso, persone
che difendono una scuola pubblica intesa in modo sbagliato,
rigidamente statale, controllata integralmente dalle procedure
centralistiche, e soprattutto non rispettosa del principio
costituzionale dell’autonomia e della responsabilità, si troveranno,
ahimè, ancora per molto tempo.
No, questa è una
semplificazione di comodo. Non si tratta di un «reclutamento
lombardo», né chiamata diretta vuol dire, come dice lei, che «un
preside può chiamare chi gli pare». Vogliamo introdurre una
sperimentazione – peraltro limitata ai supplenti annuali – per
verificare la bontà di un nuovo modello di utilizzo dei docenti e,
un domani, di un modello di reclutamento; ma si tratta sempre di una
modalità di chiamata dei docenti aventi diritto.
Mi riferisco agli
esiti delle scelte dei percorsi scolastici. Se chiediamo alle scuole
di essere efficaci rispetto al successo formativo, di elevare sempre
di più la qualità degli apprendimenti, dobbiamo anche lasciare che
le scuole in tutto o in parte abbiano la responsabilità delle
proprie risorse umane; perché il dirigente scolastico, che molto
presto sarà valutato con nuovi sistemi, dovrà rispondere anche delle
risorse umane che gli sono affidate.
Per garantire la
qualità diffusa, su cui lavoriamo tutto l’anno con investimenti sia
statali che regionali, abbiamo il dovere di verificare se esiste un
modo per controllare la variabile di supplenze annuali, che in
alcune scuole della nostra regione arriva fino al 15 per cento. Se
le cose stanno così, dobbiamo assolutamente fare in modo che anche
questa variabile venga posta sotto controllo, ma nel pieno rispetto
dei diritti acquisiti dei supplenti annuali.
Nessuno sta
pensando o chiedendo al ministero di avere l’autorizzazione a
scegliere chi vuole, selezionando docenti che non abbiano maturato i
diritti ad ottenere l’incarico.
Quando diciamo che
le scuole devono bandire o corsi di istituto o selezioni o esprimere
gradimento per docenti che possano andare a ricoprire incarichi
annuali in quella scuola, vogliamo dire che, tra gli aventi diritto,
le scuole sceglieranno i docenti che meglio garantiscono la
corrispondenza tra le competenze possedute e i progetti dell’offerta
formativa delle scuole.
Appunto. In molte scuole per esempio ci sono supplenti annuali che
hanno lavorato benissimo, che magari vengono investiti anche di
responsabilità particolari, ma poi vengono spostati solo per ragioni
burocratiche. Perché le scuole non possono esprimere un gradimento
per la prosecuzione del lavoro di questi insegnanti? Questo è uno
dei casi in cui la nostra sperimentazione agevolerà l’incontro tra
insegnanti non stabilizzati e progetti di scuole.
In molti di questi casi, anzi quasi sempre, avviene che
l’assegnazione burocratica di docenti alle scuole non corrisponda
alla situazione migliore: di anno in anno cambiano assegnazioni e
punteggi. Il pdl risponde anche a questa esigenza.
Sì. L’appello, facendo credere che la Regione Lombardia non voglia
rispettare i diritti acquisiti e punti a introdurre forme selvagge
di chiamata diretta dei docenti, dice solo falsità. Fa terrorismo
psicologico nelle scuole urtando il comprensibile stato d’animo di
chi non ha una situazione stabile.
Stiamo lavorando.
Dopo l’incontro di Profumo con Formigoni c’è stato un incontro a
Roma tra me e i sottosegretari Rossi Doria e Ugolini e tra i nostri
dirigenti e quelli del Miur. Le strade sono tre: la prima è quella
di un accordo tra Stato e Regione Lombardia, la seconda si può
raggiungere nella Conferenza degli assessori regionali (interna alla
Conferenza Stato-Regioni, ndr) voluta dal ministro Profumo, la terza
prevede la possibilità di una copertura normativa che possa dare il
via ad una serie di sperimentazioni non solo in Regione Lombardia ma
anche in altre Regioni interessate ad un coinvolgimento con norma
regionale nella questione degli organici. Sul tavolo del ministro ci
sono queste opzioni.
Aspettiamo la
decisione del ministro. Quel che è certo è che noi faremo questa
sperimentazione d’intesa col governo e nei confini che saranno
definiti a livello nazionale, dunque pienamente costituzionali e
rispettosi dei diritti dei docenti che ogni anno vengono utilizzati
nelle scuole a partire dalle graduatorie.
Al contrario.
Ritengo che il nostro pdl possa sposarsi molto bene, in questo
momento, con le modifiche che il governo vuole introdurre nella
gestione degli organici, sia per rendere più funzionale l’impiego
dei docenti, sia – ed è una cosa che a Monti non sfugge – per
ottimizzare le spese. Anzi la nostra sperimentazione, che partirà
nel 2012-13, potrebbe includere proprio alcuni aspetti che stanno a
cuore al governo.
Significa per
esempio che la selezione finalizzata all’individuazione degli aventi
diritto potrebbe essere di rete; e potrebbe anche essere che i
docenti individuati nel quadro di un incontro domanda-offerta, sia
che siano titolari sia che siano di sostegno, possano poi diventare
organico funzionale. |