Valentina
APREA, presidente e relatore, innanzitutto saluta il
sottosegretario professore Marco Rossi Doria, che oggi
rappresenta il Ministro Profumo, ringraziandolo per la presenza
e ricordando la sua grande esperienza come «maestro di strada».
Avverte,
dunque, di aver presentato una proposta di
testo unificato delle proposte di legge C. 953 Aprea ed abbinate,
che chiede che la Commis-sione assuma come testo base per
l’ulteriore prosieguo dell’esame.
Ricorda,
quindi, ai colleghi che l’esame in sede referente della sua
proposta di legge C. 953, recante norme per l’autogoverno delle
istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle
famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei
docenti, ha avuto inizio nella seduta del 3 luglio 2008, nel
corso della quale la Commissione ha deliberato, fra l’altro, la
costituzione, ai fini della prosecuzione dell’esame, di un
Comitato ristretto, riunitosi poi nelle sedute del 1o ottobre
2008, del 16 ottobre 2008, del 23 ottobre 2008 e del 13 gennaio
2009.
Ripercorrendo
l’iter di esame del provvedimento, ricorda che, nel periodo
intercorrente tra il 27 gennaio 2009 ed il 19 maggio 2009, la
Commissione ha svolto molteplici audizioni informali di
rappresentanti di numerose organizzazioni e categorie:
organizzazioni sindacali, dirigenti scolastici e docenti,
famiglie e studenti, associazioni di docenti, fondazioni,
associazioni ed esperti del settore, rappresentanti di
Confindustria e Fondazione Agnelli, di UPI ed ANCI, Consulte
provinciali degli studenti di Cremona, Brescia e Brindisi.
Infine, la Commissione ha svolto l’audizione informale del
dottor Luigi Maramotti, presidente e amministratore delegato del
gruppo Max Mara, presidente di una Fondazione per la formazione
di quadri nel settore dell’abbigliamento, nonché di
rappresentanti della Conferenza Stato-regioni. Ricorda, infine,
che il Comitato ristretto è tornato a riunirsi nelle sedute del
30 giugno nonché del 16, del 22 e del 28 luglio 2009,
proponendo, in quest’ultima data, l’adozione di un testo
unificato delle proposte di legge in esame.
Osserva che,
in considerazione della necessità di una consistente e radicale
modifica del modello di gestione delle istituzioni scolastiche,
ai fini di una piena e completa attuazione del principio
dell’autonomia scolastica, alla sua proposta di legge sono state
abbinate numerose altre proposte di legge, vertenti su analoga
materia: la proposta di legge C. 808 Angela Napoli (Disciplina
degli organismi di partecipazione e di responsabilità e delle
strutture di supporto all’autonomia didattica, di ricerca e
sviluppo delle istituzioni scolastiche), la proposta di legge C.
1199 Frassinetti (Norme concernenti gli organi collegiali di
autogoverno delle istituzioni scolastiche), la proposta di legge
C. 1262 De Torre ed altri (Disciplina del governo partecipato
della scuola dell’autonomia), la proposta di legge C. 1468 De
Pasquale ed altri (Disposizioni concernenti il governo
partecipato della scuola dell’autonomia, la formazione degli
insegnanti e il loro reclutamento), la proposta di legge C. 1710
Cota ed altri (Nuove norme per il reclutamento regionale del
personale docente).
Segnala,
quindi, che i gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia
dei Valori hanno annunciato l’intenzione presentare nuove
proposte di legge, da abbinare al testo oggi in discussione.
Avverte, quindi, che, come già anticipato in Ufficio di
Presidenza, l’esame del provvedimento non ripartirà dal testo
originariamente formulato, sia per rispetto nei confronti del
lavoro svolto finora dalla Commissione, sia in virtù delle
numerose divergenze tra i testi depositati in Commissione.
Propone, dunque, di riprendere l’esame del provvedimento
partendo dall’ultima versione del testo discusso in Commissione,
al fine di riaprire il dibattito fra le forze politiche e di
dare al Ministro Profumo, quindi, la possibilità di presentare
alla Commissione la posizione del Governo sui temi contenuti
nella proposta di legge in esame. Ricorda, inoltre, che in sede
di Ufficio di Presidenza saranno prese le ulteriori decisioni ai
fini della prosecuzione dell’esame del provvedimento.
Illustra
brevemente, quindi, i contenuti della proposta di testo
unificato delle proposte di legge in esame, concernente la nuova
governance delle scuole e lo stato giuridico dei docenti.
Richiama, al riguardo, il dibattito che aveva impegnato la
Commissione negli anni in cui il Ministro Fioroni era nel pieno
delle sue funzioni, ricordando che il Ministro stesso si era
dichiarato favorevole all’introduzione negli istituti scolastici
dei consigli di amministrazione aperti alle imprese e alla
possibilità per le scuole di trasformarsi in fondazioni, nonché
alla modifica del sistema di finanziamento alle scuole
attraverso le erogazioni librali e al coinvolgimento degli
istituti nel reclutamento dei docenti.
In
particolare, segnala che il capo I della proposta in esame
regola l’autonomia statutaria delle istituzioni scolastiche, nel
rispetto della Costituzione e, in particolare, delle
disposizioni contenute nel titolo V, disponendo, in primo luogo,
la distinzione tra organi di governo, tecnici e di valutazione
stabiliti per legge e organi di partecipazione stabiliti dagli
Statuti delle istituzioni scolastiche e, in secondo luogo, il
superamento dell’autoreferenzialità delle istituzioni
scolastiche attraverso la presenza nell’organo di governo,
denominato consiglio di indirizzo, di membri esterni scelti
dalle scuole tra i rappresentanti delle realtà culturali,
sociali, produttive, professionali e dei servizi. Proseguendo
nell’illustrazione del capo I della proposta di legge, ricorda
che esso stabilisce la costituzione di fondazioni e consorzi a
sostegno delle istituzioni scolastiche autonome e regolamenta,
altresì, gli organi delle istituzioni scolastiche, ossia il
dirigente, con funzioni di gestione, il consiglio, con funzioni
di indirizzo, i consigli dei dipartimenti tecnici, gli organi di
valutazione collegiale degli alunni ed il nucleo di valutazione.
Segnala,
inoltre, che risultano fortemente innovative le competenze, la
composizione e il funzionamento del consiglio di indirizzo e dei
consigli dei dipartimenti tecnici. Osserva, in particolare, che
questi ultimi trasformano il collegio dei docenti, di natura
assemblearistica, in organismi di alto profilo tecnico,
valorizzando al massimo i docenti, che costituiscono la comunità
tecnico-professionale in servizio nelle istituzioni scolastiche.
Sottolinea,
altresì, un’altra importante innovazione, ossia l’istituzione
dei nuclei di valutazione del funzionamento dell’istituto, che
rappresentano l’interfaccia della valutazione esterna e
presuppongono una generalizzata cultura della valutazione
esterna e dell’autovalutazione di istituto.
Al fine di
fornire alla Commissione un aggiornamento sui dati relativi ai
docenti della scuola italiana in servizio e in attesa di
immissione in ruolo, illustra, dunque, il capo II della proposta
in esame, relativo allo stato giuridico ed al reclutamento dei
docenti. In particolare, ricorda che esso contiene norme che
prevedono l’istituzione degli albi professionali regionali per i
laureati che hanno concluso il percorso di formazione iniziale
universitario; disciplinano il reclutamento dei docenti iscritti
agli albi regionali, che avviene mediante concorsi regionali per
titoli banditi dalle reti di scuole; prevedono la permanenza
triennale dei docenti iniziali nella stessa scuola, con
valutazione al termine del periodo per l’immissione in ruolo;
stabiliscono che i docenti confermati possono, dopo il triennio,
trasferirsi partecipando ai bandi delle reti scolastiche;
prevedono un’area contrattuale separata per i docenti,
all’interno del comparto pubblico della scuola.
Fornisce,
altresì, alcune indicazioni relative all’articolazione della
professione docente, articolata nei tre distinti livelli di
docente ordinario, docente esperto e docente senior, cui
corrisponde un distinto riconoscimento giuridico ed economico
della professionalità maturata. Osserva che l’articolazione in
livelli non implica sovraordinazione gerarchica e che la legge
indica gli strumenti di valutazione periodica dei docenti,
distinguendola tra interna alle istituzioni scolastiche ed
esterna, oggi facente capo all’Invalsi, successivamente a carico
degli ispettori indipendenti, come da raccomandazione OCSE.
Conclude
l’illustrazione della proposta in esame menzionando il capo III,
relativo alla rappresentanza istituzionale delle scuole autonome
e ricordando che la previsione dei consigli delle autonomie
scolastiche, fortemente richiesti dalle scuole, colmerebbe un
vuoto istituzionale della rappresentanza territoriale delle
autonomie scolastiche.
Sottolinea,
quindi, che la sfida principale riguarda gli insegnanti, in
quanto, se si punta all’eccellenza degli studenti – obiettivo
irrinunciabile per essere ancora competitivi sul piano
internazionale -, non ci si può accontentare di una docenza
sempre più vecchia e burocraticamente assegnata alle scuole.
Rileva come il gravissimo problema dell’impermeabilità della
nostra scuola ai giovani insegnanti non possa essere risolto
tramite un concorso. Segnala, inoltre, che l’età media dei
docenti è altissima e che le recenti assunzioni nel settore,
lungi dal produrre un ricambio generazionale, hanno, invece,
stabilizzato i docenti precari che lavorano da anni nella
scuola. Elenca, poi, alcuni dati, in considerazione del fatto
che, nella sola scuola secondaria di secondo grado, oggi vi sono
oltre 300.000 docenti, che costituiscono, a suo avviso, un
esercito – composto prevalentemente da donne – difficilmente
comparabile a quello degli appena 20.000 insegnanti di cento
anni fa. Ancora con riferimento all’età media dei docenti,
rileva che, mentre nei Paesi OCSE i due terzi dei docenti hanno
meno di cinquanta anni, in Italia hanno più di cinquanta anni,
con un picco in corrispondenza dei cinquantanovenni.
Stigmatizza, inoltre, il fatto che i recenti provvedimenti sulle
pensioni alzeranno ulteriormente questi limiti.
Segnala,
quindi, le estreme complessità di tale problema, che non sembra
avere facili soluzioni. Osserva, infatti, che l’Italia è l’unico
Paese al mondo in cui l’abilitazione si raggiunge in un’età
piuttosto avanzata e che ha consegnato il problema del
reclutamento a sanatorie, come quella contenuta nel
decreto-legge cosiddetto milleproroghe.
Cita, poi,
alcuni dati certificati dal Ministero: vi sono 189.023 docenti
di I fascia iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, di cui
soltanto 70.412 con età minore di 36 anni; vi sono 4.592
iscritti solo abilitati, di II fascia, di cui 1.391 con età
minore di 36 anni; vi sono, infine, 285.150 iscritti con il solo
titolo di studio, di III fascia, di cui 188.128 con età minore
di 36 anni. Pertanto, sommando ai 118.611 docenti gli ulteriori
3.201 nonché gli altri 97.022, si ottiene un totale di 218.834
docenti che hanno più di 36 anni inseriti nelle graduatorie ad
esaurimento (GAE) o nelle graduatorie permanenti (GAP) e che,
quando saranno assunti in ruolo, dovranno cominciare a preparare
le pratiche per la pensione! Auspica, pertanto, che il
reclutamento dei docenti possa in futuro avvenire con modalità
diverse, mai sperimentate in Italia, così come sostengono da
tempo anche la Fondazione Agnelli, la Fondazione Treellle, il
professor Vittadini, la Fondazione Astrid e le associazioni
professionali dei docenti e dei dirigenti.
Prosegue, poi,
con la lettura di un estratto da un articolo di Andrea Gavosto
su La Stampa, secondo il quale «la qualità degli apprendimenti
dipende dalla qualità degli insegnanti. Troppi sono anziani e
demotivati, mentre quelli relativamente più giovani non vengono
valorizzati. Occorre dare una prospettiva ai nostri docenti,
rompendo il patto scellerato (vi do poco, vi chiedo poco) che
ancora domina la scuola; occorre immettere forze più giovani,
evitando di saltare una generazione, che oggi rappresenta un
rischio concreto; occorre, infine, permettere che le scuole
scelgano gli insegnanti e viceversa, in modo da ridurre
l’eccessivo turnover che penalizza gli studenti più fragili».
Fa
riferimento, altresì, ad un articolo del professor Giorgio
Vittadini apparso sulla rivista ilsussidiario.net, secondo il
quale «è impossibile costruire una scuola autonoma e libera
senza che il reclutamento sia a livello della singola scuola.
L’abilitazione accerta il raggiungimento di un certo livello di
preparazione, ma poi deve essere la scuola a poter scegliere gli
insegnanti che ritiene più adatti; occorre introdurre la
possibilità di selezionare in base al merito, perché questa è
una professione intellettuale ed è necessario avere la
possibilità di diversificare». Lo stesso professor Vittadini
prosegue lanciando «una proposta che può fare discutere:
bisognerebbe poter far scegliere ad un insegnante se avere un
incarico a tempo indeterminato con uno stipendio equiparabile
agli attuali standard, oppure un contratto a tempo determinato
con lo stipendio più alto. Rischi di più, ma prendi di più. Chi
ha detto che l’unico tipo di contratto debba essere quello a
tempo indeterminato? Ritengo che sia meglio concepire
l’insegnamento come una professione liberale e, a fronte di
rischi più grandi, cercare pian piano soluzioni che permettono
di guadagnare di più … Almeno che sia lasciata la libertà di
scelta, e questo però implica che il percorso di carriera
preveda una valutazione concepita secondo un criterio e un
percorso coerenti. Da questo percorso dipende la qualità di un
progetto educativo-didattico che non può essere garantita senza
alcuna valutazione lungo tutta la vita professionale, o senza
stimoli, professionali o anche economici, come accade ora».
Trae, inoltre,
alcuni spunti dal libro Istruzione bene comune della Fondazione
ASTRID e, in particolare, dal saggio di Fiorella Farinelli,
secondo cui «l’ipotesi di esaurire le graduatorie per via
fisiologica significherebbe, tenendo conto dell’andamento
demografico e delle decisioni recentemente assunte, tese ad
allineare alla media OCSE il rapporto tra insegnanti e allievi,
un tempo di almeno una quindicina d’anni … la sola decisione
possibile per non chiudere per molto tempo la porta ai giovani e
per non rinviare sine die un nuovo statuto della professione
docente passa attraverso: 1) l’abolizione dell’accesso
all’insegnamento secondo il criterio esclusivo dell’anzianità di
esperienza nella scuola; 2) l’istituzione di albi professionali
comuni alle due tipologia di aspiranti; 3) l’introduzione della
chiamata diretta da parte delle istituzioni scolastiche e,
quindi, l’affidamento alle scuole della responsabilità di
scegliere chi assumere in base ai titoli e ai curricoli
(integrati, se si introdurranno appositi dispositivi di
valutazione, da valutazioni formali della qualità del lavoro
finora svolto)».
Ringrazia, in
conclusione, i colleghi per l’attenzione prestata, auspicando
che nella prossima seduta si possa svolgere un ampio e
approfondito dibattito sulla materia in esame.