Quei fondi europei ‘riprogrammati’...

da Tuttoscuola, 15.5.2012

Lo scorso venerdì il presidente Mario Monti, il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, il ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi e il ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero hanno illustrato in un’apposita conferenza stampa le linee di un complesso piano finanziario che riprogramma l’utilizzazione dei fondi comunitari in favore delle quattro Regioni italiane destinatarie dell’obiettivo ‘Convergenza’ (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) per il rilevante importo di 2,3 miliardi di euro, cui va aggiunto l’importo del cofinanziamento nazionale.

La riprogrammazione riguarda i fondi strutturali del programma 2007-2013, e si è resa necessaria per evitare di doverne restituire una buona parte a causa dell’incapacità delle pubbliche amministrazioni del nostro Paese (Ministeri e Regioni) di spenderli in progetti operativi.

Una parte di questi fondi sarà utilizzata in iniziative contro la dispersione scolastica e per migliorare l’inclusione sociale, in azioni per rafforzare la cultura della legalità, nella maggiore cura dell’infanzia, soprattutto da zero a tre anni (per esempio con i progetti Primavera), e in altri progetti la cui realizzazione sarà affidata alle scuole.

Va ricordato che il Ministero dell’istruzione è stato protagonista, agli inizi degli anni novanta dello scorso secolo, di un’efficace operazione di riprogrammazione di ingenti risorse del FSE, obiettivo 1 (Regioni in ritardo di sviluppo: al tempo tutte quelle del Sud e le isole), e che da allora ha mostrato una buona affidabilità in quanto a capacità di spesa ed esecuzione dei progetti, molti dei quali finalizzati alla lotta contro la dispersione.

C’è da chiedersi tuttavia, al di là della correttezza delle procedure, quale sia stata l’effettiva efficacia delle moltissime iniziative realizzate nelle scuole del Mezzogiorno con i fondi strutturali, visti i sempre elevati tassi di dispersione e il perdurante forte ritardo che gli studenti meridionali continuano a registrare, rispetto ai loro colleghi del Nord e del Centro, nelle indagini comparative internazionali e nei test Invalsi depurati dai cosiddetti ‘ comportamenti opportunistici’.