Autonomia della scuola Franco Buccino ScuolaOggi 18.5.2012 Un disegno di legge condiviso e approvato in Commissione Cultura alla Camera riapre il dibattito sulla riforma degli organi collegiali della scuola. Considerando che tali organi sono in crisi per lo meno da trenta dei circa quaranta anni da cui esistono, che si è tentato di riformarli in diverse occasioni, che la partecipazione ha raggiunto i minimi storici e che il massimo di tali organi, il Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, va avanti da sedici anni senza elezioni, non si capisce in prima battuta tale interesse. E però, forse, più che gli organi da modificare, interessa il riposizionamento delle varie componenti all’interno della scuola, il rapporto tra di esse e, ancora una volta, la natura dell’autonomia scolastica. Si parla tanto dell’autonomia scolastica, delle difficoltà di inserirla nel sistema delle autonomie, dei tentativi di distinguerla dalle altre. Come nel recente convegno nazionale di Napoli dei dirigenti scolastici della Flc Cgil, in cui è stata prospettata un’autonomia “funzionale” della scuola diversa dalle autonomie territoriali. Forse il cuore dell’autonomia della scuola sta proprio nei docenti, alunni e genitori e nei loro organi collegiali. Perfino la dirigenza scolastica in quest’autonomia s’incardina. Nel processo di apprendimento c’è il docente e c’è il discente. La Costituzione riconosce tra le libertà quella d’insegnamento e tra i diritti quello allo studio. Nel diritto allo studio, per i minori entrano in gioco i genitori o chi li tutela. Il luogo in cui si realizza e si favorisce il processo d’apprendimento è la scuola: tanti docenti, tanti alunni, i genitori per i minori o chi è investito della tutela. La libertà d’insegnamento del singolo docente si misura, in tale contesto, oltre che con i discenti, anche con la collegialità di tutti i docenti. Il dirigente scolastico, in quanto proveniente dalla docenza, partecipa della libertà d’insegnamento ed esercita una funzione di leader educativo. Da tali presupposti derivano organi collegiali di soli docenti e organi collegiali di docenti, discenti e/o chi li tutela. Tra i primi il consiglio dei docenti dell’istituto, le commissioni e i dipartimenti, il consiglio dei docenti della classe, corso, o quale altra articolazione si sceglie: insomma l’insieme dei docenti che intervengono sullo stesso alunno o gruppi di alunni. Tra i secondi un consiglio a livello d’istituto ed eventuali consigli per classe, corso, altre articolazioni. Nei consigli “misti” di classe e simili possono partecipare tutti i docenti, tutti i genitori e/o alunni maggiorenni, oppure una rappresentanza, come evidentemente avverrà nel consiglio “misto” dell’istituto. In ogni caso, alunni e genitori hanno le loro assemblee d’istituto e di classe o altre articolazioni. Tali organi collegiali garantiscono libertà e diritti, dei docenti e degli alunni e/o di chi li rappresenta e tutela. Trattano tutte le materie didattico-educative nell’ambito delle relative funzioni e competenze. Non in termini astratti: in tali incontri c’è la vita della scuola come nelle aule al mattino. Non ha senso inserire in essi altre rappresentanze. Ma una scuola è un’organizzazione più complessa con peculiarità organizzative, amministrative e contabili. È il luogo in cui operano, oltre ai docenti e al dirigente scolastico, che sono anch’essi lavoratori con contratto di lavoro, altri lavoratori con profili diversi, il personale Ata e il Dsga. È un polo di attrazione per diverse componenti della società, rappresentanti del mondo economico, sociale, culturale, sportivo. Deve infine interagire con l’Amministrazione scolastica, che rappresenta lo stato, il governo, il ministro, adeguandosi alle sue direttive, e deve interagire e adeguarsi alle direttive della regione, secondo quello che prescrive la legge. L’organo collegiale d’indirizzo dell’istituto non può non essere costituito che dalle rappresentanze di tutte queste componenti: i docenti, gli alunni, i genitori, il personale ata, i rappresentanti del Comune, della Regione e dell’Amministrazione scolastica. Partecipano al consiglio, infine, i designati dal mondo del lavoro, economia, cultura, terzo settore, ecc. I rappresentanti dei docenti, dei genitori e degli alunni possono essere gli stessi che formano il consiglio “educativo-didattico” dell’istituto. Si può quindi pensare a un unico consiglio dell’istituto, che per le questioni di natura educativo-didattica è formato dalle sole componenti interessate e abilitate. Anche per questo è necessario che il presidente del consiglio sia un rappresentante dei genitori. L’organo di gestione della scuola è il dirigente scolastico, che ha il compito di governare la scuola nella sua complessità. Altre figure collaborano con il dirigente nella gestione della scuola: alcune provengono dalla docenza come i collaboratori propriamente detti, le funzioni strumentali, coordinatori e responsabili vari; le altre provengono dal personale ata attraverso il ruolo centrale del direttore dei servizi. Il dirigente scolastico e le rappresentanze unitarie dei lavoratori sono i titolari delle relazioni sindacali e i protagonisti della contrattazione d’istituto. Può sembrare macchinosa una triplice ripartizione di organi collegiali, oltre l’organo di gestione; bisognerebbe trovare anche una terminologia che non li appesantisca. La verità è che in una scuola ci sono i docenti che, con la libertà sancita dalla Costituzione e la loro professionalità, svolgono, tutti assieme o in gruppi, attività d’insegnamento e attività connesse all’insegnamento, come la programmazione e la valutazione. Ci sono gli alunni e i genitori e/o chi li tutela, in nome di un diritto anch’esso garantito dalla Costituzione, che con i docenti si confrontano e dialogano e portano le loro istanze. Ci sono infine, assieme a loro, altri soggetti in rappresentanza di quanti nella scuola lavorano o alla scuola sono interessati, che costituiscono l’organo d’indirizzo. Il dirigente scolastico partecipa a tutti e tre le tipologie di organi collegiali, oltre ad essere lui stesso l’organo di gestione della scuola, coordinando un ufficio complesso e curando le relazioni sindacali. Il discorso degli organi collegiali della scuola finisce a livello d’istituzione scolastica. Si può pensare a un organo collegiale territoriale e/o nazionale di docenti e dirigenti scolastici che esamini problematiche e controversie connesse all’esercizio dell’insegnamento. Mentre la rete delle scuole, la conferenza, l’associazione tipo Anci, articolata a livello territoriale e nazionale, è altra questione da affrontare a parte, nel senso che riguarda l’autonomia ma non gli organi collegiali. Il collegamento tra i due livelli è, se mai, chi rappresenta la scuola. Il presidente del consiglio d’istituto rappresenta il consiglio, così come un esponente di un organo collegiale può rappresentare tale organo. Spetta al dirigente scolastico, che partecipa a tutti gli organi collegiali e che è il responsabile della gestione, rappresentare la scuola. |