Voglia di pensione al Nord,
poco entusiasmo al Sud

da Tuttoscuola, 21.5.2012

Nel rendere noti ai sindacati di categoria i dati relativi alle domande di pensionamento nella scuola, il Miur ha messo in evidenza lo scarto tra domande attese e domande effettive.

Erano attese 32.297 domande, ne sono pervenute “soltanto” 27.751, cioè l’85,92%.

Si direbbe che la riforma delle pensioni non abbia impaurito gli insegnanti e il personale Ata, se poco più di 4.500 persone, che pur ne avevano diritto, non si sono avvalse della possibilità di lasciare il servizio.

Il dato sintetico, però, non chiarisce del tutto il problema e anzi nasconde in parte una realtà diversa.

In effetti in 14 regioni vi è stato un numero di domande inferiore a quelle attese: 5.124 in meno. Ma nelle altre quattro regioni vi sono state 580 domande più del previsto.

Se si guardano i dati delle province, emerge che in 30, quasi un terzo e pressoché interamente del Nord, il numero delle domande ha superato le previsioni.

Se si guarda al mero dato quantitativo, risulta che il Mezzogiorno da solo ha fatto registrare più del 50% delle domande effettive rispetto a quelle attese, tanto che anche Tuttoscuola.com ha parlato di fuga al sud verso la pensione. Tra queste vi sono le domande di 11.360 docenti che, andandosene, danno respiro al rientro di molti soprannumerari e alla possibile immissione in ruolo di precari.

Ma se il Sud avesse avuto tante domande effettive quante erano quelle attese, il numero sarebbe stato molto più elevato.

Tutto questo ha una spiegazione: l’elevato numero di pensionamenti nel Mezzogiorno dipende quasi interamente dall’età media piuttosto elevata del personale che ha dovuto lasciare per raggiunti limiti di età o di servizio. Se non vi fossero stati questi vincoli imposti dalla riforma, probabilmente nelle scuole meridionali molti non avrebbero lasciato il lavoro. Ciò conferma la diffusa tendenza del personale femminile in quei territori a rimanere il più possibile in servizio come forma di affermazione sociale.

Al contrario nelle scuole settentrionali il personale scolastico se ne va appena può, potendo contare su alternative sociali o anche perché disamorato dalla scuola.