università: una guida per la scelta della vita

Il test di ammissione, 1 su 7 ce la fa
ma chi lo passa non abbandona

La selezione è prevista per aspiranti medici e dentisti
architetti, veterinari e per scienze della formazione

Stefano Rizzato La Stampa, 29.5.2012

Uno su mille ce la fa. Anzi, per la precisione uno su 7,15. È questo il rapporto tra gli studenti ammessi e quelli che nel 2011 si sono candidati ad entrare a medicina e odontoiatria. In totale, in queste due facoltà i concorrenti al test d’ammissione sono stati oltre 69 mila per i 9.690 posti disponibili. Gran parte ha dovuto quindi rassegnarsi a cambiare strada o ritentare a distanza di un anno.

Fin dal 1999, il test d’ingresso è previsto per legge non solo per gli aspiranti medici e dentisti, ma anche ad architettura, scienze della formazione, veterinaria e per le lauree che abilitano alle altre professioni sanitarie. Tuttavia, l’esame di ammissione è diventato comune anche per altri corsi di laurea: non sempre è un vero numero chiuso, ma in gran parte degli atenei è necessario raggiungere un punteggio minimo. Il voto di maturità conta invece sempre meno, di solito solo a parità di risultato.

Il test è composto di una serie di quesiti a risposta multipla, divisi tra una parte di cultura generale e logica e una più tecnica, su materie che variano in base alla facoltà.

Lo sbarramento si è rivelato efficace per selezionare i più idonei e motivati, tanto che i corsi di laurea a numero programmato hanno un tasso di abbandono molto più basso della media.

Dopo tanta fatica per entrare, in pochi rinunciano a finire gli studi. Ma il quiz può essere uno scoglio molto difficile da superare. «Le scuole italiane non allenano molto gli studenti a questo tipo di prove», spiega Renato Sironi, direttore commerciale di Alpha Test, leader nel settore dei manuali e dei corsi di preparazione. «Per le domande logico-attitudinali non c’è un programma da studiare, ma è vitale conoscere e avere familiarità con il tipo di quesiti. Fare un po’ di pratica può essere decisivo».

Per la parte più tecnica il discorso cambia e diventa fondamentale la competenza sulle materie specifiche: «C’è il falso mito che nei nostri manuali si trovino tutti i trucchi per passare il test - continua Sironi - ma spesso il loro vero scopo è riunire in un unico volume le nozioni che i ragazzi dovrebbero cercare in una montagna di libri».

Intanto la concorrenza sta diventando sempre più agguerrita. Basti pensare che nel 2004 gli studenti che tentarono di accedere a medicina erano 33 mila e 600: meno della metà del numero attuale.

E oggi, con così tanti candidati per pochi posti, bisogna scegliere bene anche la città. L’anno scorso, per entrare a medicina a Milano, Padova o Trieste servivano almeno 48 punti su 80. A Messina o Catanzaro ne bastavano 41, a Novara addirittura 39,5.