Intervista al responsabile del servizio nazionale di valutazione

«Misurare la scuola serve a migliorarla»

Roberto Ricci (Invalsi): «Gli insegnanti non abbiano paura dei test».
«E' l'Europa che ci chiede di misurare la scuola»

di Antonella De Gregorio Il Corriere della Sera, 15.5.2012

MILANO -Roberto Ricci (responsabile del servizio nazionale di valutazione), gli studenti propongono di boicottare le prove Invalsi e i Cobas minacciano scioperi e manifestazioni: la preoccupa tutta questa «disubbidienza»?

«Mi sorprende, ma sono sicuro che alla fine i numeri non saranno importanti. I test, la scorsa settimana, sono stati svolti dalla quasi totalità delle classi interessate: l'1% soltanto non ha risposto».

Non pensa che queste prove abbiano sofferto di una cattiva comunicazione?

«Noi abbiamo cercato di informare studenti e insegnanti al meglio, attraverso il nostro sito. Il prossimo anno organizzeremo incontri e campagne di informazione rivolti anche ai genitori. Certo, non hanno aiutato quegli insegnanti che hanno portato motivazioni pretestuose e informazioni incomplete. So di professori che hanno detto in classe che se la loro scuola dovesse ottenere una valutazione negativa non riceverebbero più fondi per il teatro o per altre sperimentazioni».

Che cosa temono gli insegnanti?

«Che venga espressa una valutazione sul loro operato anziché sugli apprendimenti degli studenti. Ma chi la pensa così non ha capito che non si tratta di una valutazione "della" scuola, ma per la scuola».
L'Invalsi, attivo dal 2007 e coordinato dal Miur, ha due obiettivi: misurare i livelli di apprendimento degli studenti italiani e la qualità delle scuole campione, facendo riferimento ai dati su base regionale. «Vantaggi e benefici del sistema sono molteplici - dice Ricci -: avere dei parametri del reale funzionamento della scuola italiana, dare alle singole scuole un punto di riferimento esterno e verificato, senza per questo creare classifiche tra le scuole. E informare gli operatori della singola scuola del livello di preparazione dei propri allievi e dei punti di criticità. Da qui poi potranno nascere interventi didattici mirati».

Come si muovono gli altri Paesi nel campo della valutazione dei sistemi scolastici? «Il progetto italiano si allinea con le politiche attuate dalla Comunità europea: per 18 dei 25 paesi Ocse, la valutazione tramite test, caratteristica del sistema scolastico anglosassone, è una pratica comune da anni. Germania, Spagna e Francia hanno i sistemi più simili al nostro. Gran Bretagna e Paesi scandinavi usano criteri un po' diversi», spiega Ricci. Che ricorda la lettera dell'Unione europea che alla fine dell'estate 2011 chiedeva a tutti i paesi del Vecchio continente di adottare strumenti per la misurazione dei servizi fondamentali: sanità, giustizia e istruzione. E come strumento di misurazione vanno lette le prove, avverte Ricci: «non sono uno strumento politico. E sarebbe un peccato privarsene».

Quanto alla distribuzione dei dati, il responsabile del servizio spiega che da lunedì 21 saranno disponibili le prove sul sito, che tutte le scuole potranno utilizzare nell'attività didattica. Il 20 luglio verrà pubblicato da parte dell''Invalsi un rapporto con i principali risultati statistici, basato su un sottoinsieme di classi e scuole. Tali dati saranno resi noti a settembre alle scuole coinvolte, che potranno decidere autonomamente se renderli pubblici o no. L'Invalsi si occuperà infine di realizzare una «Guida alla lettura» dei risultati indirizzata alle scuole con lo scopo di aiutare i docenti ad interpretare i risultati emersi.