Lettera
aperta al ministro Profumo di Cosimo De Nitto e Vincenzo Pascuzzi, 19.5.2012
Gentile Ministro,
le considerazioni che seguono si riferiscono alle prove Invalsi che
si sono appena concluse. La replica al Miur, non all'Invalsi. Le dichiarazioni di Ricci rendono opportune alcune precisazioni e osservazioni che però vanno indirizzate al destinatario giusto cioè al ministro responsabile del Miur e non allo stesso intervistato. Infatti il Ricci interviene più su un piano politico, che non gli compete, che su un piano tecnico, sul quale però doveva eventualmente ed esclusivamente riferire al Miur e non direttamente all'opinione pubblica e al mondo della scuola. Ma l'intervistato ha parlato "pro domo sua" cioè in difesa delle prove e dello stesso Invalsi, Ente esterno al Miur, cui appartiene. Quella sul Corriere è stata la seconda intervista rilasciata a pochi giorni dalla prima, del 3 maggio, al sito "ilsussidiario.net". Quindi il Ricci ha, in qualche modo, surrogato le prerogative del ministro (silente sulle prove Invalsi ma loquace su altre questioni minori) facendogli un po' da scudo, da paravento, forse da portavoce.
Due bugie nel titolo.
Già il titolo virgolettato dell'intervista contiene ben due bugie:
"misurare" e "migliorare". I sostenitori della bontà e validità
delle prove Invalsi sempre esordiscono, danno per scontato e
acquisito, che le prove stesse (o test, o quiz, o indovinelli)
costituiscano una "misura" ("scientifica e "oggettiva") degli
apprendimenti o del loro valore aggiunto. Per costoro,
l'affermazione è assiomatica, dogmatica, ma mai dimostrata. Senza
voler invertire l'onere della prova né richiamare i numerosi
contributi che confutano, osserviamo e aggiungiamo che se i test
fossero davvero uno strumento di misura, come il termometro, ad
esempio, questa misura potrebbe essere ripetuta sullo stesso
argomento indagato, oppure effettuata da altri, e dare lo stesso
valore. Invece Invalsi interviene e "misura" solo lui, una sola
volta soltanto (nello stesso intervallo temporale), senza spiegare
come ha fatto e quindi senza possibilità di nessuna verifica e
controllo. Si potrebbe paragonare l'Invalsi a un prestigiatore
capace di estrarre sì il coniglio dal cilindro ma solo se riparato
dietro un paravento e senza che il pubblico possa vederlo!
Ce lo chiede l'Europa. Riguardo all'abusato ritornello “Ce lo chiede l'Europa” e alla sua impropria e strumentale invocazione anche per le prove Invalsi e con riferimento alla lettera, datata 4 nov. 2011, del commissario Ue Olli Rehn, osserviamo che abbiamo affrontato i due argomenti in due note già nel febbraio scorso. Ed è ad esse che rimandiamo (1) (2). E' però necessario aggiungere a quanto esposto tre mesi fa, la testimonianza significativa e inconfutabile dello stesso titolare del MEF di allora, Giulio Tremonti, intervenuto di persona alla trasmissione tv "Servizio Pubblico" del 10 maggio (3) e poi la ricostruzione sull'origine e il percorso della citata lettera della Bce (4). In sostanza detta lettera è artefatta, fasulla, scritta a Roma dal .... destinatario a se stesso invece che a Bruxelles dal mittente! Gli insegnanti non hanno paura. Affermare gratuitamente che gli insegnanti hanno paura dei test appare come una comoda scorciatoia, una infantile provocazione, un misero ricatto, e anche un implicito riconoscimento dell'approccio sbagliato da parte Invalsi. Gli insegnanti non hanno affatto paura dei test. Gli insegnanti ritengono che, così come sono formulati, i test siano strumenti inadatti a perseguire gli scopi dichiarati, perché mal concepiti e proposti, peggio gestiti. I test attuali sono una inutile perdita di tempo, uno spreco di denaro e di risorse a discapito delle attività didattiche. Al riguardo, la posizione dell'Invalsi (e del Miur) appare ideologica. Si vogliono colpevolizzare, demonizzare gli insegnanti per evitare di confrontarsi e dialogare con loro. Su questo aspetto può essere utile rileggere quanto scritto da Giorgio Israel giusto un anno fa, nell'aprile 2011 (5). Minacce di punizione. Senza averne titolo in data 3 maggio, Paolo Sestito, commissario straordinario Invalsi, ha formulato, nei confronti dei docenti, vaghe minacce ("... chi si rifiuterà di partecipare sarà segnalato ...") che poi l'Invalsi ha dovuto ritirare e negare con apposito e tardivo comunicato del 15 maggio, cioè a prove quasi concluse! Nei confronti degli studenti è intervenuto qualche preside troppo zelante tanto che l'Uds ha ritenuto di aprire un apposito sportello "Sos Invalsi per tutti gli studenti che avessero subito provvedimenti".
Quanto ci costa l'Invalsi?
Si hanno indicazioni solo indicative, non ufficiali, fra loro non
concordi: dai 9 o 11 mln fino ai 20 mln di euro/anno. I soli test
costerebbero 2 euro ad alunno cioè quasi 5 mln senza contare
stipendi e spese generali. Queste sono solo le spese vive
contabilizzabili nel bilancio Invalsi.
Rapporto costi-benefici.
Il rapporto costi-benefici sarà certamente modesto, deludente,
sfavorevole. Invalsi farà sì le sue sofisticate e pregevoli
elaborazioni statistiche ma i dati su cui dovrà operare sono
scarsamente affidabili. E ciò si sa da diverse fonti. Gli stessi
studenti confessano di aver copiato nella percentuale del 41%,
alcuni presidi e prof, per far fare bella figura alla scuola o alla
classe, hanno tollerato tutto e non rispettato i tempi stabiliti,
alcuni hanno suggerito e addirittura corretto i test dei loro
alunni!
Nel 2013 bisognerà cambiare.
Si auspica che quanto accaduto quest'anno serva da lezione e
convinca Miur e Invalsi ad un approccio partecipato, condiviso e
trasparente. Altrimenti anche nel 2013, bisognerà opporsi alla
somministrazione censuaria obbligatoria e pretendere quella
campionaria, consensuale e volontaria da parte di scuole, docenti,
famiglie e studenti.
LINK
(1) "Ce lo chiede l'Europa"
(2) Deve essere chiaro che l’Invalsi NON “ce lo ha chiesto l’Europa”
(3) SANTORO SERVIZIO PUBBLICO 10_05_2012
(4) Lettera della Bce, la vera storia
(5) Israel: i test Invalsi creano il panico, ma c’è qualcosa di più
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