Lettera al Ministro Profumo

Maria Grazia Furnari, 30.5.2012

Caro Ministro Profumo,

l'altro giorno all'arrivo a scuola mi è stata consegnata la sua lettera agli studenti da leggere in classe dopo i fatti di Brindisi. Mi perdoni, ma la sue parole pur istituzionalmente necessarie in un momento così drammatico come quello seguito all'attacco alla scuola di Brindisi e alla morte di una studentessa in una normale mattina di scuola, mi disturbano profondamente in quanto madre, insegnante e cittadina di questo paese. Lei parla rivolgendosi ai ragazzi che sono stati colpiti mentre andavano in un edificio dove erano sicuri di essere protetti e io le rispondo che i nostri ragazzi - figli e alunni - passano gran parte delle loro preziose vite stipati in edifici scolastici inadeguati e non a norma.

Recenti stime - parziali e sottostimate - parlano di due scuole su tre non a norma, del 35% di edifici non in possesso del certificato di agibilità statica e addirittura il 66% privo del certificato di prevenzione incendi (fonte: contribuenti.it).

Avere a cuore i giovani e il loro futuro, come lei scrive, significa credere davvero nel valore formativo della scuola e sostenerla anziché mortificarla con tagli indiscriminati e ingiustificati che si susseguono da decenni, significa allineare gli investimenti per l'istruzione a quelli degli altri paesi europei, significa trovare vie d'uscita non episodiche ma strutturali alla drammatica crisi economica che colpisce tutti ma soprattutto mette una pesantissima ipoteca sul futuro dei nostri figli.

Studi internazionali dimostrano che non c'è crescita senza istruzione e senza formazione e che ad ogni punto percentuale in più di laureati e diplomati corrisponde un aumento del Pil, mentre la spesa totale per l'istruzione prevista in Italia è del 4,8% a fronte del 5,8% della media degli altri paesi industrializzati. Il futuro dei giovani si uccide in tanti modi. Garantire alla scuola la centralità nella formazione di un pensiero critico autentico significa proteggerla da tentativi di farla assomigliare ad una azienda, come quello messo in atto attraverso la legge Aprea che sta passando in Parlamento senza un dibattito reale e democratico. Significa garantire un futuro alle migliaia di precari giovani e meno giovani che da anni senza diritti permettono alla scuola di funzionare, significa adeguare gli stipendi degli insegnanti a quelli dei colleghi europei ma soprattutto permettere loro aggiornamento, fruizione delle attività culturali.
Mi dirà che tutto questo sarebbe bello ma è impossibile in un momento di grave crisi economica e io le dico che ci sono tanti ambiti di spesa da cui si potrebbe attingere ma soprattutto le ricordo che se lo Stato ha il dovere di investire nell'istruzione pubblica non ha gli stessi doveri verso le scuole private che hanno diritto di esistere 'senza oneri per lo stato'.

C'è scritto nella Costituzione su cui Lei ha giurato. Sarebbe un bellissimo segnale questo di speranza e di fiducia per il futuro dei giovani e per quel luogo dove questo futuro si impara a costruirlo giorno dopo giorno.
Io non leggerò la sua lettera ai miei studenti signor Ministro. La scuola ha bisogno di fatti non parole.

 

Maria Grazia Furnari