Arriva il ministro Profumo, di Vincenzo Pascuzzi e Lea Reverberi, 6.5.2012 Siamo ormai assuefatti al fatto che ogni istituto scolastico tenga, esaltando i dati positivi e tacendo sulle pecche, a promuovere un’immagine di sé che possa fargli guadagnare nuove iscrizioni. Basta farsi una passeggiata in uno qualsiasi dei siti di cui le scuole si sono dotate (e dai quali, grazie a Dio, non trasuda l’odore dei gabinetti), per vedere aule tinteggiate di fresco, banchi nuovi fiammanti, finestroni schermati dal sole, lavagne multimediali, laboratori futuristici, palestre attrezzatissime, insegnanti sorridenti. Tanto che verrebbe voglia di mettere in palio un premio per chi, come gli antichi correttori di bozze delle case editrici, riesce a trovare il difetto sfuggito a tanta perfezione. Taciamo sul fatto che anche le attività educative e didattiche più amate dagli staff dirigenziali sono quelle che hanno un ritorno sul piano pubblicitario. E’ il mercato, bellezza! Né abbiamo ancora dimenticato che Benito Mussolini girava per il paese a “benedire” sempre gli stessi carri armati, sempre le stesse vacche che qualche gerarca premuroso aveva cura di far trovare pronte all’arrivo del duce, in grande uniforme, ignaro e desideroso di poter magnificare i progressi che l’Italia fascista compiva grazie al nuovo regime. Se ne sono ricavati efficaci proverbi che, a seconda delle regioni italiane, evocano talvolta i carri armati, talaltra le vacche, a significare che due più due non sempre è vero che fa quattro. E veniamo al ministro Profumo: cosa c’entra con le vacche e con i carri armati? Si vuol forse dire che LIM, banchi e carta igienica lo precedono di scuola in scuola sui vagoni ferroviari? No. In tempi di crisi economica anche i treni sono diventati un lusso e nell’Italia lacerata delle autonomie postleghiste sarebbe veramente un’impresa troppo ardua superare gli orgogli regionali in materia di sussidi, attrezzature, .... rotoloni. Ci pensano, nella loro autonomia costituzionalmente garantita, i singoli istituti. Le LIM vengono fatte viaggiare, come i banchi più nuovi e comodi, da un’aula all’altra, da un piano all’altro. Si dà fondo agli ultimi …fondi per la tinteggiatura delle aule. Ci si inginocchia davanti ai collaboratori perché, per l’occasione, bagni ed aule vengano pulite. E, per una volta, con scope e stracci diversi! Qualcuno, più intraprendente, si attacca al telefono e chiama il sindaco, il presidente della Provincia e, riuscendovi, anche quello della giunta regionale. Arriva il ministro perdinci, e nessuno, infatti, osa farsi indietro. E si tira fuori anche la carta igienica: quella conservata con cura, per le grandi occasioni. Non manca mai, naturalmente, il docente solerte che si offre di organizzare gli alunni per il grande evento. Qualche professore brontola per il tempo sottratto alle lezioni. Qualche altro teme che si tratti di un’ispezione e mette a posto i registri: non ha capito nulla poverino! Anche i genitori, in genere assenti o in contraddittorio con la scuola perché pretende troppo dai loro rampolli incompresi, si sentono coinvolti: potrebbero venire le telecamere, meglio che i ragazzi siano ben vestiti, lavati e pettinati di tutto punto. E il grande giorno arriva. E arriva il ministro. E arriva la scorta. E arriva la polizia con le sirene spiegate. E, non c’era da dubitarne, tutto è perfetto: la scuola italiana è "molto migliore di quanto non si dica". E’ vero, caro ministro. Ma la verità e le ragioni della verità, in questo come in altri casi, non coincidono.
Se vuole farsi
un’idea realistica delle scuole italiane, signor ministro, faccia in
modo di arrivare senza preavviso, possibilmente in incognito come il
re della famosa favola, e, al di là di numeri, statistiche e delle
parate, scopra qual è il mondo che è chiamato a dirigere: la sua
ricchezza, la sua povertà, i suoi odori, i suoi rumori, la sua
variegata umanità.
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