Profumo di concorsi

da TuttoscuolaNews, n. 535 7.5.2012

Non una, ma due tornate di concorsi sono state annunciate dal ministro dell’istruzione Profumo nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera di domenica 6 maggio. La prima, per un numero di posti tra 5.000 e 8.000 (dipende da quanti ne autorizzerà il Ministero dell’Economia), sarà bandita “entro l’anno”, ha assicurato il ministro: potranno accedervi soltanto i docenti già abilitati, e i vincitori entreranno in servizio nel 2013-2014. Farà fronte alle esigenze più pressanti, a partire dalle classi di concorso dove le graduatorie ad esaurimento sono effettivamente esaurite.

La seconda, e più consistente tornata di concorsi, sarà bandita nella primavera del 2013 e ad essi potranno partecipare, oltre ai vecchi abilitati, anche i 20.067 nuovi abilitati che avranno frequentato con successo i corsi di tirocinio formativo attivo (TFA), e sulla cui aggiornata professionalità Profumo mostra di fare particolare affidamento perché “la lezione come si faceva una volta non è più sufficiente”. I vincitori di questa seconda serie di concorsi potranno assumere servizio dal 2015-2016.

Ancora per tre anni dunque continueranno ad andare in cattedra i vecchi abilitati, compresi quelli che acquisirono l’abilitazione tramite i concorsi fino al 1999 e prima del varo delle SSIS. Insegnanti in molti casi certamente esperti (tranne quelli, inseriti nelle graduatorie dei vecchi concorsi, che hanno rinunciato a insegnare ma che hanno diritto ad essere nominati), ma che si sono formati in taluni casi molti anni fa.

E’ paradossale, però, che nello stesso tempo non si metta in campo una procedura concorsuale che consenta di immettere nella scuola un certo numero di giovani laureati per impedire che la “meglio gioventù” se ne vada all’estero.

Sarebbe utile prevedere un piano di formazione in servizio, scadenzato e ricorrente, che aiuti i vecchi-nuovi insegnanti ad esercitare la loro funzione in modo corrispondente alle esigenze degli studenti di oggi.

Se così non sarà, ci saranno poche speranze che la scuola torni ad essere un luogo centrale di idee e proposte.