Domande & Risposte Perché calano gli iscritti all'università? Proviamo a regalare un Facebook responsabile ai nostri figli? Flavia Amabile La Stampa, 22.5.2012
ROMA
In 8 anni, dal
2004 al 2011, anche a causa della crisi, le immatricolazioni sono
diminuite del 15% ed è aumentato il numero degli studenti «poco
motivati» (dal 10 al 14%) sostiene AlmaLaurea, nel «XIV Profilo dei
laureati italiani» realizzato sulla base di 215.525 studenti usciti
da 61 atenei lo scorso anno. A oggi il 29% dei diciannovenni decide
di iscriversi all'università, sfatando la leggenda dei giovani che
affollano le aule senza voglia di studiare pur di non lavorare. Tra
i laureati nel 2011 la metà ha studiato vicino a casa.
Il calo risulta
dall'effetto combinato del calo demografico (nel periodo 1984-2009
la popolazione diciannovenne si è contratta di 370 mila unità),
della diminuzione degli immatricolati in età più adulta e del
deterioramento della condizione occupazionale dei laureati.
Al contrario, i
ragazzi che raggiungono la laurea di primo livello provengono da
classi sociali meno favorite: il 24% ha un genitore laureato e il
26% è di estrazione operaia. Hanno studiato nella loro città e si
sono laureati a 24 anni. L'8,4%, mentre studiava anche lavorava, e
il 69% (71% nel caso della specialistica) ha frequentato
regolarmente più del 75% degli insegnamenti. Il 60% (54,4%
specialistici) ha fatto stage o tirocini prima della laurea, il
10,2% contro l'8,4% del 2004 ha avuto esperienze di studio
all'estero. La maggior parte (77%) intende proseguire la formazione,
di questi il 61% vuole iscriversi alla specialistica.
I laureati
specialistici, biennali e a ciclo unico, hanno un retroterra sociale
ed economico diverso. Quasi tre su dieci di quelli che decidono di
prendere la laurea biennale hanno un genitore laureato, mentre quasi
la metà (il 44%) di quelli che scelgono il ciclo unico ha almeno un
genitore laureato. Sono più disponibili a andare lontano da casa, e
ne hanno anche le possibilità economiche, e hanno più esperienze di
studi all'estero (le vive il 17,5 %).
Chi raggiunge il
traguardo della specialistica si laurea in media a 25,2 anni con 108
su 110, gli specialistici a ciclo unico a 26,1 anni con 104. Nelle
triennali e nelle specialistiche i risultati migliori li ottengono i
laureati in campo letterario con votazioni medie di 105,5 e 110,7. I
voti medi dei laureati nella stessa classe di laurea triennale ma in
due atenei diversi variano anche di 17 punti.
La crisi
economica non solo ha fatto calare il numero degli iscritti ma ne ha
anche ridotto le possibilità di spostarsi. Quasi la metà, il 49%, ha
frequentato un'università nella stessa provincia in cui si è
diplomato, il 26% in una limitrofa. Il 12% si è spostato dal Sud al
CentroNord e solo il 2% è andato all'estero. I laureati stranieri in
Italia sono il 3,3%.
Le migliori
performance sia nella laurea di primo livello che nella
specialistica si registrano nelle professioni sanitarie: il 65% si
laurea in corso nella triennale, il 78% nella specialistica.
Rispetto al 2001 i laureati in corso sono aumentati dal 10 al 39%.
Nella laurea di primo livello il 63% ha ottenuto il titolo entro il
primo anno fuori corso (38% in corso), nel caso della specialistica
l'81% (47% in corso).
Le donne arrivano
alla laurea più giovani: hanno una media di 26,4 anni contro i 27,1
degli uomini, considerando anche le immatricolazioni dopo i 19 anni
e sono più regolari nello studio: nel 2011 si è laureato in corso il
40,6% delle donne contro il 36,4% degli uomini. Ma nel mercato del
lavoro, sottolinea AlmaLaurea, la presenza delle donne stenta a
essere riconosciuta adeguatamente. Le donne ormai sono prevalenti
anche nei percorsi universitari per lungo tempo considerati
roccaforti maschili: rappresentano il 64% del complesso dei laureati
specialistici a ciclo unico. Assai diffuse risultano le esperienze di tirocinio e stage riconosciute dal corso di studi, a sottolineare il forte impegno delle università e la crescente collaborazione con il mondo del lavoro (oltre l'80% dei tirocini sono stati svolti al di fuori dell'università). Sono esperienze che entrano nel bagaglio formativo del 60% di laureati. In realtà molto spesso gli studenti svolgono un lavoro in modo continuativo e a tempo pieno contemporaneamente agli studi. Questo inevitabilmente si traduce in un ritardo nella laurea. |