La scuola taglia i presidi:
2.221 in meno in un anno

di Claudio Tucci  Il Sole 24 Ore, 27.7.2012

L'Italia sembra non essere più un Paese per presidi. Il prossimo anno scolastico infatti l'organico dei dirigenti scolastici registrerà il suo minimo storico, toccando quota 7.990. Con un taglio di circa il 22%, vale a dire ben 2.221 scrivanie dirigenziali in meno, rispetto ai 10.221 posti dell'organico 2011-2012.

Colpa del piano di riorganizzazione della rete scolastica varata con la manovra di luglio 2011 dagli ex ministri Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti che ha portato, a consuntivo, a ridimensionare 1.080 scuole. Ma soprattutto a "sotto-dimensionare", vale a dire a togliere il dirigente scolastico di ruolo negli istituti con meno di 600 alunni (che scendono a 400 alunni per i plessi siti in piccole isole e comuni montani), ulteriori 1.141 scuole.

Che dal prossimo 1° settembre saranno quindi affidate a un preside "reggente", che in alcuni casi non sarà neanche retribuito nonostante si veda raddoppiare il lavoro (per effetto del contratto sulla mobilità dei dirigenti scolastici siglato lo scorso 5 giugno), e creando, pure, «una lesione al principio di uguaglianza nei confronti dei cittadini, visto che ci saranno presidi a tempo pieno, e altri, con le reggenze, a tempo parziale», ha sottolineato il numero uno dell'Anp, l'Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado. Senza considerare, poi, il disagio dei presidi "sotto-dimensionati" costretti, in alcuni casi, a emigrare verso scuole distanti anche 150 chilometri rispetto alla sede di provenienza (cioè è possibile perché l'incarico da preside è su base regionale).

Ma il drastico taglio alle scrivanie di dirigenti scolastici avrà ripercussioni negative anche sul concorso a 2.386 nuovi posti da preside, con quasi la metà dei vincitori che non riuscirà a essere assunto il prossimo 1° settembre. Nel 2011-2012 infatti i presidi in servizio erano 8.220 (su 10.221 istituzioni scolastiche sede di presidenza). Ma per effetto della riorganizzazione della rete scolastica (che nel 2012-2013 ha ridotto le scuole a 9.131) e i 1.431 pensionamenti di quest'anno i dirigenti scolastici in servizio al 1° settembre 2012 saranno quindi 6.789 (a fronte di 7.990 posti di organico disponibile).

Ecco quindi che i posti vacanti per le assunzioni dei neo-presidi si riducono a 1.201 unità. Mentre per tutti gli altri se ne riparlerà nel 2013 e 2014. Del resto il concorso indetto lo scorso anno (e gestito su base regionale) sta andando avanti, a fatica, e a macchia di leopardo, con tre Regioni (Abruzzo, Campania e Sicilia) che sono rimaste indietro (sono ancora nella fase della correzione degli scritti). Basilicata, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Umbria e Veneto hanno invece chiuso la procedura, individuando i vincitori. Lo ha fatto anche la Lombardia, ma il Tar ha annullato la prova e ora si aspetta il verdetto del Consiglio di Stato. Emilia Romagna, Liguria, Puglia e Toscana stanno per pubblicare la graduatoria finale.

Ma nel mirino c'è, soprattutto, la gestione regionale del concorso «che è stata un errore», ha detto Gianni Carlini, responsabile nazionale presidi della Flc-Cgil. Mentre per Massimo Di Menna, leader della Uil Scuola, bisogna ragionare per «reti di scuole». In assenza «ogni razionalizzazione del l'organico si risolve solo in tagli lineari che creano disagi».