Spending review, approvato il decreto legge Province saranno la metà, salvi i mini-ospedali Risparmi per circa 26 miliardi in 3 anni

 Quotidiano.net, 5.7.2012

Roma, 6 luglio 2012 - Via libera del consiglio dei ministri al decreto legge sulla spending review. Il provvedimento è stato approvato al termine di una riunione durata quasi sette ore.

Mario Monti, presidente del Consiglio, si è poi presentato ai giornalisti assieme ai titolari dei dicasteri per spiegare in conferenza stampa i contenuti del decreto: “Non sono tagli lineari, abbiamo esplorato la spesa della Pubblica Amministrazione". “Abbiamo varato - ha spiegato - un paio di settimane fa il primo decreto legge di questa serie spending review e quella di oggi è una seconda e principale rata di intervento di spending review".

Monti ha inoltre spiegato che il risparmio della spending review “sarà di 4,5 miliardi per 2012, di 10,5 miliardi per 2013 e 11 miliardi per 2011". Il decreto legge sulla spending review consentirà inoltre di non aumentare l’Iva nell’ultimo trimestre 2012 e nel primo semestre 2013. “Prevediamo nelle prossime settimane un terzo provvedimento sulle agevolazioni fiscali, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici sulla base delle analisi effettuate da Amato e Giavazzi".

STANZIAMENTI TERREMOTO - Nel decreto sulla spending review sono previsti stanziamenti per le zone colpite dal terremoto. Ricordando che sono già stati stanziati 500 milioni con un precedente decreto legge, il premier ha precisato che con la spending review saranno stanziati 1 miliardo per il 2013 e un miliardo per il 2014.

RIDUZIONE PIANTE ORGANICHE - In seguito, il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli ha precisato che "è stato esteso l’approccio già introdotto due settimane fa per la Presidenza del Consiglio e per il ministero delle Finanze di riduzione delle piante organiche: nel complesso del 20% per la dirigenza e del 10% per altri livelli, con la possibiltà di compensazioni tra diversi livelli di amministrazioni".

SNELLIMENTO P.A. - Un capitolo importante del decreto riguarda la gestione del personale in soprannumero nella Pubblica Amministrazione. Per costoro si procede, in primo luogo, alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che, in base alla disciplina vigente prima dell’entrata in vigore dell’ultima riforma introdotta dal decreto legge n. 201 del 2011, avrebbero ottenuto la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014. Il trattamento di fine rapporto sara’ corrisposto al momento della maturazione del diritto alla corresponsione. In subordine, si applicheranno le regole ordinarie previste per la mobilità.

TUTELA PER GLI ESODATI - Grazie al risparmio ottenuto dalla spending review sarà possibile estendere la clausola di salvaguardia in materia pensionistica prevista dal decreto legge ‘Salva Italia’ ad altri 55.000 soggetti, anche se maturano i requisiti per l’accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011". Complessivamente, l’importo a favore dei lavoratori ‘salvaguardati’ è di 1,2 miliardi ( a partire dal 2014)".

SALVI I MINI-OSPEDALI - Definitivamente salvi i ‘mini-ospedali’. La misura, che comportava risparmi per circa 200 milioni di euro, non è entrata nella versione definitiva del dl ed è stata compensata con l’abbassamento del tetto di spesa per i dispositivi medici al 4,8%.

AUTO BLU - Nel decreto sulla spending review è ridotta la spesa sulle auto blu. In particolare la spesa sarà ridotta del 50% rispetto allo scorso anno.

FORZE ARMATE - “Le Forze armate ridurranno il totale generale degli organici in misura non inferiore al 10%".

UNIVERSITA', NIENTE TAGLI - Nell'ultima (e corretta) stesura del decreto legge sono stati esclusi i tagli all'Università.

SCUOLA - Saltano i fondi (200 milioni) previsti per le scuole paritarie inizialmente, dal dl sulla spending review. E’ quanto si legge nella versione corretta del comunicato del Consiglio dei ministri. Restano invece i 10 milioni previsti per le università non statali.

PROVINCE VERSO IL DIMEZZAMENTO - La spending review interviene anche sulle Province, prevedendone la riduzione e l’accorpamento, con l’obiettivo di dimezzare il numero attuale. La riduzione avverrà - si legge in una nota di Palazzo Chigi - sulla base di due criteri: il primo è la dimensione territoriale, il secondo è la popolazione. La definizione esatta dei parametri per la dimensione territoriale e la popolazione sarà completata entro 10 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, con apposito provvedimento del Consiglio dei Ministri. Entro la fine dell’anno sarà completato il piano di accorpamenti. I Comuni capoluogo di Regione sono esclusi dagli interventi di accorpamento e riduzione. Le province che “restano in vita" avranno le seguenti competenze: ambiente (soprattutto per il settore discariche); trasporti e viabilita’ (anche per quanto attiene la costruzione, la classificazione e la gestione delle strade). In attuazione del decreto “Salva Italia", vengono devolute ai Comuni tutte le altre competenze che finora lo Stato aveva attribuito alle province. Entro il primo gennaio 2014 vengono istituite le Città metropolitane, dieci in tutto: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria. Contestualmente, verranno soppresse le relative province.

OLTRE LA SPENDING REVIEW: UFFICI GIUDIZIARI - Previsto anche un taglio di quasi 300 uffici giudiziari. Per l’esattezza sono 295 gli uffici destinati alla soppressione o all’accorpamento: 37 tribunali,38 procure e 220 sezioni distaccate. Il taglio dei tribunali non è parte integrante del dl sulla spending review, ma è contenuto nel decreto legislativo delegato messo a punto dal ministro Severino in attuazione delle delega conferita dalla legge di stabilità del 2011, varata dal governo Berlusconi.

Se alla fine passerà il testo presentato dal ministro della Giustizia, a pagare lo scotto più pesante sarebbe il Piemonte , che dovrebbe rinunciare ai tribunali di Alba, Casale Monferrato, Pinerolo, Saluzzo, Tortona, Acqui Terme e, forse, anche Mondovì. Meno cinque tribunali per la Sicilia (Nicosia, Caltagirone, Modica, Mistretta e Sciacca); quattro soppressi in Abruzzo, che dovrebbe rinunciare a quelli di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto, e altrettanti in Calabria: Castrovillari, Lamezia Terme, Rossano Calabro e Paola. Tre in meno in Campania (Ariano Irpino, Sant’Angelo dei Lombardi e Sala Consilina) e in Lombardia (Crema, Vigevano e Voghera) e in Calabria; due in Liguria (Chiavari e Sanremo), altrettanti nelle Marche (Camerino e Urbino) e uno ciascuno in Toscana (Montepulciano), Friuli (Tolmezzo), Veneto (Bassano del Grappa), Umbria (Orvieto), Lazio (Cassino), Puglia (Lucera) e Basilicata (Melfi). L’obiettivo di questa operazione è l’efficienza. E il risparmio previsto, dal 2012 al 2014, è di 50 milioni di euro.