PROTESTA

Scuola, sit in precari davanti a Montecitorio

 Lettera 43, 16.7.2012

Docenti precari della scuola hanno protestato, il 16 luglio, davanti a Montecitorio.

Schierate al loro fianco anche diverse forze politiche.

«Prima di preoccuparsi dell'eccellenza sarebbe bene assicurarsi» ha affermato Umberto Guidoni, responsabile scuola e università di Sel «che le scuole siano in condizioni di funzionare adeguatamente».

«Con gli ulteriori tagli di oltre 500 milioni di euro alla scuola (previsti dalla spending review) e il licenziamento di 15 mila precari e Ata si assesta un altro duro attacco alla scuola statale e al diritto a una scuola pubblica di qualità», ha spiegato Guidoni.

«SI TAGLIANO I DIRITTI ACQUISITI DAI PRECARI». «Colpisce» ha proseguito l'esponente di Sel «che, mentre si tagliano con l'accetta i finanziamenti, si punti a tagliare anche i diritti acquisiti degli insegnanti precari che da anni sono in attesa della stabilizzazione».
«Invece di dinamizzare il mondo della scuola con concorsi falsamente meritocratici» ha concluso Guidoni «sarebbe bene reperire risorse da investire in un piano pluriennale di immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti e per una nuova politica di reclutamento che dia risposte certe al mondo del precariato della scuola».

«DEMOLIZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA». «Il governo» ha osservato Vito Meloni, responsabile nazionale scuola Prc-Se «continua nella sua opera di demolizione della scuola pubblica. Gli ultimi provvedimenti contenuti nella cosiddetta spending review non sono altro che l'ennesima tornata di tagli con i quali si infliggono altri colpi di maglio ai diritti e alla dignità dei lavoratori e alla qualità della scuola».
Il Prc «condivide pienamente» la piattaforma con la quale il Coordinamento precari scuola ha indetto il sit-in del 16 luglio in piazza Montecitorio: «Una iniziativa generosa e, allo stesso tempo, puntuale e tempestiva che richiama le forze politiche della sinistra e le forze sindacali alla responsabilità di costruire l'opposizione politica e sociale al governo delle banche».