Intervista del presidente dell'ANP a Tuttoscuola Rembado (ANP): le scuole scelgano i dirigenti
Mai più concorsi
così. Le istituzioni scolastiche autonome da Tuttoscuola, 22.7.2012 “Noi ci auguriamo che i concorsi possano concludersi dappertutto con la nomina dei nuovi dirigenti e chiediamo che l’Amministrazione per prima trovi il modo di risolvere i problemi che essa stessa ha creato non mostrandosi, in più di un caso, all’altezza delle esigenze organizzative e gestionali che un’operazione di questa dimensione e di questa rilevanza poneva. Prima di tutto occorre guardare all’interesse della scuola, degli studenti e delle famiglie, che è quello di avere scuole ben guidate da dirigenti preparati, come sono sicuramente quelli che hanno superato le prove di questo concorso. Ed è certo che nella vicenda dell’annullamento del concorso da parte del TAR della Lombardia vi sono stati innocenti ingiustamente colpiti, tutti chiaramente individuabili: i potenziali vincitori e futuri neodirigenti, gli studenti e le famiglie delle scuole che potrebbero restare prive della loro guida. Ma pensiamo anche che concorsi di questo tipo, giganteschi, ingestibili ed esposti ad ogni tipo di contenzioso non si possano e non si debbano più fare. Mai più.” Giorgio Rembado, presidente dell’ANP, appare molto determinato e alle domande di Tuttoscuola su come l’Associazione intende muoversi nella difficile situazione creatasi in Lombardia, e che potrebbe estendersi ad altre Regioni dove sono in corso ulteriori azioni giudiziarie, risponde distinguendo due piani. Per l’immediato l’ANP “fornirà assistenza legale a tutti i candidati che hanno superato le prove e che non possono essere penalizzati da vicende di mala burocrazia delle quali essi non sono minimamente responsabili”. Per il futuro bisognerà invece cambiare registro. “Credo che risulti chiaro a tutti coloro che vogliano guardare alla realtà senza pregiudizi che le attuali modalità di procedure concorsuali, di stampo ottocentesco, sono morte sotto il peso del contenzioso e del formalismo giuridico, e che bisognerà affrontare la questione in modo del tutto innovativo. Non si vede perché le istituzioni scolastiche autonome non debbano essere coinvolte più direttamente nella scelta di chi sarà chiamato a dirigerle. I concorsi potrebbero essere banditi e gestiti dalle scuole o da reti di scuole che sarebbero perfettamente in grado di valutare i curricula degli aspiranti dirigenti. La commissione di valutazione dei titoli potrebbe essere costituita, per esempio, dal dirigente uscente, da un rappresentate dei genitori (il presidente del consiglio di istituto), da un funzionario dell’Ente territoriale competente (Regione/Comune) e da uno o due dirigenti in servizio, scelti dai loro colleghi di quel determinato territorio”. E come si può fare se si presentano troppi candidati? “Si può fare come in altri Paesi, per esempio in Inghilterra. Dopo l’esame dei curricula si compila una short list di cinque-sei candidati tra i quali, al termine di colloqui con i membri della commissione, viene scelto quello ritenuto più corrispondente alle esigenze della scuola”. Non c’è il rischio di degenerazioni clientelari? “Tutto avverrebbe alla luce del sole e i contratti sarebbero a termine, per esempio con durata triennale, senza proroga automatica. Chi volesse essere confermato se lo dovrebbe meritare. Comunque in pochi anni si creerebbe un mercato professionale aperto e concorrenziale, e si potrebbe essere certi che le scuole cercherebbero di assicurarsi i dirigenti migliori”. Ci sembrano proposte molto innovative, destinate a far discutere. “Meglio avviare da subito un approfondito confronto di idee su come cambiare che assistere al naufragio di una formula concorsuale chiaramente arrivata al capolinea. Quello che sicuramente non ci possiamo permettere è ripetere serialmente gli errori e non prendere atto che formule del passato sono state definitivamente seppellite sotto il peso della litigiosità italica e del formalismo giuridico procedurale. Tutto potremo sperimentare, meno che lasciare la scelta dei futuri dirigenti ai giudici chiamati a decidere sulla base della trasparenza o meno di una busta”. |