La “specificità” perduta

di Pippo Frisone ScuolaOggi 30.7.2012

Ci mancava anche la “spending revew” a rendere più problematico l’avvio del nuovo anno scolastico.

Respinti tutti gli emendamenti in commissione e posta la fiducia al Senato , il governo come uno schiacciasassi sta procedendo all’ennesimo appiattimento in pejus di tutti i settori della conoscenza, scuola in testa, a tutto il resto del pubblico impiego. Tagli lineari in stile Tremonti su tutto il pubblico impiego senza guardare in faccia nessuno.

Inidonei, esuberi, ferie dei precari, dimensionamenti e sottodimensionamenti delle scuole, per non parlare degli esodati della scuola le prime vittime di una parificazione cieca e assoluta senza se e senza ma.

Che ci fossero pregiudizi duri a morire nei confronti del lavoro pubblico e della scuola in particolare, s’era capito sin dall’inizio di questa legislatura nel 2008.

La legge n.133/08 col famigerato art.64 ha comportato tagli lineari nella scuola per 135mila unità, i cui effetti si fanno sentire ancor oggi come limite invalicabile a qualsiasi innovazione nella scuola, quale l’organico funzionale dell’autonomia e a qualunque incremento di posti.

Le sanzioni disciplinari col decreto Brunetta n.150/09 han completato l’opera, togliendo ai docenti ogni organismo collegiale di garanzia e mettendo a serio rischio la libertà d’insegnamento e l’autonomia professionale degli insegnanti.

Quanto al riconoscimento del merito non si è andati oltre, per fortuna, ad una minisperimentazione molto limitata. La mancanza di risorse ha fatto il resto, rinviando il tutto sine die.

L’altra specificità contrattuale della scuola , quella sui gradoni e gli scatti d’anzianità, prima bloccati da Tremonti assieme ai contratti, poi ripristinati per il 2010, sono stati nuovamente bloccati per mancanza di risorse.

La riforma Fornero sul mercato del lavoro non ha sciolto il nodo dell’applicabilità dell’art.18,così come riscritto sui licenziamenti facili anche nel pubblico impiego, sulla mobilità coatta e quindi sul destino di quasi 10mila esuberi della scuola.

I docenti inidonei in via permanente, oltre 3mila,vengono dirottati a coprire i posti vacanti nelle segreterie delle scuole anche contro la loro volontà. La speranza di mandarli in altra amministrazione è legata alla volontà del governo di far proprio un emendamento passato in commissione.

Ma quel che più stupisce è il riutilizzo in supplenze dei cosiddetti temporanei, vale a dire di quei docenti dichiarati inidonei alla funzione docente in via provvisoria e rivedibili, di solito da 1 a 3 anni.

In questo caso, funzionalità, qualità, sicurezza, diventano optional di cui si può fare a meno.

Inoltre, nessun ripescaggio del personale della scuola che avrebbe maturato i requisiti di età e di anzianità ai fini pensionistici tra il 1 settembre e il 31 dicembre del 2012.

Un altro duro colpo a quel che resta della “specificità” docente.

Specificità e non privilegi come ebbe a riconoscere più volte il Parlamento italiano quando per la prima volta riconobbe coi decreti delegati nel 1974 , a seguito di storiche battaglie politiche e sindacali, uno “stato giuridico” al personale della scuola, distinto e separato dal resto del pubblico impiego( Dpr.n.3/57).

Riconoscimenti che proseguirono, coi processi di privatizzazione e contrattualizzazione del rapporto di lavoro prima col D.L.29/93, poi con l’autonomia del 1999 e col D.L.165 del 2001.

Ferie, permessi, festività, congedi, anno sabbatico, assunzioni e cessazioni , ogni istituto giuridico e contrattuale prendeva forma e sostanza per anno scolastico e non più per anno solare come avveniva nel resto del pubblico impiego, fatta eccezione per i comparti AFAM e Università.

Rimanevano tuttavia identici nelle procedure e nella tempistica, vale a dire per anno solare, tutti gli aspetti amministrativi contabili e i relativi i controlli, legati alla formazione e all’approvazione dei bilanci delle istituzioni scolastiche.

Ora col cedolino unico e la tesoreria unica gestiti centralisticamente dal MEF anche nel pagamento delle supplenze brevi, si registra un arretramento e una mortificazione ulteriore di quel che rimane dell’autonomia scolastica.

Un’autonomia senza risorse, si sa , è solo una finta autonomia.

Le uniche buone notizie di questi giorni riguardano le preannunciate assunzioni in ruolo chieste per il 2012/13 dal Miur al Mef: 21.112 posti docenti e 5.336 posti Ata.

Questa è l’ultima “specificità” di un certo peso, ancora riconosciuta alla scuola , stante il blocco delle assunzioni sul resto del pubblico impiego.

E’ più o meno la copertura del turn over, tenuto anche conto dei quasi 10mila esuberi. Ma tant’è.

Basteranno le 26mila assunzioni a invertire la rotta e a restituire al mondo della scuola la”specificità” perduta ?

Una domanda questa che potrà avere una risposta solo con le prossime elezioni politiche, se e quando ci saranno e, buon per ultimo ma non in ultimo, chi li vincerà.