La scuola perde la moneta contante

Alla Tesoreria unica la liquidità giacente sui conti degli istituti: 900 mln

di Alessandra Ricciardi ItaliaOggi, 10.7.2012

Dopo gli enti di ricerca, anche le scuole. In perfetta continuità con il primo decreto di revisione della spesa pubblica, curato dal ministro dei rapporti con il parlamento, Piero Giarda, il decreto legge di spending review messo a punto dal commissario straordinario Enrico Bondi istituisce anche per le scuole l'obbligo della Tesoreria unica.

E dunque quando a settembre riapriranno i battenti del nuovo anno, i cassieri si ritroveranno a dover passare i soldi che gestivano in autonomia con il fondo di istituto alla Tesoreria: si tratta di circa 900 milioni di euro. A prevederlo l'articolo 7, comma 33 del decreto legge n. 95, da ieri all'esame del senato per il primo sì alla conversione. Niente più conti correnti autonomi, le scuole dovranno disporre i pagamenti, per spese di funzionamento e supplenti, attraverso il meccanismo del mandato elettronico. Una misura che, a leggere la relazione tecnica allegata al decreto legge, certamente serve ad evitare inefficienze nella gestione dei pagamenti ma anche a ridurre il debito pubblico: ipotizzando una giacenza minima di 900 milioni di euro e un tasso per il ricorso al mercato del 3,13% nel 2012, del 4,38% nel 2013 e del 5,01% nel 2014, «si otterrebbe una riduzione della spesa per interessi sul debito pubblico pari a circa 4 milioni nel primo anno, che salgono poi a 31 milioni nel 2013 e a 36 nel successivo». Un impatto sull'avanzo/deficit minimo, ma comunque positivo.

Dall'attribuzione dell'autonomia alle scuole, gli istituti hanno acquistato i servizi di incasso e pagamento sul mercato, curando le procedure per conto proprio e con tassi di interesse molto diversi: in media dello 0,15%. E poi si sono riscontrate le inefficienze nei pagamenti (fatture non pagate e soldi lasciati in giacenza), tanto da far ritenere preferibile l'accentramento della liquidità. Nessuna riduzione di risorse, comunque, tiene a precisare la relazione messa a punto tra il ministero dell'istruzione e la Ragioneria generale dello stato. Ciascuno dei 100 ambiti scolastici territoriali, corrispondenti agli ex provveditorati, sarà titolare di un conto corrente infruttifero di contabilità presso la Tesoreria, ogni cc a sua volta sarà suddiviso in tanti sottoconti in corrispondenza dei capitoli di bilancio che lo alimentano. Sui vari sottoconti verranno emessi gli ordini a pagare. Per le supplenze brevi si prevede poi lo stesso meccanismo di pagamento del cedolino unico, per cui la liquidazione dei compesi sarà a carico del Mef/Stp: obiettivo, garantire precisione e rapidità. E poi ci sono i fondi per le contabilità speciali: fondi appoggiati sui conti delle scuole, utilizzati per progetti decisi a livello centrale dal ministero. Negli anni le risorse sono calate da 1,8 miliardi sino ai 423 milioni del 2012. Fondi la cui gestione non è sempre stata chiara e che oggi tornano, a colpi di 100 milioni l'anno fino al 2016, al bilancio dello stato per essere assegnati per le spese di funzionamento delle scuole. I restanti 30 milioni andranno a contribuire ai miglioramenti dei saldi di cassa.

Saranno ridotte infine le spese per il controllo di regolarità amministrativa e contabile delle istituzioni scolastiche, per un risparmio di 8 milioni.